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Interviene la segretaria pd del centro storico di sarzana

Castagna a Borrini: “Idea di cultura costosa, senza radici e paracadutata da fuori”

Francesca Castagna

“L’assessore sarzanese alla Cultura Borrini ha scritto che, per merito della civica Amministrazione, il 2023 è stato un anno record per la cultura di Sarzana. Però – a riprova del suo proclama – ha menzionato soltanto il Festival della Mente (intuizione ormai ventennale della Fondazione Carispezia e dell’Amministrazione Guccinelli), ha citato i numeri confortanti del teatro Impavidi e ha snocciolato infine le cifre dei visitatori alla Fortezza Firmafede. Qui – nell’anno che si è appena concluso – sono state in realtà allestite due mostre: una di xilografie (stampe) di Dalì (un pacchetto già visto identico in precedenza, ad esempio a Pisa nel 2016, a Cinisello Balsamo nel 2019, a Martinengo (Bg) nel 2021, nel quartiere San Lorenzo a Roma nel 2022) e una su Picasso fatta di fotografie, litografie, acquetinte, acqueforti, puntesecche, ceramiche e di un solo dipinto, dicesi uno, di mano del Maestro (e comunque anch’essa già replicata a Torino, Roma e Modena…).
Eppure quelle due modeste, banali, seriali e ripetitive mostre vengono contrabbandate – con la consueta retorica trionfalistica – come eventi originali epocali che promuoverebbero Sarzana fra le principali città d’arte del Paese.
È sbalorditivo.
Di quelle mostre (come di qualche concerto in piazza) la città è stata un mero, occasionale contenitore, perchè mostre e concerti seriali si possono allestire e vengono allestiti ovunque, in qualsiasi spazio anonimo (o su qualunque prato, o in qualunque stadio) senza alcun ancoraggio, neppure vago, a spunti culturali valorizzanti il luogo che li ospita. E magari senza angustiare le notti dei residenti del centro storico…
Il tutto fra l’altro è costato centinaia di migliaia di euro, (soldi pubblici o messi a disposizione da privati interessati al profitto) che si sarebbero certo potuti più proficuamente impiegare a vantaggio di chi fa davvero cultura in città.
Invece, nel trionfante bilancio consuntivo annuo dell’assessore Borrini sulla cultura a Sarzana, non si fa alcuna menzione – ad esempio – del ‘Sarzana Opera Festival’ e del concorso lirico internazionale ‘Spiros Argiris’, de ‘I libri per strada’ organizzato dai librai, dell’Accademia Bianchi, di Sarzanae Concentus e della Cappella musicale Maberini e dei loro concerti, né delle mostre al Museo Diocesano nè di quelle alla galleria Cardelli e Fontana, né delle rievocazioni storiche dell’associazione ‘Senza Tempo’, nè di ‘Sarzana Dantesca’, organizzata dalla Società Dante Alighieri, né delle conferenze organizzate dal Centro Studi Niccolò V, da ‘Sarzana si può’, dal Circolo Pertini e nemmeno delle iniziative dell’associazione ‘La Calandriniana’, del Circolo fotografico, del Centro Studi Lunensi, del Cineforum dell’ Italia, del Comitato Terza Età e della sua Università del tempo libero…
Su tutto questo dall’assessore Borrini neppure una parola di riconoscimento, benché egli stesse parlando – in teoria – perlappunto della cultura “a Sarzana” che dovrebbe essere innanzitutto la cultura “di Sarzana”. Neanche una parola forse perché, alla cultura che nasce, vive stabilmente (o sopravvive eroicamente) a Sarzana, arrivano solo le briciole delle risorse comunali…
Il fatto è che la “cultura” che hanno in mente la sindaca e l’assessore Borrini è quella costosa e che si consuma nel frastuono di una sola notte, la cultura mordi e fuggi, senza radici, paracadutata da fuori città, spesso di dubbio pregio ma che menzioni qualche nome di grido o con un po’ di followers sui social che faccia da specchietto per le allodole.
Nella primavera del 2022, in preda a favolistica narrazione preelettorale, la Sindaca Ponzanelli aveva addirittura promesso – per l’ormai imminente 2026 – di rendere Sarzana ‘Capitale Italiana della Cultura’, convinta che bastasse – come si vantava di aver fatto – mandare due impiegati comunali a fare un corso che insegnasse loro come si formula on line la relativa domanda…Forse la Sindaca e il suo assessore alla Cultura pensavano e pensano davvero che a quell’ambizioso traguardo (“Sarzana Capitale italiana della Cultura”!) si arrivi mettendo in mostra delle ‘stampe numerate’, ospitando Gabry Ponte o allestendo la gara fra mangiatori di pizza in piazza Matteotti; quest’ultima autentico fiore all’occhiello ma anche efficace cartina di tornasole di quel che intende per ‘cultura’ la Destra al governo di Sarzana”.
Francesca Castagna, Segr. PD Centro Storico

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