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Cronaca

Bettolina a Marola, Murati vivi: "Sindaco assente, Banchina Carboni incompatibile con demolizioni"

Le distanze tra l'area della demolizione, la scuola e il paese di Marola.

La vicenda della bettolina demolita davanti Marola sembra non avere fine.
“Nonostante l’improvvisa chiusura del cantiere e il suo repentino trasferimento in un altro sito interno all’arsenale, rimangono ancora troppe le questioni da chiarire”, affermano i Murati vivi.
“Un recente documento dell’Ufficio Ambiente del Comune, che segue l’interrogazione del consigliere Guerri, lascia di fatto aperti tutti gli interrogativi che abbiamo posto sulla vicenda. In primo luogo – proseguono i rappresentanti dell’associazione di Marola – è opportuno sottolineare che le autorità civili hanno il potere di intervenire e prendere tutte le iniziative necessarie per tutelare la salute dei cittadini anche relativamente ad attività in zone militari, quando le emissioni che ne derivano coinvolgono abitati e aree civili.
Un concetto che alla Spezia non sembra essere scontato e per cui spicca l’assenza del sindaco nel suo ruolo di massima autorità sanitaria, in tutta la vicenda.
I controlli non appaiono conclusivi: le autorizzazioni non sono state viste da alcuna autorità civile, in particolare quelle sulle emissioni nell’aria e sulla gestione dei rifiuti prodotti dalla attività di demolizione. Così come non appaiono veloci: il cantiere inizia a lavorare il 24 ottobre, il 6 novembre alcuni alunni della scuola elementare del paese vengono riportati a casa dai genitori per il forte odore prodotto dalla demolizione, la notizia arriva alla stampa locale il giorno seguente, ma la prima ispezione (militare) è solo del 20 novembre. L’ASL giunge sul posto altri tre giorni dopo, il 23 novembre. E ad oggi il verbale di tale ispezione non ci risulta essere stato reso accessibile ai cittadini così come al Comune stesso”.

Per ovviare a una simile mancanza, l’associazione Murati vivi farà richiesta formale di accesso a tali documenti, ai sensi della normativa europea e nazionale sull’informazione ambientale. “Oltre che dal lavoro della Procura della Repubblica, a cui 120 cittadini e l’associazione si sono rivolti, riteniamo importante avere chiarimenti in piena trasparenza anche, e prima, da tutte le altre istituzioni interessate. Di fronte al silenzio informativo delle autorità civili e militari preposte – aggiungono i Murati vivi – ci riserviamo di utilizzare le lacune in materia di informazione e tempestivi controlli, confermate dallo stesso documento dell’Ufficio Ambiente del Comune e del Comando dei Vigili Urbani, al fine di presentare una memoria integrativa all’esposto. Infine va detto che la ‘banchina carboni’, usata per la demolizione, è oggettivamente incompatibile con simili attività, vista la distanza dall’abitato di appena 150 metri (e non 500 metri come indicato dalla ditta esecutrice alla Polizia Municipale). E per la presenza di tre navi in disarmo che è lecito ritenere contengano amianto.
Tale area, da decenni in disuso e proposta periodicamente per attività che nulla hanno a che fare con la Difesa nazionale, andrebbe riconvertita nell’ottica di una ridefinizione degli spazi e dei rapporti di arsenale e città”.

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