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Il workshop

"Rifiuti in mare, così due timoni sono andati persi"

Giovanni Soldini racconta la sua "rotta del tè" agli studenti spezzini, assorbiti dalle parole del velista che si batte per limitare l'inquinamento marino. "Tutto è migliorabile, persino Maserati".

Giovanni Soldini

Ha bruciato la famosa rotta del tè che unisce Honk Hong a Londra segnando un tempo record che ha suggellato lo scorso febbraio l’ennesima impresa della sua vita. Quindicimila miglia a una velocità media di 17 nodi confermano infatti il binomio vincente con l’ormai inseparabile Maserati, l’imbarcazione con cui aveva già stabilito il primato mondiale sull’altra parte della rotta del Tè, da San Francisco a Shanghai. Un’esistenza fatta di sfide agli altri ma soprattutto a se stesso: a cominciare da quando, a soli 16 anni, ha attraversato, per la prima volta nella sua vita, l’Oceano Atlantico. Un’esistenza che Giovanni Soldini ha condiviso questa mattina con gli studenti del Polo Universitario Marconi della Spezia, ospite del primo workshop organizzato per l’anno accademico 2018-19. L’impostazione tecnica rende il confronto ancor più interessante visto che Soldini parlerà a futuri ingegneri e il livello non può che essere piuttosto alto. Tanta é la partecipazione che nella sede di Via dei Colli sono addirittura due le aule messe a disposizione: chi non è stato fortunato ha seguito l’incontro col navigatore milanese, ormai alla Spezia da tanti anni, attraverso la diretta streaming orchestrata per l’occasione.

Soldini è reduce da Torino dove la Fondazione Camillo Cavour gli ha assegnato il premio intitolato al protagonista del Risorgimento così importante anche per la città della Spezia, per aver “tenuto alto il nome della marineria e dell’industria italiane”. Gli studenti, in particolare dei corsi in Ingegneria Nautica e Design Navale e Nautico, hanno avuto la possibilità di ascoltarlo in un intervento veramente unico. Alla luce dell’enorme esperienza di navigazione del più grande velista italiano, hanno infatti potuto mettere a fuoco problematiche ricorrenti sulle imbarcazioni da regata e conseguentemente anche da diporto. Attraverso i racconti delle sue regate, ha messo in evidenza i vari aspetti tecnici, e quindi in prospettiva anche progettuali, delle imbarcazioni a vela in condizioni di massimo stress operativo. Porsi le giuste domande progettuali è, ancor prima di iniziare a disegnare un’imbarcazione, premessa indispensabile per dare giuste risposte e quindi elaborare un progetto che funzioni. Acolto con un applauso corale che rompe il ghiaccio, Soldini si sveste lesto, appoggia il casco della moto con cui ha raggiunto Via dei Colli ed inizia a parlare, davanti alla platea degli universitari: “Abbiamo preso un trimarano e abbiamo cercato di utilizzare la tecnologia foil per volare in mare aperto. Ovviamente le difficoltà sono molte: abbiamo visto tante anche volare ma sempre in acque protette. Abbiamo cambiato la scassa del foil sullo scafetto che oggi è molto più grande dell’originale. Sono stati creati due appoggi in centro per avere più superficie. Abbiamo messo questo foil sulla deriva che si può regolare e questo cambia l’incidenza di questo piano portante e con questo abbiamo creato il terzo appoggio. Lo abbiamo montato a Spezia di ritorno dalla Francia e lo abbiamo provato verso la Sardegna: la barca era completamente diversa, ce ne siamo accorti immediatamente. I timoni a T sono una parte molto complessa perché non solo devono sostenere il peso della barca sulla poppa ma abbiamo anche l’esigenza la quantità di timone”.

Scorrendo le slide il racconto di Soldini si amplia fra dettagli tecnici ed esperienze vissute: l’impatto sugli studenti e’ straordinario visto che in aula non vola una mosca e l’interesse sulle spiegazioni del velista e’ palpabile. “Un altro scoglio che abbiamo incontrato nel corso del tempo e’ che il mare è molto sporco e alla fine abbiamo perso due timoni in sei mesi: in un caso è uscito dietro la scassa, capite bene quanto sia stato violento l’impatto. Alle Hawai abbiamo fatto una serie di test: messo delle telecamere Gopro per cercare di capire come il timone reagiva in certe situazioni: fra le altre cose ci siamo accorti che la pala non era abbastanza rigida”. Tutto è migliorabile, anche Maserati, ovviamente budget permettendo: “Lavoreremo sull’aerodinamica e per quanto riguarda le vele stiamo iniziando adesso a pensare a qualcosa per ottimizzare il volo. Magari riuscendo ad iniziare prima di raggiungere i 14 nodi per essere competitivi con gli altri. Una barca che vola aumenta la sua velocità di 4-5 nodi, con un vento apparente altissimo. E siccome non puoi cambiare le vele mentre acceleri serve un sistema diverso. Tutte queste riflessioni saranno il passo successivo, il grosso lavoro che nei prossimi anni si farà sarà il controllo delle superfici delle vele, l’aerodinamica quindi toccherà a voi, sicuramente”. Al termine dell’intervento Soldini si è intrattenuto con gli studenti e con grande disponibilità ha risposto alle loro domande. Di sicuro, questa esperienza ha senz’altro arricchito il bagaglio tecnico/culturale degli studenti per farli essere – un giorno non lontano – progettisti migliori.

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