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Luci della città

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Storie di donne che hanno provato a cambiare il mondo: Laura

La staffetta partigiana Laura De Fraia

Laura De Fraia, nata ad Arcola il 24 febbraio 1927, è stata una giovanissima staffetta partigiana, poi una dirigente del PCI e un’amministratrice – assessore ai Servizi sociali – del Comune della Spezia. La sua era una famiglia operaia e contadina, antifascista e comunista. Lo zio Flavio Maggiani nel 1938 fu condannato a due anni di confino. Dopo l’8 settembre 1943 raccolse armi nell’arcolano e organizzò la Resistenza. Tra i protagonisti dello sciopero del marzo 1944, subito dopo, per non essere arrestato, salì ai monti, dove fu tra i massimi dirigenti del partigianato. Dopo la Liberazione venne nominato, e poi eletto fino al 1963, sindaco di Arcola.

 

Laura De Fraia

 

Ecco la testimonianza di Laura, che ho raccolto nel 2017 per il libro “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona operativa, tra la Spezia e Lunigiana”:

“Da ragazza sono cresciuta con l’avversione verso il regime. Mio zio Flavio era il faro, il punto di riferimento. Lui mi spiegò bene le idee comuniste per liberare l’umanità. Quando era al confino, dovevo dire che era all’estero per lavoro: così mi insegnarono la nonna e i miei genitori. Avevo 16 anni, 16 anni e mezzo, quando fui avvicinata da una mia compagna di scuola, Mimma Rolla, una ragazza molto intelligente e molto dolce. Mi chiese, senza preamboli, se ero disposta a tutto per la causa antifascista e antinazista. Le risposi di sì, sentivo che era utile lottare e rischiare anche come ragazze, come donne. La Resistenza a Spezia è cominciata così, costruendo piccoli gruppi di persone per liberarci dal fascismo e dall’invasore tedesco. Dopo il mio sì a Mimma, i compagni del CLN mi chiesero se ero disponibile a portare del materiale di propaganda nei punti di incontro del paese, soprattutto quelli frequentati dai giovani. Il mio nome di battaglia era ‘Franca’. Cominciai a distribuire volantini: la prima persona che incontrai fu Anna Maria Vignolini ‘Valeria’, di Sarzana. Era bionda, come me l’avevano descritta. Lei mi consegnava i volantini da distribuire ad Arcola, a Baccano, al Termo. A casa mia e a casa di Mimma cominciammo a incontrare le ragazze che conoscevamo meglio e di cui ci fidavamo. Ragazze di Arcola ma anche di Vezzano, come Vega Gori. Parlavamo anche di un futuro diverso, di un mondo migliore da costruire come sbocco della Liberazione. Ricordo che discutemmo di uno scritto di Palmiro Togliatti, che parlava di un uomo nuovo, di una società diversa… Poi mi fu chiesto di portare materiale ai monti e accettai. Partivo da Arcola con la bicicletta e una borsa con dentro del materiale e sopra della verdura, cavoli e bietole, e poi salivo fino a Ponzanello, dove c’era un Distaccamento della Brigata Muccini. Tra i partigiani c’era anche il mio ragazzo, Aldo Bertoli, che poi è diventato mio marito [Il suo nome di battaglia era “Domenico”: Domenico Mosti, uno dei martiri del Monte Barca, era stato un suo compagno di scuola al Canaletto]. Naturalmente tornavo a casa la sera. I miei genitori erano consenzienti, ma preoccupatissimi. Nel mio ruolo di staffetta per fortuna non corsi mai grossi pericoli. Il momento più preoccupante era quando passavamo dal centro di Sarzana, perché c’erano i fascisti. Una volta mi fermarono, ma non si accorsero di nulla. Da un certo momento in poi i dirigenti del CLN ci dissero di evitare il centro di Sarzana e di guadare il fiume.
Mi ricordo che i fascisti presero un nostro compagno ad Arcola, Fausto Perroni, il Comandante delle SAP arcolane, che poi fu ucciso dai tedeschi a Ressora. Era il settembre del 1944: c’era stata un’azione dei partigiani guidati da ‘Tullio’ [Primo Battistini, Comandante del Distaccamento Signanini della Brigata Muccini] per procurarsi armi, alcuni tedeschi furono uccisi, altri fatti prigionieri… Per rappresaglia Perroni e nove ostaggi prelevati dalle carceri spezzine furono uccisi. Io e Mimma portammo in pieno giorno, con il Comando tedesco in piazza ad Arcola, un mazzo di fiori rossi al cimitero. Rischiammo molto ma era un atto che sentivamo di dover fare [l’azione fu elogiata dal segretario della Federazione provinciale del Partito comunista Antonio Borgatti “Silvio” in una relazione inviata il 16 novembre 1944 al regionale del partito].
Un’altra volta, sempre con Mimma, scrivemmo ‘W i Patrioti’ sui muri di Arcola. I nazifascisti reagirono con un rastrellamento, il CLN ci rimproverò aspramente. Anche in quella occasione corremmo un bel rischio: due tedeschi ci passarono vicinissimi, per fortuna senza vederci. Sentivamo gli scarponi dei tedeschi che venivano verso di noi. Ci dicemmo: ‘Ci siamo, ci hanno preso’, ci abbracciammo strette contro il muro, ci andò bene. Appena passati, riprendemmo secchio e pennello e continuammo il nostro lavoro.
Il giorno della Liberazione fu una giornata incredibile. Uscii di casa e credo che per due giorni mia madre non mi abbia più visto. Ci cercavamo l’un l’altro per festeggiare. L’unico neo è che il mio ragazzo non c’era perché era stato costretto a passare il fronte e a raggiungere gli Alleati. Il commissario politico del  suo distaccamento [Bruno Caleo, “Fiumi”] era stato ferito gravemente e lui e altri due compagni lo portarono dagli Alleati. Aldo aveva il fazzoletto rosso al collo, la prima cosa che fecero gli americani fu togliergli il fazzoletto”.

