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Colpo di scena

Le trivelle identificano tracce archeologiche nell’area del rigassificatore di Panigaglia

Lo rende noto la Soprintendenza ligure durante la verifica di assoggettabilità a Via per il progetto di ampliamento del sito industriale. Nelle carte settecentesche di Matteo Vinzoni in quell'area sorgevano due chiese.

Il rigassificatore di Panigaglia di GNL Italia

Un deposito archeologico all’interno dell’area del rigassificatore di Panigaglia. E’ quanto hanno identificato le indagini svolte nell’ambito del processo di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale per il progetto di vessel reloading. La scoperta è in qualche modo piuttosto sorprendente perché è avvenuta durante i saggi svolti nella zona a terra, classifica dalla Soprintendenza Ligure come area “a basso rischio” di ritrovamenti a differenza dello specchio acqueo antistante, che invece presenta indizi documentali e ricognitivi molto più importanti in merito alla frequentazione storica dell’area.

Nella fattispecie, scrive la Soprintendenza, “le indagini effettuate nel sito hanno evidenziato l’interesse archeologico dell’areale su cui è stato installato l’impianto di Panigaglia”. Le trivellazioni hanno individuato “un deposito archeologico relativo a un’antica frequentazione dell’area”. Gli studiosi, non avendo ancora elementi per valutare l’estensione e la collocazione storica del sito, ricordano come il noto cartografo Matteo Vinzoni avesse annotato nella seconda metà del Settecento la presenza nell’area di due chiese.

Una carta della parte occidentale del Golfo della Spezia del 1858

 

Queste prime risultanze non sono ancora state inserite nel Documento di verifica preventiva dell’interesse archeologico in quanto molto recenti. La loro consistenza è ancora da valutare, ma c’è il rischio che l’indizio rivelato dagli strumenti rimanga tale. Per la Soprintendenza, che ha espresso parere negativo in merito alla necessità di VIA per quanto riguarda il progetto di vessel reloading, “la limitata consistenza degli scavi rende comunque basso il rischio connesso all’intervento”. Se qualcosa di significativo rimanesse sotto la piattaforma di cemento costruita tra il 1967 e il 1970, ci sono buone possibilità che non si sappia mai.

Gli archeologi saranno presenti durante i lavori per l’ampliamento del rigassificatore solo per verificare gli sterramenti “che vadano a interferire su sedimi non ancora impegnati dai manufatti esistenti”. Solo se nelle poche aree non ancora industrializzate della baia, limitate rispetto all’estensione totale del progetto di ammodernamento, dovessero venire alla luce nuovi elementi archeologici “rilevanti” la Soprintendenza potrebbe richiedere di svolgere ulteriori saggi di approfondimento e, in ultima istanza, dichiarare l’interesse culturale.

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