Oggi vedere su una spiaggia o in piscina una femmina con il costume completo, quello che una volta si chiamava olimpionico, suscita quasi l’identico scalpore di quando si vedevano i primi topless e va detto che se mancava il pezzo di sopra, quello inferiore non conosceva paragone a confronto degli odierni infraglutei che paiono fatti con tre spaghi.
L’usanza del seno nudo inizia a metà anni Sessanta. L’aveva preceduta la moda del trasparente che in inglese faceva see through. Il successivo arrivo del femminismo porta al rogo nelle pubbliche piazze del reggipetto la cui condanna è celebrata in un celebre musical americano del tempo, Hair. Nella scena finale, la morte in Vietnam del protagonista, le attrici scoperto il seno invitano gli spettatori a ballare sul palco in una grande kermesse musicale.
Avremmo dovuto essere preparati al nuovo ma essendo una novità, almeno per Sprugolandia, quando il topless arrivò sui nostri lidi fu sorpresa che peraltro non pochi trovarono piacevole.
Di femmine in monokini sulle spiagge tradizionali se ne trovavano in numero ridotto ma bastava andare in lidi meno trafficati per assistere al trionfo del nudo più o meno integrale.
Fra Corniglia e Vernazza c’è un’insenatura molto bella e riparata con una sorgente d’acqua dolce: Guvano. In breve, quel piccolo eden divenne la meta dei nudisti, nostrani e foresti, che raggiungevano quel paradiso calandosi dall’alto o traversando una galleria in disuso.
In breve Guvano divenne la terra di elezione dei naturisti ma al successo concorse anche la selvaggia bellezza del luogo che, tuttavia, mostrava i segni dell’incuria.
Il terrazzamento su cui generazioni s’erano spaccate la schiena per coltivare la vigna, si andava sbriciolando per l’abbandono. I muretti a secco perdevano i pezzi, minati nella compattezza dalle erbe infestanti che nessuno scalzava più dalla pietra.
Comunque, chi voleva la tintarella integrale andava là magari facendoci anche campeggio. La cosa, però, non piacque agli abitanti delle due terre che decisero in un’estate bollente una spedizione punitiva: un po’ di maretta, qualche contuso, lividi in abbondanza ma in definitiva una tempesta in un goto d’aigua.
Roba d’altri tempi, da piccolo mondo antico. Nel grande mondo moderno non ci scandalizziamo più: la trasgressione a forza di ripeterla diventa normalità e le antiche convinzioni spesso si rovesciano.
Si pensi che dei reggiseni bruciati una volta, oggi si ostentano le bretelline, spesso di un colore a contrasto con il top per meglio evidenziare l’indumento indossato.
È la normalità dettata dalla moda, forse unico sollievo contro la noia.