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Il volume di trani e marangione torna in libreria in versione ampliata

“Volante Lambrate… portatevi a Piazzale Loreto!”: un racconto dalla nuova edizione di “Poliziotti e cittadini nella Resistenza”

Emidio Mastrodomenico, immagine da "Polizia e cittadini nella Resistenza"
Emidio Mastrodomenico, immagine dal libro

Seconda edizione alle porte per Poliziotti e cittadini nella Resistenza. Una versione ampliata (e con nuovo sottotitolo: da Martiri dimenticati a Le ragioni di una scelta), quella del volume firmato da Tarcisio Trani, presidente dell’Associazione nazionale Polizia di Stato della Spezia, e Vincenzo Marangione, alle spalle lunghe carriere in Polizia, entrambi di origine salentina e spezzini d’adozione. In vista dell’uscita del volume, riceviamo e pubblichiamo un racconto tratto dallo stesso.

10 agosto 1976 – “Volante Lambrate”…..portatevi a Piazzale Loreto!
Durante il percorso della scrittura del libro, ci è parso, casuale o forse “voluto”, ricordare un fatto accaduto ad uno degli autori del libro. Tarcisio Trani
Un fatto che si lega in modo significativo e surreale a quello accaduto a Milano il 10 agosto del 1944 giusti 30 anni dopo
Nel 1974, lo scrivente allora con la qualifica di Vice brigadiere di P.S. Tarcisio Trani è assegnato alla Questura di Milano, proveniente dalla scuola Sottufficiali di Nettuno e poi da quella specialistica della Polgai di Palermo.
Milano sarà una delle tappe indicative per compiere una missione che lui stesso non immagina e che alla luce di quanto accade negli anni successivi, sembra che tutto venga predisposto per far riscoprire fatti e uomini della nostra storia Resistenziale, rimasti per anni nell’oblio ma riportati al loro rialzo memoriale attraverso il libro“Polizia e cittadini nella Resistenza”- I Martiri Dimenticati.-
con l’ apposizione di una lapide ed in ultimo il 1 febbraio 2024 con la posa delle pietre d’inciampo
in ricordo di due commissari e di altri agenti della Polizia arrestati a La Spezia dalle SS nel novembre del 1944 perchè accusati di far parte del CLN. e deportati nel campo di sterminio di Mauthausen da dove soltanto uno riusci a sopravvivere.
Il primo segnale arriva le “idi” di agosto: Milano 10 agosto 1976! Il mattino di quel giorno, come tutte le giornate estive milanesi, le vie sono semideserte. Da qualche ora, dopo le sette, a seguito del cambio turno che si svolge presso il Commissariato di zona Lambrate, il Brigadiere Trani si trova in perlustrazione in quella zona; un quartiere di Milano, che dal centro passando per corso Buenos Aires e Piazzale Loreto, si estende tra i vasti quartieri popolari suddivisi dalle due importanti diramazioni di viale Padova e viale Monza.
Una fetta della città di duecentomila abitanti con diverse realtà abitative economiche e sociali. .
Per Trani era iniziata già da un po’ di tempo la sua vera attività di poliziotto, con qualche ansia, sapendo bene a quale rischi andava incontro, anche se attutita dalla consapevolezza di aver avuto fortunatamente come collaboratori due ragazzi eccezionali.
Quegli anni trascorsi a bordo della Volante “Lambrate” sono stati ricchi di molte gratificazioni, ma quella di cui andava orgoglioso era quello di sentirsi utili per la società nella lotta alla criminalità, ma soprattutto verso le loro più disparate esigenze personali, non ultima anche quella di salvare un gattino in pericolo su di un poggiolo.
Tutti i poliziotti della Questura di Milano in servizio alla ” Squadra Volante” erano consapevoli del loro lavoro anche “sociale” che svolgevano con entusiasmo e generosità anche a costo della propria vita come accaduto al buon Aliano Bracci, ucciso da una raffica di mitra nel corso di una rapina ad una banca.
In quegli anni, la maggior parte dei milanesi nel mese di agosto parte per le vacanze verso la riviera romagnola ma soprattutto verso le regioni meridionali, ritornando per le vacanze presso i loro luoghi natii. Gli interventi della Volante sono rivolti essenzialmente verso la prevenzione del crimine ma anche verso il soccorso ai cittadini che in quel periodo calavano drasticamente di numero come si poteva constatare dalle frequenza delle chiamate d’intervento dalla sala radio della Centrale Operativa della Questura.
In quella specie di “tranquillità” (vocabolo eufemistico ) di perlustrazione, verso le 8,30 arriva alla radio la voce decisa e chiara del capo turno, maresciallo Di Giacomo che chiama il nostro equipaggio: “Volante Lambratee,! Il sereno colloquiare dentro l’autovettura , una Alfa Romeo 2000,viene interrotto e scambiato con uno sguardo denso di qualche interrogativo sul probabile intervento in quell’orario..quindi si risponde alla chiamata:: “In ascolto”. – poi dalla Centrale – “Portatevi a piazzale Loreto e dite cosa sta succedendo”. . – Ok ci portiamo subito sul posto- Queste più o meno le parole intercorse tra l’equipaggio della Volante Lambrate con la Centrale Operativa della Questura
