Chi molto spinse e s’impegnò per la Provincia fu Ubaldo Formentini nativo di Licciana dove nacque nel 1880. Con il più anziano Mazzini compone una coppia di intellettuali che vagliarono con cura il territorio spezzino con studi che ancora oggi sono punti di riferimento. A differenza del collega, Formentini fu attivo in politica militando nel Partito Socialista di cui alla Spezia fu il leader fino a quando nel 1912 il cambio di linea lo esautorò dalla guida della sezione spezzina. Ma rimase una figura importante. Infatti, nella primavera 1914 Mussolini, socialista intransigente capo del Partito, lo incarica di contattare Salvemini perché si candidi in un’elezione suppletiva a Torino. Il Nostro interviene ma alla fine Salvemini non accetta. Poi Formentini collaborò alla Rivoluzione Liberale di Gobetti e dopo la guerra aderì al fascismo, cambio di casacca comune a molti socialisti. Uomo di grande cultura solo nove giorni dopo la scomparsa di Mazzini è spostato dal posto di Vicesegretario del Comune a Direttore di Biblioteca e Museo.
Dunque, s’impegnò assai per la Provincia. Nel Congresso del ’13 presenta un’esauriente relazione sulla possibile situazione finanziaria dell’Ente di cui si chiede l’istituzione dimostrando che il bilancio in pochi decenni, superati gli impegni finanziari iniziali, avrebbe raggiunto il pareggio senza eccessivi sforzi e che potrebbe continuare senza difficoltà su quella linea virtuosa. La sua visione della possibile futura Provincia è importante perché collega l’istituzione allo sviluppo del porto che svincola da quello genovese per immetterlo nel mercato del marmo della più vicina Carrara immaginando la creazione di una potente rete ferroviaria che colleghi il porto spezzino al mercato europeo, un giro d’affari che avrebbe inevitabilmente arrecato benefici effetti al territorio della Provincia.
Formentini è anche consapevole che l’istituzione della Provincia pesta i piedi a sinistra e a destra, geograficamente parlando. Per questo sulla rivista istituzionale del Comune che dirige, interviene un paio di volte nella primavera del ’23 su questioni che possono anche apparire solo dottrinali dispute da dotti. Ma non è così. Avvalendosi anche delle ricerche di Mazzini, dimostra che l’antica Lunigiana si allargava fino a comprendere l’alta val di Vara e Sestri Levante da una parte, dall’altra arrivava ad abbracciare la bassa Versilia: Pietrasanta, Stazzema, Forte dei Marmi, Serravezza. Lo scopo, culturalmente raggiunto, è spuntare le armi a Genova e a Massa che accampano diritti su quelle aree dicendole essere storicamente proprie.
Tutte le puntate.
Prima parte: Lunigiana, terra che fu una di lingua, d’altare e tutto quel che segue
Seconda parte: Capoluogo di Mandamento
Terza parte: La svolta del Congresso di Pontremoli
Quarta parte: Gli intellettuali si muovono per la Provincia
Quinta parte: L’intervento del Sindaco Ezio Pontremoli