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Nel 150esimo dalla nascita

Da oggi è Ponte Marconi e porta al museo con i cimeli del premio Nobel

La Spezia dedica all'inventore la passerella che porta all'arsenale marittimo per ricordare il legame con lo scienziato, che nel 1897 riuscì a mandare per la prima volta un messaggio a una nave dalla terraferma. La sala del Museo Tecnico Navale con le sue attrezzature originali in restauro fino a ottobre.

Ponte Marconi, ingresso dell'arsenale

Trova finalmente un battesimo più congeniale al suo passaggio spezzino il nome di Guglielmo Marconi, che a cavallo tra Ottocento e Novecento e in almeno due fasi condusse in città alcuni esperimenti decisivi per lo sviluppo della tecnologia radio. Il bolognese scende, per così dire, dalla bucolica collina del Felettino, dove in altri tempi era stata ricoverata Via Guglielmo Marconi, per accasarsi di fronte al Museo Tecnico Navale che conserva i suoi strumenti autografi di geniale scienziato e all’ingresso dell’arsenale marittimo che ospitò i suoi primi sforzi visionari.

Sotto l’egida della Regia Marina nel luglio del 1897 ottenne la prima trasmissione tra una base a terra e un nave alla fonda, la corazzata San Martino che aveva fatto ancora in mezzo al golfo. “Universalmente riconosciuto come padre del wireless e della radio, Marconi fu una figura rivoluzionaria e fondamentale per lo sviluppo tecnologico dell’umanità strettamente collegata alla nostra città e alla Marina Militare”, ha ricordato questa mattina il sindaco Pierluigi Peracchini svelando la targa toponomastica sulla breve passerella che scavalca il Canale Lagora, ai tempi di Marconi persino navigabile, e di fatto intervalla Via Chiodo che inizia in area militare presso il ponte girevole e poi prosegue in ambito civile fino a Piazza Verdi.

Ponte Marconi, ingresso dell'arsenale

 

“Un ponte crea un passaggio, collega persone, informazioni, voci, mondi – ha aggiunto l’assessora Maria Grazia Frijia -. Queste stesse pulsioni hanno guidato Marconi nell’inventare la radio e le telecomunicazioni”. E il ponte in questo caso è con Marconi stesso, nel senso di quei marchingegni di legno, ottone, rame e lancette, che costruì oltre un secolo fa con i suoi collaboratori e che la Marina ha conservato come brevetti prima e come cimeli poi, sono a pochi metri di distanza all’interno del Navale. “La Marina ha creduto nelle sue capacità e lui ha messo a punto un sistema di telecomunicazione che inizialmente era tutto rivolto dal mare alla terra e dalla terra al mare – ricorda l’ammiraglio Flavio Biaggi, comandante marittimo Nord -. E’ stato un precursore, tanto che tuttora le sue intuizioni sono alla base dello sviluppo del settore”.

Cimeli di Sala Marconi

 

“Le prime prove le svolse proprio qui, in un sito a due passi dal museo – spiega l’ammiraglio Leonardo Merlini, direttore del Tecnico Navale – e successivamente nella zona di San Bartolomeo. A partire da queste prove ci fu tutto lo sviluppo della comunicazione per mare via etere. Fino ad allora per comunicare con una nave si usavano bandiere o lampi di luce, quindi ovviamente si poteva farlo solo a distanza ottica. Dalle scoperte di Marconi in poi niente è più stato lo stesso e lo sperimentiamo anche noi ogni giorno nella nostra vita”.

Cimeli di Sala Marconi

 

La Sala Marconi è oggi un cantiere interdetto alle visite. “Lo stiamo rivedendo nell’esposizione affinché sia più intellegibile. Cercheremo di proporre un percorso cronologico: prima di Marconi e dopo Marconi fin quasi ai nostri tempi – aggiunge l’ufficiale -. Aumenteremo le didascalie perché ci rendiamo conto che è una sala molto tecnica e vorremmo che tutti i visitatori possano capire l’importanza epocale del suo lavoro”. Riapertura indicativamente a ottobre 2024.

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