Neve Morosini è rientrata questa mattina alla base dopo 181 giorni di missione in Estremo Oriente. Le sirene hanno salutato il ritorno in arsenale della riconoscibile prua dal bulbo affilato del pattugliatore d’altura, salpato dalla Spezia il 6 aprile scorso e arrivato fino a Yokosuka in Giappone, quasi diecimila chilometri in linea d’aria. Prima e dopo sono stati 19 i porti visitati in 18 Paesi diversi per una delle unità più moderne della Marina Militare, impegnata in un’attività di cosiddetta naval diplomacy.
“Un’attività che ha riscosso molto successo, che ho voluto personalmente quando ho assunto l’incarico quasi due anni fa, e che rilancia le relazione dell’Italia in un’area in cui eravamo assenti da tempo”, ha detto il capo di stato maggiore della Marina, ammiraglio Enrico Credendino, arrivato da Roma in una tappa che lo porterà nelle prossime ore ad Ankara. “Due settimane fa a Newport ho incontrato quasi tutti i capi delle marine che questa nave ha incontrato e tutti hanno voluto mostrarci amicizia e vicinanza. Le marine sono il braccio lungo delle diplomazie fuori sede, capaci di suscitare interesse anche a livello industriale”.
Non a caso il Morosini ha partecipato all’International maritime defence exhibition di Singapore e al Langkawi international maritime and aerospace exhibition in Malesia durante il proprio viaggio. Fiere di settore in cui mettere in mostra lo stato dell’arte della cantieristica militare italiana: la nave è infatti costruita in Italia, varata al Muggiano da Fincantieri nel 2020 e allestita con tecnologia di Leonardo. “Una rottura con il passato con una plancia in cui non vi sono binocoli ma cloche aeronautiche disseminate in quello che viene definito ‘cockpit navale’.
“Sicuramente una delle parti della nave che ha suscitato più interesse nei colleghi delle altre marine che abbiamo ospitato a bordo – dice il comandante, il capitano di fregata Giovanni Monno -. Insieme all’area modulare a metà nave che possiamo trasformare con funzionalità diverse. Paesi come l’Indonesia e la Malesia devono gestire problemi di mancanze idriche ed elettriche e questa nave è in grado di fornirla a terra grazie ai propri sistemi”. Il Morosini ha inoltre partecipato alle missioni europee Emasoh-Agenor e Atalanta, dedicate alla sorveglianza dello Stretto di Hormuz e all’azione antipirateria di fronte al Corno d’Africa e ha svolto integrazione con il quinto gruppo portaerei americano della USS Reagan.
Diciotto i Paesi toccati. “Abbiamo ottenuto una accoglienza di alto livello da parte di tutte le marine – spiega il comandante Monno -. Non c’è stato un porto migliore tra quelli toccati. I giapponesi certamente hanno un senso dell’ospitalità e della condivisione che è proverbiale, dai primi minuti dopo l’ormeggio ci hanno fatto sentire a casa”.