Buona partecipazione alla Casa del Popolo di Montaretto, ieri sera, per il dialogo tra Giorgio Pagano e Andrea Orlando sul libro “Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto”, che ha coinciso con l’annuncio dell’accordo di un un ampio schieramento di forze progressiste sulla candidatura di Orlando alla presidenza della Regione Liguria. Pagano, curatore del libro, e Orlando si sono in particolare soffermati sulle potenzialità di una parte delle culture del Sessantotto, utili a costruire le “utopie realistiche” per l’oggi. Pagano ne ha indicate alcune, definendole “tracce della trama della storia che possono servire anche per un programma di trasformazioni radicali della Liguria”.
Un punto, questo, su cui entrambi i relatori hanno convenuto: “Bisogna polarizzare, radicalizzare le proposte: se i programmi si assomigliano non si motiva il voto, non si contrasta l’astensionismo”, hanno affermato più volte. Pagano ha insistito sulla partecipazione – “non basta la conquista del potere dall’alto, senza un largo coinvolgimento popolare” –, sulla qualità e dignità del lavoro operaio, sulla centralità, insieme a questo, del lavoro intellettuale, della scuola e della cultura, e sul pacifismo: “Oggi si fatica anche solo a far giungere la voce che dice ‘pace’ e non si lotta come si dovrebbe contro l’atlantismo bellicista”. Anche per Orlando il tema della partecipazione è centrale: “Bisogna ricostruire la democrazia in Liguria – ha detto – dopo che è stata trasformata in oligarchia: la democrazia è solo quella collettiva”. L’Università e la cultura – ha aggiunto – sono importanti anche per combattere il calo demografico. Contro il quale serve, anche e soprattutto, una “reindustrializzazione gentile”, che crei posti di lavoro stabili e di qualità. Orlando ha convenuto che occorre interloquire con la protesta giovanile per la pace: “Si può non essere d’accordo su tutte le parole d’ordine delle manifestazioni studentesche per la Palestina, ma esprimono un forte segnale di partecipazione”.
Soffermandosi sul libro, Pagano e Orlando hanno convenuto su un altro punto di fondo, concludendo così: “Emerge in quegli anni l’importanza del cambiamento anche personale, la capacità delle persone di autodeterminare la propria vita e di contare nella società. Questa voglia di cambiare c’è ancora, la storia non è finita”.