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L'ultimo saluto a sarzana

L’impegno “sociale” e cristiano di Paola Gari: “Avevo fame e mi avete sfamato”

Lutto

La chiesa di San Francesco gremita di persone ha dato martedì l’estremo saluto a Paola Gari, durante la Messa celebrata da don Franco Pagano. Gari, spentasi serenamente nella sua casa di Sarzana dopo un lungo periodo di malattia, è stata un personaggio importante della città, schiva nel carattere ma sempre determinata nell’agire. Aveva ottantanove anni. Figlia di uno “storico” segretario comunale, era stata funzionaria e poi dirigente dell’ospedale, e poi dell’Unità sanitaria locale. Aveva contribuito alla nascita del nuovo ospedale a Santa Caterina, favorendo la scelta di Giovanni Michelucci per l’ultima opera dell’illustre architetto, e a seguire all’avvio del sistema sanitario nazionale. La sua vita è stata però segnata dall’impegno nel campo del “sociale”, illuminato dalla fede cristiana: una fede che, alla luce del Concilio Vaticano II, spesso anticipava i tempi attuali. Aveva così costituito e animato il gruppo “Amici di padre Damarco”, del quale più volte queste pagine hanno riferito. Padre Vincenzo Damarco, religioso vincenziano a Sarzana negli anni Sessanta, le era stato amico e maestro.

Per questo, dopo il suo forzato trasferimento, si era a lungo adoperata affinché la congregazione “della Missione” potesse riconoscerne la correttezza e il valore pastorale. Due anni or sono, con la presenza a Sarzana del visitatore nazionale padre Erminio Antonello e il ripristino della targa che a Damarco ha intitolato il vialetto delle “Missioni” aveva potuto considerare compiuto quel compito. Non però per tirare i remi in barca, bensì per proseguirlo, operando a tutto campo nel settore dell’accoglienza e dell’integrazione, aiutando i vincenziani missionari in Madagascar, la comunità di Sant’Egidio e, ancora sino a pochi giorni fa, l’opera dei “corridoi umanitari”. Leggendo le omelie di padre Danarco, che più volte, raccogliendo il testimone della sorella Giuliana, aveva voluto ristampare, si può davvero cogliere il senso profondo di un cammino di fede legato al dettame evangelico “Avevo fame e mi avete sfamato”. Già vedova di Eliano Andreani, aveva perduto il figlio Aldo prematuramente. Alla figlia Elena, alla nuora Daniela e ai nipoti le nostre condoglianze.

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