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La lettera aperta

L’ex candidato alla sindaca: “Impegno per integrazione nostri piccoli residenti non ancora considerati italiani”

Arcola vista da Baccano

Lettera aperta alla sindaca di Arcola, Monica Paganini

Buongiorno sig.ra Sindaca,
sono Essaadi Abdelouahed detto Abdu, oggi cittadino italiano che ha partecipato come candidato nella lista Uniti per Arcola alla sua elezione a Sindaco del nostro comune. Nel programma amministrativo approvato che ho sottoscritto e contribuito a far votare c’è una parte che mi sta particolarmente a cuore. Si tratta dell’impegno contenuto nel più ampio obiettivo dei servizi sociali comunali a contenere le diseguaglianze tra i cittadini, tra cui il sostegno all’integrazione delle famiglie extracomunitarie che costituiscono oltre l’8% della popolazione residente.
Conosco di persona la fatica ad integrarsi nella lingua, nella cultura, nelle leggi di un nuovo paese per un immigrato come lo sono stato io, venendo in Italia dal Marocco nei primi anni novanta. E’ stata dura ma oggi sono rispettato nel lavoro e nel paese, anche sui campi di calcio dove svolgo l’attività di arbitro. Spesso quando entro in un bar non riesco mai a pagare il caffè che mi è offerto da qualcuno. Tutto questo grazie all’accoglienza umana e sensibile della comunità arcolana. Ma non è stato facile per le leggi italiane, soprattutto per le regole che guidano la cittadinanza, ossia il riconoscimento pieno dello Stato a riconoscerti i medesimi diritti dei propri cittadini. Oggi il tema è entrato finalmente nell’agenda politica ma sino a oggi non lo è stato per scelte politiche contrarie a modificare la legislazione vigente. Non lo è stato in particolare per i miei figli.
Porto l’esempio di Jad, il mio figlio maggiore, laureato in ingegneria, che ha dovuto aspettare la maggiore età per ottenere la cittadinanza. Eppure è nato in Italia, conosce bene l’italiano (oltre la matematica…), ha amici e conoscenti italiani, ha pagato tasse italiane e non ha mai infranto le leggi italiane. Cosa doveva ancora dimostrare allo Stato per essere considerato italiano? Chi non vive questa condizione non può immaginare l’umiliazione e la sofferenza di chi è costretto, a differenza dei propri coetanei italiani, a non poter esercitare i medesimi diritti, votare ed essere votati, spostarsi, lavorare e stabilirsi liberamente in Italia ed in Europa, accedere ai concorsi pubblici e quindi lavorare per gli enti pubblici, accedere liberamente alla sanità pubblica, tanto per fare degli esempi. Non riconoscere i medesimi diritti ed opportunità a bambini e bambine, espone a condizioni di discriminazione e limita il senso di appartenenza a quel territorio ed a quella comunità, favorendo non l’integrazione ma l’esclusione sociale.
Eppure l’Italia da quindici anni conosce la riduzione della natalità e l’aumento della popolazione anziana, per cui ha bisogno di nuove leve che possano ringiovanirne la base demografica ed aumentarne la popolazione produttiva e contributiva. Pena l’insostenibilità del sistema sociale, previdenziale e sanitario, con l’arretramento della società e gravi ripercussioni sui cittadini più deboli. Mentre il miglioramento del futuro dell’italia può nascere proprio dal pieno riconoscimento dei diritti e doveri degli immigrati. Lo dice l’Inps, non il generale Vannacci che distingue l’italianità solo dal colore della pelle.
Mi rivolgo allora a Lei, sig.Sindaco, perché è persona sensibile a queste tematiche e sono convinto che potrà offrire durante questo mandato tutta la Sua influenza ed il Suo impegno per dare ai nostri piccoli, ancora non considerati italiani ma residenti nel nostro comune, un sostegno all’integrazione nella nostra comunità, a partire dalla scuola, per sostenere ed avviare dal basso un processo inclusivo che mi auguro accompagni la riscrittura della legge sulla cittadinanza, al servizio della crescita civile dell’Italia di domani.
Con riguardo,
Essaadi Abdelouahed (detto Abdu)

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