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Edizione 2024

La sfilata del Palio del Golfo diverte, sorprende e racconta una città intera fotogallery

A margine della manifestazione: un'agente della Locale ha avuto un malore durante la cerimonia di riconsegna dei palii. Qualche piccolo intoppo durante la sfilata: al Canaletto salta una cassa per la musica. Il pubblico ha "invaso" in più di un'occasione il percorso della sfilata rallentando il percorso.

La forza degli equipaggi arriva anche, anzi soprattutto, dalla gente della borgata. La sfilata del Palio del Golfo è il momento cardine per raccontare talvolta fatti realmente accaduti, immaginare mondi fantastici e perché no sognare, riscrivere qualche favola oppure la leggenda. C’è anche chi decide semplicemente di mostrarsi per quello che è e sceglie di farlo con la manifestazione che più lo rappresenta.
Tutto questo hanno cercato di raccontare le tredici borgate che ieri sera, nel consolidato percorso da Piazza Brin a Piazza Europa, hanno sfilato fino alla riconsegna dei palii. Proprio durante la cerimonia un’agente di Polizia locale che faceva il picchetto dal palco ha accusato un malore ed è stata soccorsa immediatamente da un ambulanza presente sul luogo. Elemento necessario per un evento di questa portata. La tradizione vuole che a raccontare i volti e le emozioni siano le foto dello storico fotografo di Città della Spezia Stefano Stradini.

La sfilata è andata liscia, o quasi, le borgate si sono impegnate al massimo e alle prese con regole più ferree per quanto i carri dove, per quest’anno, è stata vietata la presenza di persone a bordo. A scandire i tempi anche qualche stop: un generatore saltato per il Canaletto e qualche rallentamento. Sul finale in Via Chiodo il passaggio della Venere Azzurra è stata “ostacolata” proprio dal pubblico che dopo il passaggio del Porto Venere ha cominciato a sparpagliarsi per Corso Cavour dove ancora dovevano passare l’ultima borgata, i mezzi di soccorso e la Banda Puccini di Migliarina. Immancabili i riferimenti alla cronaca e un pensiero è andato a chi non c’è più e che sta lottando dopo un brutto incidente. E’ il caso del giovane Andrea Martinetti rimasto coinvolto recentemente in un grave incidente stradale. Un altro omaggio del mondo del Palio arriva in memoria Antonio Coppa, secondo remo dello storico equipaggio, del Canaletto, capitanato da Gianni Casali e che per cinque anni dominò le disfide remiere degli anni Sessanta. Il mondo delle borgate lo omaggio e si stringe alla famiglia.

