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Non solo venerio, benedetto e terenzo

Perché il golfo spezzino è sì “dei poeti” ma anche “dei santi”

«Beato te, o poeta della della scienza, che riposi in pace nel Golfo dei Poeti». Con questa frase, pronunciata a San Terenzo al mare il 30 agosto 1910, il drammaturgo Sem Benelli pare abbia utilizzato per la prima volta – tenendo il discorso per il funerale dello scrittore positivista Paolo Mantegazza – la denominazione che avrebbe fatto storia: golfo dei poeti.

Benelli, in quel periodo, soggiornava spesso tra Lerici e San Terenzo dove pare abbia scritto, nella “Torretta” di villa Marigola, la sua “Cena delle beffe“. I poeti cui si riferì quel giorno erano, in primo luogo (ma certo non solo) Shelley e Byron, ospiti nel 1822 a villa Magni di San Terenzo: permanenza breve, la loro, anche se ancora oggi ammantata di echi romantici. Così, da alcuni anni, il Comune di Lerici ha ripreso a ricordare ogni anno quell’evento.

Ma se il golfo spezzino ha ben diritto di richiamare una storia “letteraria” e di legarla al ricordo di grandi del passato, non sembra priva di fondamento la tesi di chi, il golfo, vorrebbe meglio definirlo il “golfo dei santi e dei poeti”. Il golfo della Spezia (“Sinus Spediensis”) è infatti uno dei pochissimi a poter vantare un proprio santo protettore: Venerio, l’eremita vissuto al Tino nel VII secolo. A proclamarlo patrono del golfo fu san Giovanni XXIII, con la lettera apostolica “Haud raro accidit” (“Non di rado accade”), firmata a Roma il 24 ottobre 1959, nel primo anno del suo pontificato.

Il testo pontificio ricorda la venerazione per il santo: “illius cultus per saecula floruit”, “il suo culto è fiorito per secoli”. Ma ricorda anche un altro santo, Benedetto, che non visse in questi luoghi ma i cui monaci, sin dal secolo XI, furono sull’isola, a tramandare il culto di Venerio. Ancora oggi sono benedettine le monache di clausura di Santa Maria del mare, il monastero che guarda il golfo dall’alto delle colline.

Venerio, Benedetto, ma anche Terenzo, il santo vescovo (forse leggendario) al quale è intitolata la località dove Sem Benelli tenne il suo discorso, san Vito, del quale la chiesa di Marola conserva il corpo, e san Giorgio, protettore di Tellaro contro le incursioni saracene. A loro possiamo oggi aggiungere la spezzina Itala Mela, proclamata beata nel 2017 in piazza Europa, la piazza che sta di fronte al golfo.

Del resto, “laico” che fosse, lo stesso Benelli compose i versi, oggi scolpiti in una parete di Marigola, che iniziano proprio con la parola “Benedette”: “O benedette spiagge dove l’amore, la libertà, i sogni non hanno catene”. Golfo di santi e di poeti, appunto.

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