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Si presenta il portiere

Nel mito di Toldo e Buffon, Sarr è il numero uno dello Spezia: “Non credo nella sfortuna, ma nelle opportunità”

Dopo una vita da secondo, il portiere ha la chance di essere titolare: "Quando si ha un obiettivo la strada è tracciata. Lungo il percorso possono succedere mille cose differenti che possono dipendere da te o meno, le difficoltà ci sono ma bisogna tirare dritto. Nessuno ti regala niente, devi restare sul sentiero giusto"

Sarr

Sorriso smagliante e grande entusiasmo, Mouhamadou Fallou Sarr ha cominciato con passione e tanta voglia la nuova avventura allo Spezia, che lo ha scelto come nuovo numero uno della squadra bianca, orfana di Jeroen Zoet e Bartlomiej Dragowski, i titolari degli scorsi anni. “Mi sento bene, sono contento di essere qui. Sono contento per l’opportunità, per il contesto. Mi hanno sempre parlato bene dello Spezia e oggi con i miei occhi posso confermare tutto. A livello tecnico posso avere tante qualità, ma soprattutto mi piace molto uscire per dominare l’area. Mi dà soddisfazione”, racconta il nuovo numero uno. “Mi sto trovando assolutamente bene. Mi hanno tutti accolto a braccia aperte, sono stati tutti cordiali, gentili, simpatici, divertenti. Il mister mi ha spiegato cosa vuole e mi sono già ambientato in pochi giorni”.

Un sogno che parte da lontano per Sarr, che a 27 anni si prepara a ricoprire il ruolo di titolare dello Spezia, dopo anni di gavetta: “Quando si ha un obiettivo la strada è tracciata. Lungo il percorso possono succedere mille cose differenti che possono dipendere da te o meno, le difficoltà ci sono ma bisogna tirare dritto. Nessuno ti regala niente, devi restare sul sentiero giusto. Non credo nella sfortuna ma nelle opportunità, che possono arrivare nel momento giusto. Il nostro ruolo è strano, uno gioca e l’altro no”, racconta il portiere senegalese, a Cremona secondo di Carnesecchi, oggi all’Atalanta. “Lui è un ragazzo fantastico, ho imparato tantissimo da lui. Io ho sfruttato le mie occasioni quando ho potuto, è il nostro lavoro e si affronta con la massima professionalità”. Cresciuto in Senegal ma arrivato presto in Italia, Sarr ha ben chiari i suoi punti di riferimento: “Fin da bambino ho sempre indossato i guanti, anche quando ero in Senegal. Forse è nato tutto perché mia madre mi ha regalato una maglia di Toldo, da lì ho iniziato a sognare di giocare a questi livelli. Toldo è stato il primo modello, poi venendo in Italia per tanti anni Buffon è diventato il mio punto di riferimento. Poi gli anni passano, il ruolo cambia, e arrivano i Maignan, i Neuer, ma Buffon è stato la figura portante del mio sogno”.

Mouhamadou Fallou Sarr

 

Reduce da un brutto infortunio, Sarr guarda avanti, cogliendo anche dal negativo qualche lezione da imparare: “L’infortunio è stato un incidente di percorso. Ti rallenta momentaneamente, ma se l’obiettivo è chiaro devi andarlo a prendere. Infortunio o meno, bisogna andare dritti per la propria strada e l’ho affrontato come qualsiasi difficoltà che si trova in campo e fuori. Si affronta, si razionalizza, ci sono tanti micro-obiettivi che si raggiungono ogni giorno e alla fine si raggiungono cose che altri non credevano possibili. Nonostante tutto, nel momento in cui capita ti può dare qualcosa. E io ho preso qualcosa anche dall’infortunio”, prosegue. Curiosamente, proprio l’ultima partita disputata la scorsa stagione prima dello stop, fu contro lo Spezia dell’allora tecnico Massimiliano Alvini: “Nulla accade per caso. Mi ha fatto sorridere quando mi hanno chiamato dallo Spezia. È una piazza importante, con storia, con tutto per giocare a calcio ad alti livelli. Sono stato entusiasta sin dall’inizio”.

Ora allo Spezia, i primi allenamenti stanno convincendo il nuovo portiere sul livello della rosa: “La squadra mi ha dato bellissime impressioni, sia come gruppo che a livello tecnico. La squadra in fase offensiva e difensiva ha mostrato ottime qualità, ho sensazioni positive. Io sono arrivato un po’ dopo, sto ancora imparando determinate cose ma osservando le sensazioni sono molto positive”. Buono anche l’impatto con mister Luca D’Angelo, che per lui ha speso ottime parole. “Il mister è molto diretto, ai portieri chiede concretezza. Noi ci adattiamo allo stile di gioco, ci vuole qualche giorno per entrare nei meccanismi ma appena si capisce quello che vuole tutto diventa automatico. Chiede poche cose, ma chiare e semplici. Il ruolo è cambiato e il gioco con i piedi è una qualità su cui sto lavorando. Ogni mister ha un gioco differente, poi appena entri nel meccanismo le giocate vengono da sole. Se una cosa non la sai fare basta lavorarci per imparare, non ci sono altre soluzioni”.

E in chiusura, a chi chiede se l’eredità di Provedel, Dragowski e Zoet può pesargli, Sarr risponde in maniera chiara: “Nessuna pressione, c’è senso di responsabilità. È molto stimolante vedere che nel tuo ruolo hanno giocato portieri di questo livello, automaticamente posti standard alti. Sono una persona competitiva a cui piace alzare l’asticella, non c’è stimolo migliore di questo”.

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