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Animale di origine nordamericana

Ok a piano di abbattimento del ‘minilepre’ silvilago, interventi anche in Val di Magra

Silvilaghi
Due esemplari di silvilago

Si chiama silvilago – nome scientifico Sylvilagus floridanus – e in tanti in Val di Magra in questi anni stanno incontrando i suoi balzetti e la sua coda a batuffolo di cotone. Una animle “di origine nordamericana, frutto di immissioni non autorizzate”, si spiega nel recente decreto regionale con cui si approva un piano di controllo del leporide per il periodo 2024-29 (qui disponibili decreto e piano). In Liguria è segnalato in alcune aree del Savonese e nello Spezzino, in particolare lungo il fiume Magra dalla confluenza con il Vara fino alla foce, “interessando ampiamente il territorio del Parco naturale regionale Montemarcello Magra Vara e, inoltre, l’oasi di protezione Marinella e le ZSC IT1343502 Parco della Magra – Vara e IT1345101 Piana del Magra”, si legge ancora nel documento. Nel quale si fa riferimento a una serie di documenti pubblicati dall’allora Istituto nazionale per la fauna selvatica (oggi Ispra), in cui si legge che il silvilago “è specie alloctona introdotta (illegittimamente) in Italia, per la quale occorre predisporre specifici programmi regionali e provinciali di eradicazione, in coerenza con gli impegni formali assunti dall’Italia”; che “ha un impatto negativo anche nei confronti della Lepre europea”, che “rappresenta il serbatoio epidemiologico della Mixomatosi, rispetto alla quale esso è pienamente resistente, con conseguenze importanti per le popolazioni di Coniglio selvatico e per l’allevamento industriale della specie. Analogo ruolo sembra possa essere ricoperto anche rispetto ad altri due virus molto patogeni per lo stesso coniglio e la Lepre europea, rispettivamente l’Rhdv e l’Ebhsv”, infine che “in relazione ai possibili rischi sopra esposti, si ritiene prioritaria l’attuazione di un attento monitoraggio delle popolazioni di Silvilago; una totale eradicazione di tale specie appare di difficile realizzazione, ma interventi locali di rimozione o contenimento possono risultare auspicabili. Ogni ulteriore espansione dell’areale andrebbe prevenuta; in tal senso un possibile strumento di intervento è rappresentato dall’esclusione del Silvilago dalla lista delle specie cacciabili, in modo da ridurre il rischio di ulteriori immissioni a scopo venatorio”.

Nella redazione del Piano, la Regione (con il suo settore competente: Fauna selvatica, caccia e vigilanza venatoria) ha coinvolto il Parco di Montemarcello, Magra e Vara (che ha proposto alcune integrazioni e modifiche con particolare
riferimento all’attuazione degli interventi previsti all’interno dell’area protetta del Parco e nelle Zone speciali di conservazione di competenza) e gli Ambiti territoriali caccia savonese e spezzino; in merito al documento è inoltre stato chiesto parere dell’Ispra, che ha subordinato il proprio parere favorevole ad alcune indicazioni su cani (prescrivendo di autorizzarne l’impiego nella cerca diurna esclusivamente nel territorio cacciabile e nel periodo 1° ottobre- 31 gennaio di ciascun anno di attività), piombo (indicandone il bando nelle operazioni di controllo della fauna attuate con armi da
fuoco fino ad arrivare in tempi brevi ad una sua completa sostituzione con munizionamento atossico) e corsi di formazione.

Nel decreto di approvazione del Piano si spiega che sono state recepite sia le osservazioni del Parco, sia quelle di Ispra, e che, per quanto riguarda la limitazione dell’utilizzo delle munizioni contenenti piombo, “la stessa è stata confermata per le porzioni di territorio ricadenti nelle zone umide di cui all’art. 31 comma ter della l. n. 157/1992 ed
entro 100 metri di distanza dalle stesse – si legge nel documento -, secondo quanto già previsto per l’attività venatoria, alla luce delle seguenti considerazioni: l’area del Parco, che comprende la maggior parte delle zone umide, non sarà interessata da interventi che prevedano l’uso di armi da fuoco; le zone umide non rappresentano l’habitat del Silvilago; le attività di controllo con l’uso di armi da fuoco saranno di norma condotte in aree nelle quali, nel corso dell’ordinaria attività venatoria, sono comunque utilizzate munizioni contenenti piombo ai sensi delle norme vigenti; l’imposizione del divieto di utilizzo del piombo ai coadiutori al controllo del Silvilago potrebbe condizionare la partecipazione dei cacciatori alla realizzazione del piano, limitando l’efficacia dello stesso; l’obiettivo del contenimento/eradicazione di una specie alloctona è da ritenersi prioritario rispetto all’obiettivo, non ancora sancito dalla legge, di ridurre gli effetti dell’utilizzo di munizioni contenenti piombo al di fuori delle zone umide ed entro i 100 metri dalle stesse”. Nel documento si segnala altresì che le norme dispongono che attività di controllo come queste “non costituiscono esercizio di attività venatoria e sono attuate anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto”.

