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Dal ritiro

“Allo Spezia servono giocatori con fame… e un po’ di fortuna”

Jacopo Uccheddu

“Thiago Motta è come Italiano: una scommessa. Speriamo che segua la stessa strada, almeno fino alla parte del rinnovo del contratto… se mi si passa la battuta”. Lo Spezia lascia il terreno verde degli allenamenti in Val Venosta causa Covid. Sugli spalti del bell’impianto di Prato allo Stelvio rimangono non pochi spezzini, che la pandemia allontana nuovamente dai propri beniamini.
Come Jacopo Uccheddu, salito per seguire da vicino gli esordi dell’era di Thiago Motta. “Mi piace lo staff, mi piace il lavoro per quello che ho visto. Dopodiché bisogna avere una squadra all’altezza per pensare di fare bene in serie A. Aspettiamo che il mercato ci porti delle risposte”.

La mano pesante della FIFA ha tagliato le gambe nel momento in cui la piazza era pronta a voltare pagina. “Mi ha colto completamente di sorpresa. Penso sia il finale amaro dell’era Volpi, una figura che non mi ha mai trasmesso le vibrazioni che mi aspetto dal proprietario di un club. Per me il presidente deve battere i pugni sul tavolo quando le cose vanno male, deve essere presente. Ci ha portato dove non ci aveva mai portato nessuno e questo gli va riconosciuto, ma non mi sono mai sentito rappresentato. Ora spero che la vicenda finisca come con Chelsea e le altre, con una riduzione della pena e magari solo un’ammenda”.

Lo Spezia ha messo in vetrina tanti calciatori giovani. E se ora un Giulio Maggiore chiedesse la cessione? “Lo capirei come lo avrei capito anche da Italiano. Se ci avesse detto che aveva l’opportunità della vita, il club credo lo avrebbe liberato e la piazza lo avrebbe assecondato e applaudito. Giulio ha 23 anni, se avesse la possibilità di spiccare il volo, sarebbe bello per lui e per tutta la città. Ha dato tanto per la maglia, è giusto voglia crescere nel suo lavoro. Penso che il bivio sia oggi: o rimane qui tutta la vita come un Totti oppure segue la sua aspirazione personale”.

Inevitabilmente, molte delle aspettative sono rivolte a Riccardo Pecini. “Servono dodici o tredici giocatori, Pecini dovrà fare un lavoro importante. Se la società conferma ciò che era stato prospettato, credo ci sia modo di fare un grosso mercato. Senza nomi altisonanti, ma fatto di gente con fame. Spero Nzola diventi costante, sennò ha senso anche cederlo e reinvestire. E poi serve un po’ di fortuna, che direi non sta girando dalla nostra parte”.

ANDREA BONATTI

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