Ma ora è il momento di riavvolgere il nastro e tornare all’inizio. Ad aprire come di consueto la banda della Marina militare e le autorità, il Comitato delle borgate con il proprio vessillo, la giuria per poi lasciare il passo al vero spettacolo: la sfilata.
La prima borgata a sfilare è il Fezzano che scherzosamente si affida all’oroscopo e chiede proprio alle stelle “Chi vincerà”.
Seconda la borgata del San Terenzo che sceglie l’attualità in cui si lascia alle spalle un anno difficile in cui, sostengono con una bara ad aprire il corteo, “Qualcuno ci voleva morti”. Ma la borgata racconta come sia risorta, si arrabbia, si affida alla sua gente, rinasce e ritorna. Non usa mezzi termini: “Giù le mani da Sante” e si affida alle note di “Siamo ancora qua” di Vasco.
E’ la volta poi di Fossamastra che ama sognare con gli occhi di un bambino. Ad aprire la voce di un bimbo che racconta un sogno meraviglioso guardando il Golfo: un grande uomo “Mister Palio” cerca di domare tredici stelle. Tra una ninna nanna e tanti pigiami Fossamastra sogna e continua a rimanere estasiata dal Golfo.
Il Canaletto riporta tutti a scuola e offre un’analisi etimologica. Si impone di non far pronunciare la parola “cozza” ma alla Spezia ne esiste una soltanto “muscolo”. Il Canaletto gioca, gioca, si diverte e “scomoda” i grandi Leonardo, Darwin ma anche Dante e Virgilio. Ci mettono anche qualcosa in più: hanno scritto una canzone precisando il perché si dica “muscoli” e non “cozze”. Canzone che non tutti hanno potuto sentire perché la una cassa ha smesso di funzionale.
Anche il Cadimare canta la sua canzone, scritta dalla borgata che sceglie il tema dello sbarco dei pirati. Il Cadimare ha dedicato l’intera sfilata ai suoi sostenitori e sceglie un gigantesco veliero. Altro elemento cardine è la caccia al tesoro, il palio, che nel cammino la borgata vorrebbe conquistare per la ventisettesima volta.
Il Muggiano si abbraccia e celebra uno dei momenti che riunisce tutta la borgata: sceglie la festa che ogni anno si tiene alla “marinetta” con la tavola imbandita, tanti commensali e anche quest’anno stupisce con un carro meccanico animato da un cavalluccio marino, con i commensali, vestiti di tutto punto, ma decisamente statici. La borgata ha ovviato il problema delle persone “vive” sul carro piazzando dei manichini.
Poi c’è il Lerici che vuole raccontare una sua brillante e personalissima versione dell’Odissea dove la grotta di Polifemo è in reltà Torre Scola. Il ciclope troneggia su un carro e animato meccanicamente. Le difficoltà non mancano: a partire dal canto delle sirene. Tutta la borgata va per mare per recuperare il palio ma… la vera sorpresa è che è sempre stato nella loro “Itaca” lericina.
Spezia Centro abbraccia tutti e aggiunge un posto a tavola: come ormai da tradizione la borgata della centro città sceglie la multiculturalità sulle note della celebre canzone del musical di Garinei e Giovannini. La grande tavola di La Spezia Centro è imbandita con tutti le leccornie che possono offrire così tante culture unite sotto il segno del Palio.
Marola sceglie lo sport e l’attualità del periodo: le olimpiadi e porta in sfilata attraverso tante specialità, il tedoforo e un grande podio. Ogni borgata rappresenta uno sport e si contrappone al Marola che “casualmente” e con tanta ironia vince ogni match.
Le Grazie rispolvera il suo nome originale “Ria”, gioca e fa l’assonanza con Rio de Janeiro e il Brasile. La borgata si immagina proprio così: assolata, festosa e gioiosa. La chicca arriva con la chiesa del borgo dove troneggia “Il Cristo redentore”.
Tellaro racconta una storia di “seconde possibilità”. La borgata si immagina di richiamare il padre di Pinocchio, Geppetto, a costruire le barche da Palio ma… servono anche i vogatori: tanti piccoli pinocchio da addestrare.
Porto Venere sceglie l’arte e si immagina come sarebbero state le grandi tele più famose se a dipingerle fosse stata la gente della borgata. I quadri citati sono: La creazione di Leonardo, la Colazione dei canottieri di Renoir, La notte stellata di Van Gogh, “La zattera di Medusa” di Gericault sono . A chiudere la sfilata Il Quarto stato di Pelizza da Volpeda. Porto Venere ha contrapposto un’originale con la sua interpretazione.
Ultima a sfilare è la Venere Azzurra che sceglie il tema dell’ambiente e la necessità di difenderlo. Grandi e piccoli cercano di diffondere “gocce di civiltà” nella speranza di un mondo nuovo, consapevole e più pulito.
Va in archivio una sfilata giovanissima, con tanti volti conosciuti, aiutata anche dai maestri del passato. Le borgate si uniscono e regalano alla città uno spettacolo unico dedicato all’intera città. La sfilata si conferma uno dei momenti più attesi e per i giudici quest’anno sarà davvero dura decretare i migliori.

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