La storia di Laura ci spiega che, oltre alla Resistenza armata ai monti, ci fu quella civile nelle città e nelle campagne, che fu altrettanto  importante. Della Resistenza civile furono protagoniste soprattutto le donne, le ragazze in particolare. In una testimonianza del 1994, conservata nell’Istituto ligure per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, Laura racconta:

“All’inizio eravamo proprio un drappelletto: io Mimma Rolla, e poi mia cugina e poche altre ragazze [….] Alla fine eravamo una sessantina, tutte ragazze”.

Laura, a causa della ristrettezza economica della sua famiglia, non aveva potuto studiare, aveva la licenza elementare. Ma leggeva molto, fu un’autodidatta, aiutata da Mimma Rolla:

“E’ stata lei che che mi aveva indicato il tipo di lettura che poteva aiutarmi a crescere e a maturare, ad imparare delle cose che non avevo potuto imparare a scuola. Allora da Steinbeck, Cronin, tutti questi scrittori americani che già davano un’indicazione, poi siamo arrivati anche agli scrittori russi, un po’ più noiosi, un po’ più pesanti, anche se Dostoevskij resta uno dei miei preferiti, però le prime basi le ho avute dai libri americani che mi aveva indicato lei”.

Come emerge da molte testimonianze, nonostante la censura fascista fu la grande letteratura a formare quelle ragazze e quei ragazzi. Nel dopoguerra Laura tornò al Canaletto, dove aveva già vissuto dai dodici ai sedici anni, prima di tornare ad Arcola da sfollata. Si impegnò nella Sezione del PCI del Canaletto e poi nella Federazione provinciale, di cui fu una dirigente, fino a diventare responsabile della Commissione femminile. Fu anche consigliere comunale e assessore ai servizi sociali del Comune della Spezia, nelle Giunte dei Sindaci Varese Antoni e Aldo Giacchè. Molto del welfare cittadino di oggi lo si deve al suo operato: servizi per gli anziani, consultori… Ricordo il Piano dei servizi come componente fondamentale del Piano Regolatore della città.

Come ha scritto Moreno Veschi: “Una sinistra che governava per cambiare e costruire e che non viveva nella banalità del puro amministrare e che si confrontava nei quartieri con il popolo. Il sociale era al centro dei pensieri di quelle amministrazioni. Quegli uomini e quelle donne arrivavano a governare preparati, con anni di studio sui problemi e di lotte concrete,creative di partecipazione popolare, non solo parole”.

Nel 1989 Laura contrastò lo scioglimento del PCI ed aderì a Rifondazione comunista, come Aldo Bertoli, che era stato per tanti anni il “capo” della classe operaia dell’INMA. Come Mimma Rolla. Nel 2017 mi disse: “Tutto quello che abbiamo sognato non si è realizzato, ma mi sforzo di non essere pessimista”. Lo dimostrava la casa di Firenze, dove viveva con la figlia Sandra: una casa piena di bei quadri, paesaggi e ritratti, che lei stessa dipingeva. Sono pieni di colore e di vita.

I sogni di Laura e della sua generazione non vanno dimenticati. Per questo è fondamentale la scuola, come Laura sottolineò nel 1994, riferendosi alla Resistenza: “Se io tornassi indietro farei esattamente quello che ho fatto […]. Quello che mi rammarica è che tutta questa storia, che è storia del nostro Paese, e che è la storia più gloriosa di questo secolo, non è ancora diventata patrimonio dei giovani, soprattutto della scuola. [I giovani] non l’hanno vissuta, non l’hanno sentita neanche raccontare, non la conoscono, sono all’oscuro. Sono pagine, queste, che è un delitto che i giovani non conoscano. Io credo sia un delitto perché da queste cose è nata la Costituzione repubblicana, che non è mica nata così… è nata da questi fatti. […] La scuola ha un compito fondamentale”.

Laura ci ha lasciati l’8 luglio 2024.

 

Post scriptum.

Ho ricordato Mimma Rolla e il suo rapporto con Laura in questi due articoli:
https://www.cittadellaspezia.com/2017/03/05/mimma-una-piccola-grande-donna-228680/
https://www.associazioneculturalemediterraneo.com/sp/citta-della-spezia/rubrica-luci-della-citta-di-giorgio-pagano/mimma-a-laura-sei-disposta-a-tutto/

E in questo intervento:
https://www.associazioneculturalemediterraneo.com/sp/economia-societa-politica-anticorpi-alla-crisi/bella-ciao-in-ricordo-di-mimma-rolla-a-5-anni-dalla-scomparsa/

 

 

lucidellacitta2011@gmail.com

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