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21 luglio

I fatti di Sarzana e la dottrina sociale della Chiesa

di Egidio Banti

Panorama Sarzana

E’ comprensibile che una città di storia millenaria come Sarzana – il primo documento che ne porta il nome, il diploma dell’imperatore Ottone I conservato nel Codice Pelavicino, reca la data del 9 maggio 963 – possa vantare diversi “compleanni”. Appare però quanto meno curioso che una medesima data, quella odierna del 21 luglio, ne indichi ben due. Il primo è quello relativo alla bolla di papa Paolo II del 21 luglio 1465, con la quale l’antica diocesi di Luni diviene diocesi di “Luni – Sarzana”. Come peraltro è stato osservato, il “compleanno” corretto, sotto quel profilo, sarebbe piuttosto quello non relativo alla diocesi, bensì alla concessione del titolo di città, il che avvenne però, ad opera dell’imperatore Federico III, solo il 4 gennaio 1469. Il secondo “compleanno”, molto più recente, è quello del 21 luglio 1921, ovvero il giorno dei fatti di Sarzana: l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco socialista Pietro Arnaldo Terzi, e le forze dell’ordine, comandate dal capitano dei carabinieri Guido Jürgens, ressero insieme l’”urto” delle squadre fasciste della Toscana, che intendevano entrare in città per liberare alcuni loro camerati arrestati nei giorni precedenti. Sono numerosi gli storici che hanno considerato e considerano i fatti di Sarzana un prodromo delle intese resistenziali e costituzionali che, tra il 1943 e il 1947, furono alle origini dell’attuale Repubblica. Vale però la pena sottolineare che, alla base di quei fatti, c’era stata, nel novembre 1920, la vittoria elettorale dei socialisti contro le forze liberali e moderate che in precedenza amministravano Sarzana. I giornali conservatori di allora criticarono molto gli sconfitti, con toni aspri, anticipatori di quanto – grazie al sostegno dato ai fascisti – sarebbe poi accaduto nei mesi seguenti. Il che rende Sarzana non solo la città dove, il 21 luglio, le forze dell’ordine tennero testa alle squadre fasciste, ma, ancora prima, una città dove le radici profonde del fascismo si erano per così dire manifestate nel contrasto tra borghesia della rendita e forze popolari: “l’uovo del serpente”, dirà molti anni dopo il regista Ingmar Bergman, ammonendo sul fatto che nazismo e fascismo avevano cause che già si potevano vedere in anticipo. In sostanza, non era stato accolto l’ammonimento della dottrina sociale della Chiesa, indicato da Leone XIII nella “Rerum novarum”, ad evitare contrasti tra le classi sociali, ricercando intese volte al progresso dei lavoratori. Temi ripresi anche, in quei mesi, dal nuovo vescovo di Luni – Sarzana Bernardo Pizzorno che, in attesa dell’ingresso in diocesi – che sarebbe avvenuto solo il 6 novembre 1921 -, aveva invitato i fedeli e le forze sociali ad individuare strade diverse (e sempre attuali) per realizzare il bene comune.

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