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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Il primo piano portuale e il lavorio per collegarsi al resto d’Italia

di Alberto Scaramuccia

Il porto della Spezia in un'immagine d'epoca

Al Museo Etnografico, assicura il suo Curatore Giacomo Paolicchi, si conserva le penna con cui si firmò il piano del porto, prima pietra posta esattamente 130 anni fa giusto oggi. La data, più che ricordare il ventennale di porta Pia, fu un compromesso per risolvere grane internazionali. In ogni caso, si realizzò il bel sogno coltivato per anni, specie da Giobatta Paita, come ho ricordato un paio di settimane fa, e Suez fu certamente un gran bel viatico ché l’apertura sul Mar Rosso apriva scenari politici e commerciali inimmaginabili in precedenza.
Se sono tutte cose note, oggi voglio però sottolineare che non si trattò semplicemente di aprire un porto, ma di inserirlo all’interno di una strategia che per compiersi ebbe bisogno di un contesto particolarmente attrezzato.
Non si trattava, cioè, di fare uno scalo da diporto e piccolo trasporto, ma di collocare il Golfo in un circuito virtuoso capace di allargarsi all’intero Stivale e, se possibile, anche oltre.
Se qua ci si accalorò perché si facessero l’Aulla-Lucca o la Modena-Ciano d’Este, fu per immettere la Spezia nella rete ferroviaria nazionale con opportuni collegamenti.
Ma sono piccole tratte; che c’entrano con il porto?
La risposta pare proprio superflua. Se si vogliono raggiungere i mercati, occorre portare a destinazione quello che è scaricato qua, e viceversa. Lo sbarco è solo il primo atto, poi occorre andare fino al calar del sipario, cioè fino alla consegna o al ritiro.
Il porto è il destino fin da quando, più di due millenni prima l’aveva vaticinato Quinto Ennio: il porto della Luna, lo scalo nel Golfo.
È una scommessa, in ballo c’è il destino e tutti ne sono consapevoli.
Basti pensare che nel 1880 (alla prima pietra mancano dieci anni) Carrara (porto dell’Avenza) pone la sua candidatura a guidare il movimento che porti ad una nuova Circoscrizione amministrativa (la Provincia) che ricolleghi, ovviamente sotto la sua leadership, le membra di Lunigiana che la storia aveva smembrato.
E invece no, questo non successe e ci fu un’altra cosa.
Cominciò tutto 130 anni fa giusto oggi? Certo che no.
I movimenti della storia, ma pure di diverse altre cose, hanno origini e matrici che distano anche molto nel tempo dalla data in cui cominciano a prendere corpo.
Nel nostro caso, tuttavia, da quando questo lembo di terra che abitiamo iniziò a pensare a che cosa avrebbe fatto da grande, quella data lontana del 20 settembre 1890 è il giorno in cui si comincia per la prima volta ad intravvedere che il fumo si va via via diradando per lasciare il posto ad una realtà che pian pianino va assumendo un corpo ben delineato.

ALBERTO SCARAMUCCIA