LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto

Una storia spezzina

Una storia spezzina

Quando i missionari metodisti e i salesiani decisero di investire sulla Spezia

Generico luglio 2024

Nella Spezia d’antan si contavano sparute presenze di riformati influenti nella vita cittadina. Fu invece un grande boom quando nel 1864 vennero i missionari metodisti che all’attività di proselitismo unirono l’apertura di una scuola che si tenne nei loro locali: prima in via del teatro (oggi Sapri), poi in via Da Passano. Era la dottrina luterana. Il fedele doveva essere istruito per leggere la Bibbia e partecipare attivamente alle funzioni religiose.

Nel ’66 fu la volta dell’inglese Edward Clarke che sulle sponde del Golfo aprì scuole e un orfanotrofio femminile. Con le rimesse arrivavate dalla madrepatria Clarke costituì una società, The Spezia Mission for Italy, che impiantò succursali in molte città italiane. Fu quello il primo brand spezzino a imporsi, seppur con capitali foresti, sulla scena nazionale. Alla fine degli anni Settanta vennero i Salesiani di Don Bosco ed aprirono pur essi scuole, anche per le fanciulle. La loro attività fu molto criticata dalla stampa locale del tempo che non esitava a storpiare il nome del fondatore in don fosco o don losco. Era la conseguenza di un diffuso clima anticlericale alimentato da comportamenti passati della Curia romana (l’atteggiamento antiunitario e la questione romana) e dalla  politica presente del non expedit, l’altruità del cattolico rispetto alla vita pubblica nazionale.

Fu rivalità accesa fra i diversi credo religiosi ma io, non amando le guerre di religione, ho sempre preferito sottolineare due altre cose. Innanzitutto, l’apertura di scuole, indipendentemente da chi assumeva l’iniziativa, risultò molto gradita al Comune cui per la legge Casati del ’59 spettava l’onere dell’istruzione, una spesa che gravava assai sui magri bilanci municipali. A mio avviso, però, la cosa più notevole è chiedersi, domanda che nessuno s’è mai rivolto, perché i missionari prima e poi i Salesiani vengano proprio qua, compiendo investimenti gravosi. Non si assumono impegni del genere se non si è analizzata accuratamente la situazione in cui si va ad operare.

Chi viene qua, sul futuro di questa landa fa una scommessa convinto che l’alea del rischio sia molto ridotta. Vedono le opere che si vanno compiendo (i primi lavori dell’Arsenale risalgono alla primavera del ’62), le giudicano attività virtuose che li convincono che i loro investimenti saranno fruttiferi: non in termini di rendite finanziarie ma di peccatori da redimere ché quello era il loro campo d’azione. Certo in ballo c’entrava anche la diminuzione dell’influenza dell’antagonista ma se si sceglie di venire alla Spezia invece che a Massa o a Chiavari, è perché si vede un futuro.

Più informazioni
leggi anche
La prima chiesa metodista di Via Da Passano
Una storia spezzina
L’antica predilezione dell’opinione pubblica spezzina per la scuola metodista
Camillo Benso, conte di Cavour
Una storia spezzina
Il centenario della nascita di Cavour ricordato da Mazzini. O forse no…