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L'indagine

Rientra in carcere dopo un permesso con cinque ovuli di droga nello stomaco: la Penitenziaria lo stana

Per il sindacato Uspp Liguria: "Le carceri sono diventate vere e proprie piazze di spaccio per la criminalità organizzata che trasforma la detenzione in un business. Bisogna dotare la Polizia Penitenziaria di strumenti tecnologicamente avanzati e rinforzare numericamente l’organico".

La casa circondariale di Villa Andreino

Cinque ovuli di droga nello stomaco da far entrare in carcere, ma l’occhio attento degli agenti della Polizia pentienziaria hanno fatto saltare i piani di un uomo che ora non potrà più usufrire del permesso premio. E’ quanto accaduto nella casa circondariale di Villa Andreino a partire da sabato sera quando un 40enne di origini nordafricane ha fatto rientro al termine delle ore di permesso. Gli agenti hanno notato un atteggiamento e movenze sospette, elementi sufficienti per condurre ulteriori accertamenti. L’uomo è stato dunque accompagnato in ospedale e dagli esami sono arrivate tutte le risposte: aveva dentro di se cinque ovuli di diverse tipologie di droga. Stando a quanto appreso le operazioni sono durate diverse ore, perché il 40enne si è molto agitato e avrebbe cercato anche di porre resistenza.

La vicenda avrà degli sviluppi e per il sindacato ligure Unione sindacati polizia penitenziaria però emergono una serie di criticità: ““Continuano i ritrovamenti di droga negli istituti di pena liguri – commenta Guido Pregnolato, segretario regionale dell’Uspp – per il quale le carceri sono diventate vere e proprie piazze di spaccio per la criminalità organizzata che trasforma la detenzione in un business. Bisogna dotare la Polizia Penitenziaria di strumenti tecnologicamente avanzati e rinforzare numericamente l’organico. Siamo obbligati ancora una volta a ricordare che nel 2017 con la legge Madia sono stati tagliati gli organici portandoli da 45 mila a 41 unità senza alcuna motivazione logica, ragione per la quale come Uspp abbiamo fatto un ricorso attualmente all’esame del Tar del Lazio. Sebbene l’attuale esecutivo ha riportato la pianta sopra le 42 mila unità, i numeri rimangono comunque insufficienti per contrastare l’illegalità favorita dalla difficoltà nei controlli, servirebbe almeno un aumento massiccio non inferiore alle 3mila unità l’anno. Ci complimentiamo con i colleghi del reparto spezzino per la brillante operazione che ha permesso di evitare che la droga circolasse pericolosamente all’interno delle sezioni detentive”.

 

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