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Un ricordo

"Carlo, grande amico dal cuore immenso"

di Beppe Mecconi

Un giocattolo di Carlo Tacito Tonfoni

Carlo Tacito Tonfoni se n’è andato. Carlo era una persona meravigliosa, era un vero grande amico con un cuore immenso. Era un gran Signore. Lo conobbi una dozzina di anni fa, io presiedevo il Museo nel Castello di Lerici e lui venne a propormi la sua straordinaria collezione di giocattoli. Ne rimasi affascinato, sia della collezione sia della sua personalità, unica e irripetibile. Una sorta di Peter Pan nel corpo di un folletto anziano, con gli occhi e i sogni vivacissimi di un bambino. Mi invitò a casa sua, conobbi la sua splendida consorte e l’altrettanto brillante figlia. E vidi tutta la meraviglia delle sue collezioni, sì, al plurale perché Carlo collezionava tutto quello che era Memoria: Giochi, libri/fumetti, attrezzi da lavoro, materiale scolastico… Migliaia e migliaia di pezzi dettagliatamente catalogati e in parte esposti nelle vetrine, sulle pareti, nello scantinato, ovunque. Andai più volte a trovarlo e sempre si mangiava benissimo, quasi sempre piatti poveri, della sua infanzia, con il sapore delle cose vere, perdute.
Mi innamorai del suo progetto, quello di realizzare un Museo del Gioco e del Giocattolo nel castello. Lo proposi alla proprietà del Consorzio che allora era al 50% tra Comune e Provincia e ottenni il permesso di procedere. Riuscimmo ad ottenere un contributo con un bando europeo ed iniziarono i lavori. Fu svuotato il cortile sotto la supervisione della Soprintendenza (cosa che permise anche alcune interessanti scoperte archeologiche) e venne realizzata una struttura in vetro e acciaio senza contatto con le secolari mura della fortezza. Un’opera elegante e leggera, della quale tutti furono entusiasti. Il 31 marzo del 2012 inaugurammo i nuovi spazi espositivi (le Poste Italiane organizzarono anche uno speciale annullo filatelico) con oltre 4000 pezzi, datati dalla preistoria fino agli ultimi anni ’60. Fu un successo straordinario, Carlo era felice e noi con lui, avevamo realizzato il sogno che rincorreva da decenni, e per un paio d’anni migliaia di bambini, e famiglie, salivano a visitare quella fantasmagoria di giocattoli.
Poi le cose cambiarono, insieme gli amministratori degli Enti, e gente poco illuminata decise che quegli spazi – creati per i giocattoli con fondi stanziati per quel tipo di Museo – dovessero essere utilizzati per altri scopi. Così scrisse Carlo il 22/11/2014 (io avevo già dato le dimissioni da ogni incarico per incompatibilità con l’amministrazione): “Era tutto iniziato bene, l’entusiasmo dei bambini mi dava la forza necessaria. Poi all’improvviso il sindaco Caluri e l’assessore Tartarini mi chiesero di rimuovere i giocattoli per consentire una mostra sul transatlantico Rex. Contestualmente mi veniva assicurato che, a evento concluso, avrei riportato i giocattoli al castello. La cosa mi parve strana, perché quando serve spazio per nuovi eventi i reperti in mostra fanno ritorno nei loro contenitori per essere accatastati in un locale specifico, e gli spazi del castello consentivano tranquillamente questa procedura. Invece ho dovuto trasportare personalmente con la mia Panda, perché non mi fornirono né un furgone né un aiuto materiale, gli oltre 4.500 giocattoli ai Colli di Spezia, dove risiedo, con tanta fatica e tanti disagi: un sogno diventato incubo”.
Naturalmente, nonostante le tante telefonate e le e-mail e gli incontri, non gli consentirono mai di riportare i suoi giocattoli negli spazi per loro creati.
Nei sei anni trascorsi da allora ha cercato di esporre le sue meraviglie in altri luoghi, qualche evento è riuscito a farlo, così come qualche donazione, ma il dolore di quel sogno infranto, il sogno di una vita dedicata all’universo dei bambini, non l’ha mai abbandonato.
Ora ci ha lasciato e son certo che avrà perdonato, con il suo grande cuore di bambino per sempre, chi gli causò, senza motivo, senza spiegazioni realistiche, tanto dolore.
Tra le tante belle frasi che diceva, e che ha lasciato sui suoi libri dedicati al tema a lui più caro, ce n’è una che mi piace ricordare: Dedichiamoci ai bambini. Inutile sprecare tempo con gli adulti, per noi non c’è più speranza.
Una frase potente, e forse aveva ragione.