Nel giro di pochi minuti si arriva allo svincolo con via Porpora e da li fermi in corrispondenza dell’incrocio, i componenti della pattuglia può subito osservare che in un angolo della rotatoria dall’altro lato vi è un nucleo di poliziotti in piedi vicino ad un vecchio Fiat OM CL del III Reparto Celere e ci si affianca al veicolo della Celere; sceso poi dall’auto si dirige incontro al collega , il capo plotone dei poliziotti della celere, un parigrado con qualche anno di servizio in più, che dopo averlo salutato calorosamente, lo accompagna verso l’auto dell’ufficio politico, distante circa cento metri. Strada facendo il sottufficiale della Celere lo avvisa che il funzionario, aveva chiesto al C.O.T. anche il supporto della Volante di zona , qualora non fosse impegnata diversamente, per dare una visibilità della Polizia, diversa dal reparto celere .
L’auto dell’ufficio politico, una Alfa Sud di colore beige era posizionata all’angolo della rotatoria di Piazzale Loreto con corso Buenos Aires. Insieme al collega della celere raggiungono il funzionario dell’Ufficio Politico, dott.A.F. che in quel momento si trova vicino ad altri tre poliziotti in abiti civili, ritti in piedi vicino alla loro auto. Il funzionario dopo un breve scambio di saluto, dà al brigadiere Trani delle indicazioni circa il posto di posizionamento dell’auto della “Volante”, aggiungendo che di li a poco sarebbe arrivato un corteo di manifestanti per una commemorazione presso il monumento che ricorda una strage dei partigiani-l Poi il dirigente, gli chiede se fosse al corrente che tra questi vi era anche un agente di P.S. che si chiamava Mastrodomenico e che prestava servizio al Commissariato di Lambrate! Il brigadiere Trani rimane per un attimo turbato da questa strana coincidenza: lui sulla Volante “Lambrate”, il giovane Mastrodomenico di servizio al Commissariato di Lambrate.Con questi pensieri, durante il tragitto che lo conduce verso la sua pattuglia per informare i ragazzi della situazione, Trani avverte una strana sensazione, come se Mastrodomenico gli volesse lasciare un messaggio che soltanto ora che scrive questo racconto comprende come un “segnale” foriero verso altri accadimenti.
Ma torniamo al racconto di quel giorno: ritornato all’auto, informa i ragazzi della situazione e all’autista di predisporre l’auto nel punto indicato dal funzionario e cioè a qualche decina di metri dal luogo commemorativo in modo da dare ai componenti della manifestazione un segnale di sicurezza, di attenzione nei loro riguardi, ma soprattutto di indicare una vicinanza di uguali sentimenti per onorare quei Caduti.
Dieci minuti successivi proveniente da Corso Buenos Aires arriva lentamente un corteo formato da un centinaio di persone, che recano al seguito alcuni stendardi e bandiere italiane e si dirigono proprio li nell’angolo della piazza. tra Corso Buenos Aires e Viale Brianza
Insieme al funzionario, il brigadiere Trani si avvicina al luogo del monumento memoriale; poi compiendo qualche passo, nota che Il monumento è costituito da una stele a sezione triangolare con un bassorilievo. Vi è ritratto un uomo incatenato. Il retro della stele presenta la seguente iscrizione con i nomi delle vittime.:
Glii scappa un …”mamma mia erano tutti giovanissim”! I trucidati dai fascisti il 10 agosto del 1944. soltanto uno, Salvatore Principato era nato nel 1892, quindi aveva 52 anni; era un insegnante ed è stato ucciso dopo essere stato torturato nelle carceri fasciste, infatti dopo la morte hanno riscontrato che aveva un braccio rotto ed un occhio tumefatto.
Osserva con una certa emozione tutte le persone li presenti poi arrivano le autorità e cerca di recuperare il posto dov’ era in sosta l’auto di servizio, ma il funzionario gli intima di restare vicino a lui Cosi può osservare meglio i volti di quei parenti e di quei vecchi partigiani ognuno con il fazzoletto al collo che indica la loro appartenenza alla formazione partigiana di riferimento. Molti di loro hanno al petto diverse medaglie appuntate e rimangono lì fermi a testimoniare la loro presenza e quello che loro rappresentano con più valore; osservo quel rigido sguardo, fisso sul ricordo degli anni trascorsi a combattere nelle città occupate dai nazisti e presidiate dai fascisti, oppure sulle montagne dove avevano scelto di recarsi o costretti a ritirarsi per poi da lì combattere e ricacciare fuori dal paese i nemici dell’umanità, pensieri mesti che ricordano quelli deportati nei campi di sterminio, dove hanno visto i loro compagni o familiari uccisi, e quei luoghi dove hanno continuato a lottare, e tutti quelli che naturalmente si sono opposti al nazismo ed al fascismo. Il Brigadiere Trani inizia a sentire un certo turbamento e…. rispetto; diversi pensieri in brevissimo tempo si affastellano nella mente ma soprattutto nel cuore. Volge poi lo sguardo verso il funzionario che contraccambia con un accenno di assenso di muta condivisione. Continua ad osservare il passaggio di tanti partigiani e molte donne accanto al monumento; ognuno porta con sè qualche fiore o un biglietto che lascia sul luogo ai piedi dell’opera scultorea
Impietrito su quella scena sobbalza quando sente strattonare il braccio; è il funzionario che lo fa tornare con i piedi per terra dicendo che la cerimonia è conclusa e che può ritornare a riprendere il
nornale servizio. Nel tornare indietro,, verso l’auto di servizio dove lo aspettano l’autista Antonio Vizzino e Farina Filippo volge un ultimo sguardo riflettendo sul nome del poliziotto partigiano promettendo a se stesso che avrebbe studiato di più l’accadimento per comprendere il sacrificio di quel giovane collega, Emidio Mastrodomenico… Poi a La Spezia… e la storia continua!
(Tarcisio Trani)

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