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L'appello al ministro concittadino

Il ristoratore scrive a Orlando: "Non riusciamo più a sperare"

Sandro Baudoni de 'Il Ristoro nell'Aia', nota attività di ristorazione santostefanese, scrive una lettera aperta al ministro Orlando.

Sandro Baudoni

Egregio Ministro del Lavoro e concittadino Andrea Orlando,

la nostra professione di ristorazione è molto impegnativa, difficile, complicata. Tra organizzazione, approvvigionamenti e presenza sul luogo di lavoro, l’impegno di moltissime ore della giornata è infinito.
Non esiste il sabato, la domenica né tutte le altre ricorrenze che le famiglie possono normalmente trascorrere in libertà, perché per noi significano lavoro.

È difficile e molto impegnativo perché devi sempre dare il meglio di te stesso, devi cercare di accontentare sempre il cliente per far sì che ritorni .
È complicata perché devi essere sempre attento al mercato oltre ad avere la capacità di coordinare le esigenze del personale con quelle dell’azienda e del cliente. La nostra attività assorbe molte energie e tempo anche per seguire banche, aziende di servizio, commercialista, personale. Con le nostre attività abbiamo messo in gioco i nostri risparmi, gli affetti familiari, le amicizie.
Ma non ci pesa perché per noi questo è il più bel mestiere del mondo.

Quanta fiducia ti devi guadagnare.
La gente da te ci viene per mangiare, per stare in un ambiente sereno, spesso anche per trovare un sorriso, una parola di conforto.
E come se venisse a casa tua a trovarti per assaggiare la tua cucina.
I loro sorrisi ti ripagano di tutti i sacrifici che fai, ti danno la giusta motivazione, la forza e la voglia di continuare.

Oggi Signor Ministro non riusciamo più a respirare, a sorridere, a sperare.
Non riusciamo più a sentirci utili neanche a noi stessi.
Ci dobbiamo preoccupare dei costi senza avere le necessarie entrate a sostenerli. Dobbiamo pensare a spegnere i frigoriferi e a più cose possibili quando diventiamo arancioni, di riaccenderli 3 giorni prima perché diventiamo gialli, di comprare il minimo indispensabile perché fino a 24 ore prima non siamo sicuri di poter lavorare. È faticoso anche prendere le prenotazioni con la solita gentilezza di sempre perché c’è quel peso sullo stomaco che ti fa mancare il respiro… e ti domandi: ci faranno lavorare?
Devi sanificare minuziosamente il locale ogni volta che la regione torna ed essere gialla, comprare le merci e organizzare il personale.

Comprendo tutto Caro Ministro, ma se oggi sono a scriverLe queste due righe è per chiederLe un aiuto a non farci morire.
Non intendo fisicamente, ma mi riferisco al mestiere, alla nostra amata professione.

Almeno ci provi Lei a portare una voce a chi di dovere e spiegandogli bene che noi siamo le piccole imprese che cucinano i grandi piatti della tradizione italiana, motivo di vanto in tutto il mondo. Non siamo multinazionali con partita iva nei paradisi fiscali, paghiamo con fatica le tasse fini all’ultimo centesimo.
Gli spieghi bene che se la vaccinazione ha bisogno di tempo, per la ristorazione purtroppo il tempo è già scaduto.

Abbiamo investito nelle misure di prevenzione prescritte, nella sanificazione, nel distanziamento e nei dispositivi di protezione. Tutti costi sostenuti di tasca nostra. Si deve e si può lavorare anche nei ristoranti, così come avviene negli autogrill di tutta Italia che stanno regolarmente lavorando. Qui l’asporto è obbligatorio solo la notte e spesso c’è più affollamento che in un ristorante dove le distanze sono sicuramente rispettate in modo migliore. Glielo assicuro, la prevenzione può aiutarci.

Se non fate in fretta ad adottare misure volte a sostenere la regolare prosecuzione della nostra attività, un’intera generazione che ha fatto la storia è destinata a chiudere. E per ogni attività che chiude tanti posti di lavoro andranno persi, Signor Ministro, e intere famiglie avranno enormi difficoltà a sopravvivere. Ogni posto di lavoro perso sarà una sconfitta per tutta la società, ma soprattutto per il governo che dovrebbe tutelare i suoi cittadini, non solo dal punto di vista della salute ma anche da quello dell’inalienabile diritto al lavoro sancito dall’articolo 1 della Costituzione.
La ringrazio per la Sua attenzione e cordialmente La saluto.

Sandro Baudoni
Il Ristoro nell’Aia