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L'omaggio di egidio banti

Il ricordo di don Savoca: “Il dono del comunicare”

Don Giuseppe Savoca

Collocare il libro dei Vangeli sulla bara di un sacerdote defunto, durante il rito delle esequie, è da sempre una consuetudine della liturgia. Non c’è dubbio però che l’immagine di quel libro aperto sul feretro di don Giuseppe Savoca, mercoledì scorso nella cattedrale di Cristo Re, sia stata particolarmente significativa ed efficace. Come avrebbe spiegato lui stesso ai suoi allievi del corso sui mezzi della comunicazione sociale all’Istituto superiore scienze religiose, dove aveva rilevato la cattedra di padre Nazareno Taddei. Quell’immagine richiama infatti uno dei punti salienti dell’omelia che, nel corso della celebrazione, è stata tenuta dal vescovo Luigi Ernesto Palletti e che è stata incentrata sul “dono” della comunicazione. “Volendo cogliere i doni che il Signore ci ha voluto dare attraverso di lui – ha detto il vescovo -, dobbiamo constatare che un tratto caratteristico della sua vita è stato segnato dal desiderio della comunicazione. Egli, sia come pastore, sia nel mondo del giornalismo, sia in quello dell’insegnamento e della formazione ha profuso abbondantemente le sue forze e le sue risorse in questo particolare impegno. In tal modo il Signore viene a ricordarci quanto sia importante comunicare, e in particolare dare l’annuncio del suo Vangelo, calato sempre nella dimensione della relazione e dell’ascolto attento, che si fa condivisione, delicatezza, anche in momenti e in situazioni inaspettate. Come pastore tutto ciò era già scritto in don Giuseppe già nella sua vocazione, nella sua ordinazione sacerdotale. Il Signore stesso aveva detto ai suoi discepoli: «ciò che avete udito nel segreto, gridatelo sui tetti». Don Giuseppe sapeva bene quanto, oggi, quei tetti non fossero la cima degli edifici, ma gli strumenti di comunicazione, e in tal modo si è lasciato coinvolgere. Tutti lo ricordiamo sempre presente sulle notizie, spesso anche insistente per poterle avere e condividerle. Di questo aveva fatto un motivo di impegno e di fedeltà al mandato ricevuto”. In effetti, don Savoca ha rappresentato per decenni, alla Spezia, il mondo della comunicazione cattolica. Nel 1976, quando il vescovo Siro Silvestri, appena in giunto in diocesi, aveva voluto l’apertura della pagina di Spezia 7, egli era da poco tornato dagli studi di catechetica e di psicologia seguiti a Roma, al Pontificio ateneo salesiano. Tra gli altri incarichi era stato nominato vice direttore dell’ufficio Pastorale e componente della sezione stampa della commissione per le comunicazioni sociali. Così, quando pochi anni dopo il primo responsabile di Spezia 7, don Angelo Fontanella, passò a sua volta alla segreteria dell’ufficio Pastorale, in vista del lavoro preparatorio del Sinodo diocesano, don Giuseppe passò al suo posto. Divenuto nel 1981 giornalista pubblicista, è stato da allora l’instancabile coordinatore della pagina. L’ultimo articolo è uscito nel numero di domenica 11 agosto, al termine di un periodo di riposo al santuario della Verna: riposo che non gli aveva appunto impedito di preparare articoli e documenti. Anzi, l’ultimo articolo vero e proprio è quello che pubblichiamo oggi, preparato in vista dell’annuncio di un progetto editoriale al quale stava lavorando. Gli ottantaquattro anni di età – era nato a Roma il 9 aprile 1940 – gli pesavano certamente sul fisico (l’ultimo ricovero in ospedale era stato provocato da una caduta con rottura di un femore), ma non sullo spirito e sulla mente. Il vescovo, oltre a quello giornalistico, ha ricordato due altri aspetti della sua lunga vita sacerdotale. In primo luogo l’insegnamento di religione cattolica, nel duplice ruolo (così don Giuseppe si definiva) di “allenatore – giocatore”: insegnante egli stesso per tanti anni, soprattutto al liceo classico “Costa”, e per trent’anni responsabile della formazione, delle nomine e dell’aggiornamento dei docenti. In secondo luogo quello di amministratore di varie parrocchie, ed in particolare, da ultimo, di quella del Sacro Cuore alla Spezia, dove si è adoperato, tra l’altro, per il restauro delle vetrate di Ercole Aprigliano. Ai suoi parrocchiani e ai familiari, in particolare la cognata e le amate nipoti, le condoglianze della diocesi.

