“Non se ne può più”, questa è la frase simbolo della lotta dei Murati vivi, la stessa che hanno ripetuto le migliaia di spezzini che hanno sottoscritto la raccolta firme promossa dall’associazione marolina.
Nemmeno a farlo apposta a poche ore dall’arrivo dell’ammiraglio Campregher a capo del dipartimento Alto Tirreno, i Murati vivi hanno incontrato il sindaco della Spezia Federici. Si trattava di un colloquio previsto da tempo, ma è una coincidenza che fa capire quanto la questione delle aree militari sia all’ordine del giorno. Soprattutto per i cittadini di Marola, ma non solo per loro, visto che la raccolta firme ha abbondantemente superato quota tremila.
Durante la discussione è stato affrontato l’ormai noto progetto in discussione tra Marina e Autorità portuale che ruota intorno alla possibile dismissione dell’area del Campo in ferro. Un’ipotesi che, però, per i Murati vivi non è accettabile, quanto meno non da parte della comunità di Marola che ne trarrebbe più svantaggi che vantaggi.
Sul progetto l’associazione nutre diverse perplessità, a cominciare dal traffico veicolare che andrebbe a raggiungere l’eventuale porticciolo previsto, peggiorando una situazione già difficile, visto il numero di veicoli pesanti e non che ogni giorno percorre la Napoleonica.
Quindi il comitato marolino ha esposto al sindaco le forti preoccupazioni per la salute degli abitanti a causa del degrado in cui verserebbero alcune coperture in amianto al di là del muro e per il sospetto uso di radar da parte di alcune navi militari in rada.
Temi importanti che il sindaco ha preso in considerazione e sui quali i Murati vivi hanno garantito battaglia, civile si intende.
Al termine dell’incontro il sindaco ha ribadito l’ampio interessamento per la questione delle aree di Ponente.
I Murati vivi dal canto loro hanno espresso la voglia di vedere qualche risultato, spiegando che la misura è colma.
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