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"ora vado al molo a controllare che il mare sia sempre lì"

Dal secondo posto dietro Stalin ai successi nei Master, Ermirio racconta la sua lunga vita d’acqua

Vittorio Ermirio
Vittorio Ermirio

“A Vernazza abbiamo sempre avuto la fissazione per la pallanuoto, chissà perché”. Forse per la conformazione del porto, quasi un campo naturale, protetto. Forse perché un po’ per scherzo un po’ per davvero i bambini venivano buttati subito in mare e il secondo passo naturale è andare dietro a una palla.
Vittorio Ermirio è nato a Vernazza il 7 novembre 1942. Tra una partita a Cirulla in piazzetta e un viaggio in treno verso Spezia, il discorso cade sempre lì: il nuoto, la pallanuoto, il nuotare. “Ho fatto la prima gara a quattro anni, una classica di Vernazza: dal molo alla piazza. Primo classificato Stalin, secondo io”. Altri tempi, quando ci si chiamava per soprannome e il porticciolo si presentava in modo diverso.

“Ho voluto disegnare com’era. Il quadro è appeso nel ristorante dei miei cugini. Il mio soprannome era Bistecca, perché ero un bambino magro tutto ossa – spiega Ermirio –, poi quando ho cominciato a nuotare è diventato Paliaga. Erano gli anni Cinquanta e il campione triestino Giovanni Paliaga, detto Gianni, militava nella Chiavari Nuoto e vestì la maglia azzurra alle Olimpiadi di Helsinki, dove era ultimo frazionista nella staffetta 4×100, quando ad aprire la frazione era un certo Carlo Pedersoli, più tardi noto come Bud Spencer”.

Racconta ancora Ermirio esaltando le proprie doti agonistiche con il sorriso: “Galleggiavo in modo naturale. È stato naturale orientarsi alle discipline sportive nel periodo della leva. Praticavo tetrathlon con le Fiamme Oro: nuoto, corsa, tiro con la pistola e scherma. Poi mi hanno informato che avrei dovuto praticare anche l’ippica altrimenti non sarei andato alle Olimpiadi. Darmi all’ippica? A Vernazza significa non esser capace di fare”. Conclusa l’esperienza del tetrathlon, Ermirio si è focalizzato sull’attività natatoria: “A Vernazza avevamo il nostro concittadino Resasco Fioravanti, campione del mondo di nuoto a salvamento. Fu lui a volermi in Polizia. Sono stato il primo in paese a scendere sotto al minuto a stile libero. Quando ho fatto i campionati militari di nuoto abbiamo vinto la staffetta 4×200; siamo arrivati secondi nella 4×100 mista, dove io facevo stile libero, e terzi nella 4×100 stile libero”.

La collezione di titoli è tutta in ascesa: “A 19 anni sono andato a Sturla per il Miglio Marino, l’ormai storica gara in mare aperto: c’erano tutti i grandi nuotatori liguri. Sino agli ultimi 100 metri combattevo per il primo posto: a 20 metri dall’arrivo mi è venuto un crampo. Sono salito sul podio, ma al terzo posto. Stavo per superare il primo e invece sono scivolato in terza posizione. La gara veniva dopo i campionati liguri ad Albaro: ero giovane, non sapevo dosare…”.

E sull’approdo alla pallanuoto: “Ho imparato con il Lerici, negli anni dal ‘58 al ‘61. Con il Lerici ho esordito in Serie A. Negli stessi anni vincevo il titolo ligure in tutte le gare di nuoto e nuoto pinnato. Mi sono divertito”.

Qual era – domandiam a Ermirio – la tua dieta del campione? “Quando facevo le gare fondo, 8 km e 4 km, di solito io mi alzavo alle 7 (si partiva alle 10): mi facevo fare la pastasciutta, spaghetti al burro e parmigiano, era quello che mi dava la carica. Non ho mai fumato o preso droghe”. E il tuo sogno? “Come tutti i bambini, volevo guidare i treni. E infatti nel ’69 sono entrato in ferrovia. Lo stipendio del ferroviere era ed è migliore di quello del poliziotto. Come pallanuotista ho continuato a giocare: dall’Andrea Doria in serie B alla squadra di Vernazza in serie C, sia come giocatore che, in seguito, come allenatore. Quand’ero all’Andrea Doria insegnavo anche a nuotare a delfino. Ho portato Bracco ai Mondiali e la Neonato ai Campionati Italiani. Con la pallanuoto Vernazza fu memorabile la trasferta a Cagliari, vinta 2 a 1 con i miei gol. Negli ultimi anni si prendeva l’aereo ma le prime volte occorreva partire in nave da Civitavecchia. Quando allenavo in porta c’era Aldo Sassarini, il quale è poi passato alla Pro Recco, fortemente corteggiato. Ho continuato ad allenare i ragazzi dell’under di Vernazza fino agli anni Ottanta, con ottimi risultati. Mi hanno chiesto di allenare i ferrovieri ma sono stato chiaro: sono entrato in ferrovia per fare il macchinista”.

Com’è finita l’avventura della pallanuoto a Vernazza? “Da regolamento è diventato obbligatorio avere una piscina. Siamo andati a Spezia ma nel capoluogo non ci seguiva nessun tifoso. Qui invece accorrevano da tutte le Cinque Terre”.

Segui ancora la pallanuoto? “Mi piaceva abbastanza guardare le partite ma oggi è cambiato tutto: noi facevamo la nuotata per prender mezzo metro e andare in porta, ora si controllano”.

Negli anni Novanta hai cominciato l’attività nei Master: “Ho la testimonianza nel portafoglio. Non è datata, ma si ritrova. Dice: Ermirio mondiale nel master 65 di nuoto. Vittorio Ermirio ha ottenuto il record mondiale master 65 nei 400 stile libero con il crono di 4’59’’02 e migliorato di ben 10” il precedente che era dell’americano Johnston”.

L’anno era il 2007 e quel primato è il risultato manifesto di una carriera agonistica che è un programma permanente, uno stile di vita. “Ho fatto anche nuotare mia moglie nei Master! Austriaca, sciatrice, aveva gambe buone, perfette per lo stile rana. Ilse Reupichler era venuta in vacanza a Vernazza: non l’ho più fatta andar via. Ho sfidato i retaggi della storia: gli austriaci per i miei familiari, genitori e zii, erano i nemici, io avrei sposato una nemica. Per loro era inaccettabile: l’hanno accettata”.

Ricordi il tuo primo titolo italiano nei Master? “Era il 1995. Facevo i 50, 200, 400 e 1500 stile libero. Ho conquistato il titolo italiano in tutte le fasce. Mi ha soffiato il tempo sui 100 Eraldo Pizzo. Ho poi aggiunto i 200 misti e i 100 farfalla e ho conquistato il record del mondo nei 400, 800 e 1500 stile libero. Agli Europei ho siglato il record nei 200. Tutto un succedersi di titoli sino al record mondiale del 2007 e anche successivamente. Il mio record italiano nei 200 stile libero è durato sino al 2017. Mio anche il record dei 50 delfino con il tempo di 34” e 5 decimi. Se c’era un record io volevo batterlo: fino alla pandemia ho migliorato i record dei 400 e 1500 stile libero”.
E dopo la pandemia?
“Non nuoto dal 2020. Quell’anno è cambiato tutto. Passeggio sino al molo, a controllare che il mare sia sempre lì”.

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