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Venerdì alle 17

Partiti di opposizione e comitati saranno in piazza contro il ddl Sicurezza voluto dal governo Meloni

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Arrivano adesioni ufficiali alla manifestazione contro il ddl sicurezza che si svolgerà domani alle 17 sotto la sede della Prefettura della Spezia. Il Partito Democratico spezzino aderisce al presidio, organizzato dalla Cgil, contro il decreto del governo Meloni. “Il decreto sicurezza – afferma la capogruppo del Pd Martina Giannetti – rappresenta un enorme passo indietro rispetto allo stato di diritto, senza offrire alcuna garanzia in termini di sicurezza ai cittadini, anzi: si continua ad insistere su un panpenalismo ideologico senza coglierne le evidenti contraddizioni e, soprattutto, non comprendendo che la repressione alimenta insicurezza e disagio sociale, del caso della norma – disumana – che riporterà i bambini in carcere insieme alle loro madri.  Nessuna risorsa, ad esempio, per il pagamento di straordinari arretrati del personale di polizia, conclude Giannetti, ma in compenso una valanga di contraddizioni, di nuovi reati a discapito di settori produttivi, come quello della canapa industriale. Null’altro se non un provvedimento di pura propaganda che rischia di lasciare soltanto macerie nella nostra democrazia.” A ruota anche LeAli a Spezia, Lista Sansa ed Alleanza Verdi e Sinistra fanno sapere della loro adesione: “Un decreto che si configura come un vero e proprio attacco alla libertà di dissenso e di manifestare, un preoccupante ed ulteriore passaggio per uno stato repressivo ed illiberale. Non si possono continuare a colpire i diritti dei lavoratori e degli studenti che manifestano ed accanirsi ancora di più sui migranti. Come militanti e cittadini democratici saremo domani in piazza a manifestare pacificamente e continueremo ancora nelle prossime settimane ad opporci in tutte le sedi a questo decreto sciagurato”. Ci sarà ancha il Partito Comunista Italiano che parla di “legge liberticida che restringe gli spazi per il dissenso, che ci consegna l’idea che sembra guidare questo Governo; norme con cui si danno risposte penali a problemi che sono soprattutto sociali senza garantire la sicurezza dei cittadini in cui la resistenza passiva diventa reato rendendo difficile ogni forma di dissenso pacifico. A prevalere sono le idee di ordine e disciplina con cui viene chiesto ai cittadini di credere, obbedire e combattere assegnando tutti i poteri all’esecutivo piuttosto che al Parlamento. Sull’onda di un senso di insicurezza che è anche il prodotto della propria narrazione, la destra al Governo non dà risposte sul terreno della prevenzione, non mette in campo più risorse ma si limita ad alzare il livello della repressione all’insegna, appunto, di “legge e ordine””.

Presente anche il Movimento cinque stelle: “Questo decreto rappresenta un grave passo indietro per i diritti e le libertà nel nostro Paese, introducendo norme che penalizzano il dissenso, il diritto a manifestare e le fasce più deboli della società. Il provvedimento, che include misure come la criminalizzazione dei sit-in e delle proteste studentesche, il reato di occupazione arbitraria e la riduzione dei diritti per le detenute madri, non risponde alle reali esigenze di sicurezza del Paese, ma piuttosto mira a colpire chi dissente e chi lotta per un’Italia più giusta. Inoltre, la scelta di equiparare la cannabis light alle sostanze stupefacenti dimostra un’ottica punitiva che non tiene conto delle istanze del settore e della realtà dei fatti. Come Movimento 5 Stelle, continueremo a opporci a questo provvedimento e a difendere i diritti e le libertà di tutti i cittadini”, le parole della coordinatrice provinciale Federica Giorgi..

Non mancheranno gli attivisti del Movimento Palmaria SÌ Masterplan NO: “La difesa del territorio è a rischio e la partecipazione della cittadinanza per la salvaguardia dei beni pubblici viene criminalizzata. Con questo decreto non avremmo potuto manifestare contro il Masterplan della Palmaria, non avremmo potuto denunciare le malefatte – poi accertate dalla magistratura – che hanno portato al sequestro del cantiere di Carlo Alberto, della scuola di Porto Venere e all’avvio dell’inchiesta. Con l’approvazione di questo Decreto, chi parteciperà a manifestazioni, anche pacifiche o a scioperi, sarà a rischio di pene detentive, mentre chi ne parlerà o diffonderà il dissenso verrà accusato di “terrorismo verbale”. E ancora: “Persino la resistenza passiva diventerà reato, mentre le forze dell’ordine avranno maggiori poteri, compresa la possibilità di portare armi personali. Questo Decreto è volto a soffocare ogni forma di dissenso, dalle proteste contro la guerra agli scioperi per la tutela del lavoro e del diritto all’istruzione. Il DDL 1660 non solo incoraggia la violenza e la repressione, ma legittima l’uso della forza contro studenti, studentesse, contro cittadine e cittadini che si oppongono alla distruzione del proprio territorio per progetti inutili e dannosi. Inasprisce le già pesanti condizioni delle persone migranti, bloccandone ogni possibilità di integrazione, e soprattutto promuove una crescente militarizzazione della società, aggravando ulteriormente quella già presente nelle scuole”. Infine la Rete spezzina Pace e Disarmo, che condividerà e diffonderà il testo della lettera che il Movimento Nonviolento ha inviato ai Senatori e alle Senatrici della Repubblica che sono chiamati a discutere e votare il Ddl 1660 proveniente dalla Camera, il cosiddetto “Decreto Sicurezza” o peggio “anti-Gandhi”.

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