Il documento regionale decreta infine di approvare il Piano di controllo del silvilago 24-29; di autorizzare gli Ambiti caccia savonese e spezzino a organizzare i corsi di formazione per coadiutori al controllo del silvilago rivolti ai propri iscritti, che comprendano questi aspetti: normativa di riferimento; biologia e criteri di riconoscimento in natura; piano di controllo del silvilago in Liguria 2024-2029: finalità, metodi consentiti, settori e periodi di intervento; modalità di rendicontazione e monitoraggio degli interventi di controllo; di disporre che gli elenchi dei cacciatori formati nei corsi di cui sopra siano trasmessi al Settore fauna selvatica, caccia e vigilanza venatoria e, limitatamente ai corsi organizzati dall’Atc spezzino, anche al Parco del Magra; di autorizzare i cacciatori formati a coadiuvare il Nucleo regionale di vigilanza faunistico-ambientale nell’attuazione del Piano di controllo; di disporre che questo sia monitorato attraverso la compilazione, per ciascun intervento di controllo effettuato con esito positivo, della scheda di controllo silvilago allegata al piano stesso; di autorizzare gli ambiti caccia alla raccolta delle schede compilate dai coadiutori e alla trasmissione delle stesse al Nucleo regionale di vigilanza faunistico-ambientale e al Settore fauna selvatica, caccia e vigilanza venatoria, al fine del monitoraggio annuale del piano; di trasmettere all’Ispra una relazione consuntiva degli interventi che saranno realizzati nel corso del progetto.

Le azioni di controllo saranno realizzate con queste modalità: aspetto o cerca con fucile dei calibri consentiti dalla normativa vigente in materia di caccia, nonché di fucile ad aria compressa. Per l’abbattimento gli operatori potranno avvalersi di un massimo di due cani specializzati e dei relativi conduttori; aspetto notturno con faro e fucile (a canna sia liscia sia rigata) di piccolo calibro, eventualmente con l’utilizzo di mezzi motorizzati (nelle aree idonee); utilizzo di trappole selettive, con chiusura a scatto in grado di catturare l’animale vivo e, in caso di cattura di altre specie, permetterne l’immediata liberazione. Le trappole saranno ispezionate con cadenza giornaliera. In caso di cattura di Silvilago, sarà effettuata l’immediata soppressione, a cura del personale autorizzato agli abbattimenti; cattura con reti: con uso di reti verticali a tramaglio. In caso di cattura di Silvilago, sarà effettuata l’immediata soppressione. Nelle Zone speciali di conservazione, al fine di limitare il disturbo della fauna non target, nel periodo dal 1° marzo al 30 giugno sono previsti esclusivamente gli interventi con trappole. Nelle zone umide delle Zsc, ed entro 100 metri dalle stesse, non potrà essere usato munizionamento contenente piombo. Nell’area protetta del Parco di Montemarcello, Magra e Vara potranno essere utilizzati esclusivamente terzo e quarto metodo, fermo restando che, al fine di limitare il disturbo della fauna non target, nel periodo dal 1° marzo al 30 giugno sono previsti esclusivamente gli interventi con trappole. Inoltre, al fine di limitare il disturbo alla fauna dell’Oasi “Marinella”, qui è previsto l’utilizzo prevalente di trappole e reti, da parte di tutti gli operatori. Eventuali interventi con l’utilizzo di armi da fuoco dovranno essere effettuati dal Nucleo regionale di vigilanza faunistico-ambientale, e non è consentito l’utilizzo dei cani.
Non è fissata una quota di capi prelevabili annualmente. I capi abbattuti nel corso delle azioni di controllo restano a disposizione dei soggetti che hanno coordinato l’intervento (Nucleo regionale di vigilanza faunistico-ambientale,  Parco, Ambito caccia) che li possono destinare ai soggetti che hanno effettuato l’abbattimento, a titolo di rimborso dei costi sostenuti per l’intervento. La destinazione dei capi abbattuti è registrata sulla scheda di controllo.

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