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Tante storie, una storia, la nostra storia

La salvezza il nostro scudetto, un altro miracolo da compiere

Esultanza

L’emozione dello Spezia che gioca in serie A per la prima volta dopo 114 anni di campionati in categorie inferiori,
non ha eguali. Un evento che è arrivato in un momento particolare della vita nel nostro pianeta, per una pandemia
che ha stravolto il nostro vivere quotidiano, ma anche in un momento non facile della mia vita personale. Eppure,
alla soglia dei miei 57 anni, mi trovo a vivere questa nuova e inedita avventura calcistica, nonostante tutto, con la
gioia, l’intensità e l’emozione di quando ero ragazzino. Il calcio e soprattutto lo Spezia hanno rappresentato sempre
un pezzo importante del mio vivere, la passione mai è venuta meno, anche se si trattava di giocare in campionati di
serie D o dei tanti di C2, stessa trepidazione e partecipazione, qualunque fosse la serie. Tuttavia ora provo nuova
intensità, la serie A è quel qualcosa di inimmaginabile, sono coinvolto in maniera speciale, seguo lo svolgere di
ogni partita come se fosse la finale del campionato del mondo con l’Italia in campo.

Domenica scorsa l’esordio in campionato e il primo gol in serie A per un uomo in maglia bianca, ieri la prima storica vittoria, momenti da ricordare, momenti da raccontare ai posteri, ai piccoli nipoti, come favole della buonanotte. Tante storie, ognuna diversa. Galabinov, il centravanti bulgaro, che si trasforma magicamente in un leader ai playoff di serie B, dopo un anno e mezzo di anonimato, ed ora, in serie A, è decisivo con tre gol in due partite; e non solo, perché mette tanta grinta e determinazione. Terzi, il capitano, al sesto anno nello Spezia, relegato in panchina in gran parte dello scorso campionato, ma determinante nei playoff di serie B che gioca da protagonista, sino a diventare una sorta di “the wall”, come il Cannavaro in maglia azzurra dei mondiali vittoriosi del 2006. A Udine determinante, dà tranquillità ai compagni di difesa, sia a tutta la squadra, sacrificando poi se stesso nella necessità di fare dei falli, che gli costano la doppia ammonizione, e quindi l’espulsione. Maggiore, il talento spezzino, fatto crescere in casa, capace di arrivare alla nazionale under 21, dimostra contro l’Udinese di poter giocare di diritto in serie A, da protagonista, perché in grado di effettuare giocate sopraffine, lampi di classe, ma anche tanta concretezza nella battaglia a centrocampo; profeta in patria. Rafael, trentottenne portiere brasiliano, con tanta serie A da titolare alle spalle, ma ultime stagioni da dodicesimo a Cagliari. Aveva pensato di smettere, poi la chiamata dello Spezia, l’infortunio di Zoet, portiere titolare, entra a freddo, senza avere il tempo di scaldarsi, ma subito mura in uscita Lasagna, presentatosi solitario davanti a lui; poi fa un altro paio di interventi difficili, e non contento, fa l’assist a Galabinov per il secondo gol, con un lancio di circa trenta metri che finisce sui piedi dell’attaccante. Alla fine, davanti alle telecamere, si commuove, e noi con lui, diventando subito uno dei nostri eroi: San Rafael. Chabot, il giovane gigante tedesco, centrale difensivo, appena arrivato dalla Sampdoria, si piazza in mezzo all’area affianco a Terzi, tutto quello che arriva dall’alto è preda dei suoi colpi di testa, spazza l’area da ogni cross e da ogni pericolo. Matteo Ricci, il regista alla seconda presenza in serie A, segna al secondo minuto un gol bellissimo con un tiro dal limite, che viene annullato per un banale quanto ininfluente fuorigioco. Un peccato, ma il nostro geometra è il fulcro del gioco voluto da Italiano, con lui in campo lo Spezia gira al massimo, come una fuoriserie ben rodata. L’approdo in serie A è un naturale punto di arrivo per questo centrocampista che ha visione di gioco e passaggi illuminati.
Italiano, l’allenatore emergente del calcio nostrano, sino a tre anni fa in serie D, che tenacemente impone sempre il
suo credo calcistico, il suo modo di giocare non cambia a seconda della categoria, rimanendo fedele alle sue idee.
Quando i giocatori applicano ed eseguono i suoi dettami ogni risultato diventa raggiungibile. Predestinato,
Angelozzi ha visto lungo credendo ciecamente in lui. Tante storie, molte ancora da scrivere, ma tutte con un filo
conduttore, quello di una squadra che crede in quello che fa, e che sa di poter scrivere pagine di storia.

La salvezza sarà il nostro scudetto, e allora ci sarà da festeggiare, come se fosse una nuova promozione. Io spero, e
mi auguro, che anche per la salvezza la città saprà ripetere i festeggiamenti della promozione in A, perché bisogna
comprendere che sarebbe un altro miracolo. Avanti Aquile.

Paolo Carafa