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Luci della città

Borgo Baceo, la marcia indietro è inevitabile

di Giorgio Pagano

Vernazza, foto selezionata per la Mostra fotografica presso il Calandra Institute di New York “L’esperienza del viaggio attraverso i luoghi, le persone, i colori e i sapori del Golfo dei Poeti e del suo entroterra” (2009) (foto Giorgio P

Il 21 dicembre scorso “Città della Spezia” così resocontava sulla conferenza stampa di fine anno del Sindaco Peracchini:
“Al termine della relazione tra le domande anche un riferimento ai lavori di piazza Cavour e alla passerella su viale Italia: ‘La Soprintendenza ha espresso parere contrario per entrambi i progetti. Su piazza Cavour faremo solo la manutenzione ordinaria: dovremo provvedere all’impianto dei rifiuti che non c’è, quindi andrà fatto l’impianto idrico, quello delle luci e la pavimentazione. Per la passerella ci è stato detto che non è possibile chiuderla, bisogna lasciare la visibilità all’orizzonte’”.
Il Sindaco concludeva con queste parole: “In Italia comandano solo le Soprintendenze e ci vuole una pazienza infinita”.
E’ vero, in politica occorre una pazienza infinita. Perché non c’è nessuno, per fortuna, che comanda da solo. Il contenuto delle politiche pubbliche deriva, nella maggior parte dei casi, dall’apporto di molti livelli di governo: ciascuno ha le sue attribuzioni specifiche, ma gli ambiti di interferenza sono numerosi e richiedono un percorso faticoso di confronto e di cooperazione. Materia complicata, che spesso provoca nella classe politica il desiderio dell’ente solo al comando (il proprio). Ma in questo modo non si colgono i benefici dell’articolazione dei poteri: la moltiplicazione dei livelli istituzionali, infatti, fa parte di un processo di democratizzazione e quindi aumenta la propensione dei cittadini a partecipare alla vita pubblica, previene gli errori che l’impostazione gerarchica di un “ente onnipotente” può generare, e favorisce la nascita e lo sviluppo di soluzioni innovative. Insomma, con la “governance multilivello” bisogna convivere, e imparare a giovarsene.Non si può, in particolare, fare a meno delle Soprintendenze. Peracchini non è il solo ad attaccarle. Nel suo libro “Stil novo” (2012) Matteo Renzi aveva scritto che “Soprintendente è la parola più brutta del vocabolario”. Di lì a poco, in TV da Vespa, la Boschi e Salvini si dissero d’accordo nell’abolire le odiate Soprintendenze. Ma è una tesi abnorme: come si fa a fare a meno di enti che hanno il compito di vegliare sul territorio e di fermare cementificazione e speculazione edilizia? Io ho amministrato la città per quindici anni: in quel periodo non ci fu, tra Comune e Soprintendenza, un solo conflitto, ma sempre coordinamento e collaborazione (un solo esempio tra i tanti: il restauro del Castello San Giorgio).
Non dimentichiamoci mai della Costituzione, e del suo perentorio articolo 9: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, approvato alla Costituente su proposta del comunista Concetto Marchesi e del giovane democristiano Aldo Moro.
Per fortuna la Soprintendenza ha impedito la realizzazione dei progetti del Comune su piazza Cavour e su viale Italia. Ma si poteva -e si può- ricercare altre soluzioni, con il coordinamento e la collaborazione tra enti. Anche l’ultimo intervento della Soprintendenza -riguardante il progetto privato, approvato dal Comune, di costruzione di tre palazzoni, due di otto e uno di cinque piani, nel Borgo Baceo, tra via Prosperi e via del Canaletto- è stato provvidenziale. Ora, su questa base, potranno essere proposti altri interventi, che non abbiano quell’impatto.
La Soprintendenza ha annunciato, nel parere espresso al Comune nell’ambito della verifica di assoggettabilità alla VAS (Valutazione Ambientale Strategica), che attiverà la procedura di Verifica di interesse culturale. E ha criticato il progetto presentato per la mancanza della necessaria ricognizione del patrimonio culturale, storico, paesaggistico, archeologico e per le sue “molteplici criticità”, che dovranno essere analizzate “al fine di sviluppare una soluzione progettuale adeguata alla necessità di tutela culturale e paesaggistica dei luoghi”.
Dopo questo parere, più che mai serve la VAS. Il Sindaco, in una commissione recente, ha detto che “è inutile parlare per ore di una delibera già fatta”. In realtà la delibera è bloccata, e bisognerà parlarne per giorni e giorni. Come fa il Comune a sostenere che la VAS non serve? Ora è obbligatoria. Sarà la sede in cui tutti gli enti e i soggetti interessati diranno la loro, per ricercare la “soluzione progettuale adeguata”.
Ancora due punti meritano un chiarimento.
Il primo: il Sindaco dice che è il vecchio Piano Urbanistico Comunale (PUC) a prevedere un intervento edificatorio in quest’area. Certo, ma esattamente della metà. Sostengo da molti anni che il PUC, a distanza di vent’anni, non possa che essere revisionato. Ma se il Sindaco è d’accordo perché ha fatto decadere il nuovo PUC predisposto dall’Amministrazione precedente? O non ha comunque avviato il lavoro di redazione di un nuovo PUC? E, in ogni caso, perché per quest’area non ha approvato una variante migliorativa ma una variante che raddoppia l’indice edificatorio?
Il secondo punto: questo raddoppio è consentito dalla legge regionale di rigenerazione urbana del 2018, che offre premi volumetrici ai possessori di edifici degradati. Non a caso dell’intervento si parla ora, dopo questa legge. E non è pensabile che il privato e il Comune si siano mossi senza un’intesa con la Regione. Il problema è dunque che la legge regionale contrasta con l’obiettivo di riduzione del consumo di suolo che pure si propone a parole. E’ la conclusione a cui è giunto il TAR della Lombardia, con la sentenza 371/2021, a proposito dell’analoga legge regionale della Lombardia. Ora le norme lombarde finiranno sotto la lente della Corte Costituzionale: sarà una pronuncia utile anche per noi. Un’ultima informazione: il Comune di Milano si batte per cambiare la legge regionale, mentre quello di Spezia fa di tutto per attuarla.

Post scriptum:
Su Borgo Baceo e la legge regionale di rigenerazione urbana ho scritto, su “Città della Spezia”, l’articolo “Borgo Baceo e il cavallo di Troia della legge regionale. Ma non tutto è perduto.” (20 novembre 2020)
Sul vecchio e sul nuovo PUC rimando all’articolo di questa rubrica “2018, tutte le sfide per Spezia” (21 gennaio 2018)