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Genio, sregolatezza e il più bel gol della storia (moderna) dello Spezia: addio Verde, simbolo degli anni più belli

Ufficiale la cessione dell'ex numero 10, che passa alla Salernitana in prestito diritto e obbligo di riscatto. Dopo quattro anni, tanti alti e qualche basso, si chiude l'avventura spezzina di uno dei giocatori più talentuosi della storia della maglia bianca

Chissà se quel 26 settembre 2020 Daniele Verde aveva anche solo immaginato di poter diventare così importante per la storia dello Spezia. Sembrava l’ennesima tappa di passaggio di una carriera che faticava a decollare per l’attaccante napoletano, all’epoca 24enne, reduce dalla miglior stagione di sempre con la maglia dell’AEK Atene in Grecia, dopo una serie di prestiti tra serie inferiori ed estero. Qualche gol, qualche buona giocata, ma più fumo che arrosto. Nell’anno della storica promozione in Serie A lo Spezia punta su di lui, intuizione di Mauro Meluso, che si trova costretto in due settimane a costruire una squadra competitiva per la Serie A, in un club che mai aveva calcato quei palcoscenici. In tanti dicono di no, ma Verde accetta e con curiosità si mette in gioco al Picco, dimostrando di poterci stare eccome in quella serie. 

Sono passati 1423 giorni da quel 26 settembre e oggi Daniele Verde, quasi quattro anni dopo, dice addio alla maglia dello Spezia. 122 presenze, 29 reti, decimo marcatore all-time della storia del club bianco e secondo, con 17 gol, in Serie A. I quattro anni più luminosi – o quasi – della storia recente dello Spezia hanno impressa indelebilmente la firma di Verde, trascinatore delle salvezze in Serie A e protagonista anche dell’ultimo anno, il più difficile, concluso però con il successo del mantenimento della categoria. 

 

La rovesciata di Daniele Verde

 

Non sono stati tutti rose e fiori, questi quattro anni. Verde è così, genio e sregolatezza, e come in campo – se in giornata – avrebbe potuto far ammattire ogni avversario, anche fuori dal campo ha fatto venire qualche capello bianco a qualcuno. Il 4 aprile 2021 segna probabilmente il gol più bello della storia dello Spezia, quantomeno in tempi recenti, con una rovesciata senza senso che non lascia scampo a Pepe Reina, portiere della Lazio. Era lo Spezia di Vincenzo Italiano, quello che giocava un gran calcio e che si salvò alla penultima giornata contro il Torino, uno Spezia in cui Verde era uno dei tanti nelle rotazioni offensive. Chiuse il campionato con sei gol e meno di mille minuti in campo, praticamente la metà dei numeri dell’anno successivo, con Thiago Motta in panchina. E dire che il rapporto con l’attuale allenatore della Juventus faticò a decollare, con i nervi che rimasero molto tesi per diverse settimane, fino allo scoccare dell’amore. Nell’anno 2021-2022 Verde gioca quasi 2000 minuti, segna otto gol, serve sei assist e trascina lo Spezia ad una salvezza festeggiata solo alla penultima giornata ma già digerita da settimane. È il momento più alto della sua storia allo Spezia, che dall’estate successiva subisce un arresto. 

Dopo la grande stagione e la salvezza ottenuta si arriva ad un nuovo cambio. Via Motta in panchina e dentro Luca Gotti, che dopo due anni cambia modulo e disegna uno Spezia con il 3-5-2, che mette in difficoltà lo stesso Verde. Daniele inizia a guardarsi intorno, vuole cambiare aria, ma i continui problemi fisici incidono anche sul mercato e non riesce a partire. L’annata è un disastro, per lo Spezia e per il suo numero 10: Verde gioca circa un migliaio di minuti, con solo tre gol segnati. Al Mapei, sede dello spareggio contro il Verona, gioca poco più di mezz’ora ed esce tra i fischi. Fischi che, qualche ora dopo, diventeranno insulti nel confronto tra la squadra appena retrocessa e il pubblico che si era trasferito a Follo, al rientro del pullman. Verde viene additato come uno dei maggiori colpevoli per la retrocessione e il rapporto con un pubblico che lo aveva sempre amato e supportato si incrina. L’estate passa molto lentamente, con Verde che cerca di partire ancora, ma nuovamente non ci riesce. È fuori dai piani del club, Alvini lo utilizza con il contagocce e le risposte in campo sono scadenti.

Daniele Verde

 

Poi arriva D’Angelo, e tutto cambia. Verde diventa centrale nel progetto e con una nuova fiducia da parte dell’allenatore torna trascinatore, inanellando una serie di prestazioni di alto livello che porteranno a punti importanti. La doppietta al Pisa, quella al Sudtirol, il gol al Bari e all’Ascoli: è un giocatore rinato. Il cambio è talmente repentino che in gennaio arriva il Palermo, che mette sul piatto un’offerta importante. Verde accetta, poi ci ripensa dopo che lo Spezia chiude la porta: non può partire con la squadra immersa nel fango. Rifiuta i siciliani e rinnova il contratto, con un patto non scritto che lo avrebbe liberato in estate in caso di nuova offerta allettante. Offerta che, negli scorsi giorni, è arrivata da Salerno, a due passi dalla sua Napoli. Verde dice sì, lo Spezia si accoda poco dopo. È la fine della storia di uno dei calciatori più talentuosi della storia della maglia bianca, che ha scritto alcune delle pagine più belle del club. 

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