LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto
La replica delle sigle di polizia alla camera penale

Sap: “Doveroso tutelare i poliziotti quotidianamente in servizio per la collettività”. Es: “Richiesta di arresto avanzata da un magistrato”

Squadra volante della Polizia

“Abbiamo letto il comunicato della Camera penale della Spezia e ci spiace che si siano sentiti chiamati in causa o che abbiano ritenuto di effettuare una difesa d’ufficio che ci lascia molto perplessi. Ci spiace anche rilevare che ci siano loro colleghi forti sostenitori del ‘processo mediatico’, ma non abbiamo mai visto la Camera penale della Spezia dissociarsi da questi atteggiamenti e prese di posizioni pubbliche”. Con queste parole il segretario generale del Sap, Stefano Paoloni, interviene dopo che il Tribunale della Spezia non ha convalidato l’arresto per resistenza e violenza a pubblico ufficiale di un ventiseienne che aveva colpito con un pugno al volto un poliziotto.
A seguito di una nota stampa del Sap, pubblicata nei giorni scorsi sulla vicenda, la Camera penale ha risposto, tra l’altro, che “definire ‘frustrante’ e ‘delegittimante’ una decisione giudiziale assunta da un Tribunale interpretandola come un attacco diretto, e personale, agli inquirenti appare, oltreché fuorviante, anche un pericoloso tentativo di inquinare la serenità del giudizio”.
“Per quanto ci riguarda, il nostro intento – precisa Paoloni, numero uno del sindacato che alla Spezia è rappresentato dal segretario Alessandro Cariola – non era ovviamente quello di voler condizionare alcunché anzi, da poliziotti abbiamo grande senso istituzionale e rispetto delle istituzioni. Di certo non pensiamo che con un nostro comunicato la magistratura possa essere condizionata e influenzata. Ci mancherebbe. Da rappresentanti sindacali, invece, ed è la qualità con cui abbiamo scritto il comunicato, abbiamo il dovere di operare affinché il nostro servizio in favore della collettività sia sempre più sicuro e tutelato. Per questo motivo diversi anni fa abbiamo lanciato la campagna ‘Chi difende i difensori’. Tale iniziativa ha lo scopo di far comprendere che, di sovente, non abbiamo gli strumenti giusti per garantire adeguata sicurezza alla collettività. Per questo abbiamo invocato l’uso del taser, chiesto l’utilizzo delle telecamere (per rendere sempre più trasparente il nostro agire), dotazioni e mezzi adeguati, formazione, tutela legale e norme specifiche”.
“La nostra denuncia – prosegue – non era relativa all’applicazione della legge, che certamente sarà stata corretta e nel nostro ordinamento sono presenti eventuali vagli e contrappesi. La nostra intenzione era finalizzata a far sì che l’opinione pubblica e la politica prendessero ulteriormente consapevolezza delle condizioni in cui agiamo e si comportassero di conseguenza. Tra le richieste che da tempo invochiamo vi è anche quella di avere sanzioni più severe per chi usa violenza, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, soprattutto come strumento preventivo. La nostra denuncia era proprio finalizzata a sensibilizzare l’opinione pubblica e, in particolare, la politica a far sì che comportamenti violenti nei confronti delle forze dell’ordine siano debitamente censurati, poiché la nostra è una funzione pubblica, svolta nell’interesse della collettività. Non chiediamo – aggiunge Paoloni – come succede negli Stati Uniti, che solo toccando con un dito un agente si possa essere arrestati, chiaramente il nostro Paese ha una visione culturale differente, ma nemmeno riteniamo giusto che se durante un’attività di servizio un operatore viene colpito da un pugno in pieno volto con coscienza e volontà la persona debba ottenere l’immediata liberazione e non vi sia una immediata censura di questo comportamento. Se durante un’udienza un imputato colpisce violentemente al volto voi, un vostro collega o addirittura un magistrato ritenete