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Il cardinale zuppi a lerici

Onde di pace sulle sponde del Golfo dei santi e dei poeti

Premio Narducci al cardeninale Zuppi, immagine dalla pagina Facebook di Avvenire
Dalla diretta sulla pagina Facebook di Avvenire

In una intervista del marzo scorso, papa Francesco aveva parlato del “coraggio della bandiera bianca”, come segno di volontà di pace e di negoziati. Un tema iconico, si potrebbe dire, che, al di là di tante discussioni, ha fatto presa su molti, a cominciare dai più giovani. Lo si è visto giovedì sera a Lerici quando, sul palco della festa di Avvenire dove il cardinale Matteo Zuppi aveva appena ricevuto dalla piccola Giulia il premio “Angelo Narducci”, hanno fatto festosa irruzione, invitati dalla bravissima conduttrice Lucia Bellaspiga, i ragazzi e le ragazze della parrocchia. Portavano due bandiere bianche, con la semplice scritta “Lerse” (Lerici, nel dialetto locale): una per il cardinale ed una per il papa, con la richiesta a Zuppi di fargliela avere. Un gesto a sorpresa, che non era nella scaletta, ma quanto mai significativo. Il tema della pace, del resto, è stato tra i temi centrali della serata, con l’intervista al cardinale di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana. Il titolo dato all’incontro era “Onde sonore” e, parafrasandolo, si può davvero dire come “onde di pace”, giovedì scorso, abbiano lambito le sponde di Lerici e di quel Golfo spezzino che è chiamato “dei poeti”, ma anche “dei santi”, e che proprio come tale è sempre stato, sin da tempi molto antichi, un golfo di accoglienza, e quindi di pace. Lo ha ricordato Lucia Bellaspiga al momento della consegna del premio, con riferimento all’immagine della Madonna di Maralunga, patrona di Lerici e anche della festa del quotidiano cattolico, giunta quest’anno alla sua quarantottesima edizione. Quell’immagine venne trovata come per miracolo da tre pescatori, nel lontano 1480, nella piccola baia detta appunto di Maralunga: proveniva dal mare, ed era proprio per questo un invito all’accoglienza, così come dalla parte opposta del golfo lo erano stati a lungo i fuochi accesi da san Venerio e dai monaci dell’isola del Tino. Quanto al significato di “onde sonore”, lo ha spiegato Arnoldo Mosca Mondadori, presidente della fondazione “Casa dello spirito e delle arti”, oltre che consigliere dell’”Opera Cardinal Ferrari” di Milano e della casa editrice Morcelliana. Sul palco di Lerici, grazie appunto alla fondazione e ad Avvenire, hanno così trovato posto alcuni strumenti musicali realizzati nel carcere milanese di Opera dai detenuti addetti alla “liuteria”: il legno utilizzato era quello di alcune delle barche naufragate nelle acque vicine a Lampedusa. Con quei legni sono stati costruiti gli strumenti di un’intera orchestra, l’Orchestra del mare, e due di essi, un violino e un violoncello, sono stati portati a Lerici. Li hanno suonati, intervallando le risposte del cardinale Zuppi a Lucia Bellaspiga, i musicisti Pietro Boscacci e Issei Watanabe, che hanno eseguito brani importanti della storia musicale europea, da Vivaldi a Bach a Beethoven. Tutto questo ha oggettivamente creato un’atmosfera densa di fascino e di emozione, come forse poche altre volte era avvenuto nel quasi mezzo secolo di vita della festa lericina, “decana” – come ha ricordato Lucia – delle manifestazioni analoghe a sostegno del quotidiano cattolico. E’ stato un abbraccio ideale non solo al cardinale Matteo Zuppi, emozionato a sua volta ma sempre quanto mai disponibile a raccogliere domande, saluti, raccomandazioni per i non facili compiti affidatigli dalla Chiesa, ma anche a tutta la comunità lericina e a quella della diocesi, rappresentata dal vescovo Luigi Ernesto Palletti e dai suoi collaboratori. Molte erano le autorità presenti: il prefetto, il sindaco di Lerici, l’ex direttore di Avvenire e ora europarlamentare Marco Tarquinio e, per il giornale, il direttore generale Alessandro Belloli. E’ stato davvero un momento importante, un “ponte” ideale e concreto verso la società e i suoi problemi, nel segno di una fede che si fa storia e che aiuta a guardare avanti. Per il parroco don Federico Paganini e per le volontarie e i volontari senza i quali sarebbe impensabile la festa è stato certo un motivo di soddisfazione, ma anche di rinnovato impegno, nella fedeltà all’intuizione avuta nel lontano 1975 da don Franco Ricciardi con la prima “festa popolare”, divenuta poi, sin dall’anno dopo, la festa di Avvenire. La conclusione di questi straordinari otto giorni sarà stasera alle 18.30 con la Messa celebrata da don Federico, seguita dalla “cena insieme” dei saluti.

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