(Egidio Banti)

 

L’ultimo articolo preparato da don Giuseppe: un testo per la storia

Negli ultimi tempi, nonostante le difficoltà di salute, oltre a preoccuparsi come sempre della pagina della diocesi, don Giuseppe stava lavorando ad un progetto al quale – diceva – aveva pensato proprio nel susseguirsi del lavoro per il giornale. Si trattava (e si tratta) di una raccolta di biografie di sacerdoti e di laici dalle quali potesse emergere il ruolo importante e spesso decisivo che il cosiddetto mondo cattolico ha avuto, dal dopoguerra ad oggi, nella crescita umana e sociale della città e della provincia della Spezia. Aveva anche preparato un articolo illustrativo del suo lavoro. Il progetto non è stato ancora concluso, ed è auspicabile possa essere inteso come un compito da realizzare. Nel frattempo, l’articolo può ora essere pubblicato, anche come un suo “testamento” professionale e culturale.

Si suol dire che la storia è maestra della vita perché propone esempi da imitare ed errori da evitare. Ma il tempo, come la sabbia nel deserto, può cancellare ogni orma del passato se non lo sappiamo mantenere integro attraverso il ricordo. Ed è per questa ragione che, con l’incoraggiamento di amici, mi sono proposto di preservare nel tempo, attraverso la testimonianza di persone che le hanno vissute in prima persona, le vicende più importanti della storia ecclesiale della nostra diocesi, dalla seconda guerra mondiale in avanti. Ciò andrebbe fatto attraverso la presentazione di figure particolarmente rappresentative, quali sono stati i sacerdoti, senza tuttavia dimenticare figure di spicco del laicato cattolico, come ad esempio la beata Itala Mela. Tale scelta di fondo è determinata dal fatto che ai nostri giorni si assiste, non solo a livello nazionale ma anche mondiale, ad una sistematica denigrazione della figura sacerdotale, generalizzando singoli limitati episodi, di sicuro non edificanti, per screditare non solo tutto il clero, ma la missione stessa dell’intera Chiesa. Come mi auguro, dalle testimonianze che verranno presentate – e che sarebbero certamente molto numerose – potrà emergere il vero volto di un clero che ha condiviso con il suo popolo gioie e dolori, speranze e delusioni, pagando anche con la vita. Nel contempo, attraverso i sacerdoti e i laici impegnati, potrebbe bene apparire il volto di una Chiesa locale che non è stata mai arroccata in se stessa, bensì aperta al dialogo ed alla collaborazione con il mondo moderno. Purtroppo negli anni che stiamo vivendo, con il fenomeno della secolarizzazione ma non solo, assistiamo ad una situazione di marginalizzazione della Chiesa e del suo messaggio ed è bene che, senza alcuna polemica o risentimento, ma con la forza dei documenti storici noi questo riuscissimo a correggerlo. A beneficio di tutti”.

Giuseppe Savoca

 

Don Giuseppe Savoca nasce a Roma il 9 aprile 1940. Dopo gli studi in seminario, è ordinato sacerdote a Pitelli, parrocchia di origine, il 30 giugno 1963. Dal 1963 al 1967 è alla Spezia curato della parrocchia di Pegazzano. Prosegue gli studi a Roma, presso l’Ateneo Salesiano, dove consegue la licenza in Pedagogia, e nel contempo e canonico mansionario nell’allora cattedrale di Sarzana. Dal 1973 è canonico del capitolo di Brugnato e dal 1998 canonico di quello della cattedrale della Spezia. Insegnante in seminario dal 1973 al 1976 e ancora dal 1980 al 1983,  dal 1986 insgena Catechetica e poi Mezzi di comunicazione sociale nell’istituto di Scienze religiose. Insegna a lungo Religione cattolica al liceo classico “Costa” ed anche all’istituto “Fossati”. E’ segretario dell’ufficio Catechistico dal 1973 al 1983, vice direttore dell’ufficio Pastorale dal 1976 al 1980, direttore delle Comunicazioni sociali dal 1987 al 1992, direttore dell’ufficio Educazione, scuola e università dal 1991 al 2021. Giornalista pubblicista, dal 1981 al momento della morte è responsabile della pagina Spezia 7. Dal 2012 è amministratore parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù, in via XX Settembre alla Spezia, dopo esserlo stato di varie altre parrocchie.

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