“Che sarebbe nata una crisi dei traffici legata strettamente a questioni geopolitiche e al conflitto bellico, lo avevamo ampiamente preannunciato attraverso le nostre proteste ma determinate decisioni, come quella di lasciare a casa 4 giovani apprendisti della Eagle Service senza battere ciglio, rappresentano un importante precedente che prende la forma di una vera e propria breccia nel sistema di gestione di eventuali futuri esuberi”. E’ quanto si legge in una nota del Cub Trasporti della Spezia.
“Sono passati 6 mesi dall’inizio di questa flessione negativa e la CUB è scesa fin da subito nelle piazze di tutta Italia, non solo per difendere i diritti immediati dei lavoratori ma anche per cercare di aprire gli occhi su quanto sta accadendo nel nostro paese – prosegue la nota -. Sono gli stessi lavoratori che continuano però a dare fiducia a organizzazioni che non hanno saputo prendere una posizione altrettanto netta nei confronti della crisi e a dispetto degli interessi dei loro stessi iscritti già in occasione della cancellazione dell’articolo 18 e altri accordi sulla precarizzazione del lavoro e la riduzione del salario reale”.
“Oggi prendiamo atto che nelle principali aziende del porto spezzino si siglano accordi che sono solo ed esclusivamente a perdere nonostante nel mese di febbraio si sia registrata una parziale ripresa delle movimentazioni nello scalo – prosege la nota -. I firmatari continuano a cedere parti di contratto e di salario senza nemmeno l’accenno di pretendere alcun tipo di salvaguardia o garanzia. Ad oggi non possiamo conoscere il protrarsi di questo momento negativo ma si avverte sempre più il bisogno di una forte mobilitazione dei lavoratori, in grado di contrastare e mettere un freno anche a future ripercussioni che potrebbero materializzarsi in altre aziende in termini di ricadute occupazionali. Mobilitazione che la CUB ha intenzione di mettere in piedi come sempre con coraggio, ricercando il consenso di tutti i lavoratori, anche non iscritti, se necessario in piena autonomia”.