giusto che venga immediatamente liberato e non debba trascorrere nemmeno una notte in galera? Noi no, per questo continueremo la nostra campagna ‘Chi difende i difensori’ per cercare di rendere la nostra attività sempre più sicura e tutelata così da offrire ai cittadini sempre un servizio migliore. In Parlamento – conclude – è in via di valutazione un provvedimento normativo che sanziona in modo più grave chi usa violenza e resistenza a pubblico ufficiale e l’auspicio è che venga presto approvato. Non si tratta di una rivendicazione corporativa ma solamente di poter avere le tutele e gli strumenti adeguati per poter dare al cittadino il miglior servizio e avere un Paese sempre più sicuro”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il sindacato Equilibrio e sicurezza, che esordisce affermando che “si avverte da lungo tempo una crescente sensazione di impunità che – nonostante che l’azione di contrasto posta in atto dalle Forze dell’ordine si faccia sempre più intensa – è percepita come dilagante da tutti i cittadini onesti che ogni giorno vedono consumare sotto i propri occhi attività illecite che, a partire del disturbo della quiete pubblica, passando per borseggi e occupazioni abusive di immobili, arrivano ad atti di violenza anche verso i Servitori dello Stato: comportamenti antisociali che il “sistema” non sembra in grado di reprimere efficacemente e non solo alla Spezia. In tale contesto sorprende che la locale Camera penale censuri i rappresentanti dei poliziotti che si risentono per la mancata convalida dell’arresto di chi aveva sferrato un pugno a un agente che stava solo facendo il suo lavoro, arrivando a considerare la pubblica denuncia del fatto un attentato alla libertà e all’indipendenza del giudice. Eppure – dichiara Vincenzo Chianese, segretario generale di Es Polizia – in giro per l’Italia accade ogni giorno che, del tutto legittimamente, qualche avvocato critichi un provvedimento della Magistratura senza che nessuno si stracci le vesti: per fortuna in Italia si può criticare chiunque abbia funzioni pubbliche”.
Gli fa eco il segretario provinciale Gian Claudio Di Siena, che si interroga: “La reazione pubblica sarebbe stata la stessa se a prendersi un pugno senza motivo, solo perché stava facendo il suo lavoro, fosse stato un avvocato e poi avesse visto non convalidare l’arresto dell’aggressore perché il giudice ha valutato il fatto ‘di modesta gravità’? Come si fa a non comprendere il nostro scoramento quando sembra che colpirci sia cosa ‘di modesta gravità’? D’altro canto la qualificazione giuridica del fatto, la proposta di convalida dell’arresto e la richiesta di applicazione di una misura cautelare, tutte respinte da un magistrato, in funzione di giudice, non erano state formulate da ‘sbirri’, bensì da un altro magistrato, in funzione di pubblico ministero. Ciò significa che, nel merito del mancato accoglimento delle richieste, le osservazioni in punto di diritto della Camera penale spezzina sono in realtà indirizzate a parte della locale magistratura, verso la quale la nostra considerazione è senz’altro elevatissima”.
“Il nostro rispetto per gli appartenenti all’ordine giudiziario è identico, sia che si che esercitino funzioni requirenti che giudicanti. Analoga considerazione nutriamo per la funzione di patrocinante e di chi la esercita, nella consapevolezza che tra ogni poliziotto, carabiniere, finanziere e i singoli avvocati non è mai e in nessun caso messa in dubbio. Pertanto sarebbe bene che chi, a vario titolo, rappresenta queste ultime due categorie innanzitutto abbassasse i toni, nell’interesse dei cittadini, delle istituzioni tutte e, in definitiva, dell’intera nazione”, conclude Chianese.

Più informazioni
leggi anche
Tribunale della Spezia
Cronaca
La Camera penale risponde ai sindacati di Polizia: “Difendere il diritto e i diritti. Fondamentale la serenità e l’indipendenza del giudizio”