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Question time alla camera dei deputati

Il ministro Nordio: “Sono riuscito a capire Hegel, ma non l’ordinanza del Riesame che ha respinto la richiesta di revoca dei domiciliari per Toti”

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio

“Ho letto l’ordinanza con attenzione, e non ho capito nulla”. Lo ha detto nel pomeriggio il ministro della Giustizia Carlo Nordio riferendosi all’atto col quale il Tribunale del riesame di Genova ha respinto l’istanza di revoca degli arresti domiciliari presentata da Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria costretto nella sua abitazione di Ameglia dal 7 maggio scorso nell’ambito delle indagini che lo vedono accusato di corruzione semplice continuata, corruzione aggravata dall’aver agevolato la mafia e falso.
Il Guardasigilli si è pronunciato nell’aula della Camera dei deputati in risposta all’interrogazione presentata dal gruppo parlamentare di Noi moderati durante il question time in programma a Montecitorio.

Il tema è stato introdotto dall’onorevole Francesco Saverio Romano, esponente del partito di centro: “Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è da due mesi detenuto agli arresti domiciliari e lo scorso 11 luglio il Tribunale del riesame ha rigettato la richiesta di revoca motivando, così dicono i giornali, con la non consapevolezza da parte l’indagato dei reati che gli vengono contestati, cioè dell’assunzione di colpevolezza che si richiede. Quindi e Giovanni Toti dovrebbe in qualche misura decidere tra la libertà e la confessione. In un Paese che la culla del diritto, ci saremmo aspettato un’ordinanza che descrivesse le ragioni per cui l’articolo 274 possa ancora essere violato, cioè il pericolo di fuga, la retrazione del reato oppure l’occultamento delle prove. Cose che invece non vengono citate. Per questa ragione due componenti laici del Consiglio superiore della magistratura hanno chiesto di aprire una pratica per capire se, nelle motivazione dei giudici, ci sia abnormità travisando quello che è il dettato costituzionale. A noi non sfugge l’autonomia dei giudici, e siamo così difensori di questo concetto che vorremmo ci fosse finalmente la separazione delle carriere, ma questo non ci esimere dall’esprimere una critica rispetto alla quale chiediamo al signor ministro quale sia la sua posizione”.

Francesco Saverio Romano

 

“Io non posso minimamente, e non devo, commentare la ordinanza del Tribunale della libertà – ha esordito il ministro Nordio nella risposta -. Noi enfatizziamo la presunzione di innocenza. Siamo convinti che il garantismo consista nell’enfatizzazione della presunzione di innocenza prima della condanna e nell’esecuzione della certezza della pena una volta che la condanna è intervenuta. Siamo anche convinti che nessuna inchiesta può e deve condizionare la legittimità di una carica politica o amministrativa che è stata determinata dalla volontà popolare. Vi è un’assoluta indipendenza fra i due processi. Per quanto riguarda l’iniziativa del Consiglio superiore della magistratura, questa ha imposto al ministero il dovere di acquisire l’ordinanza del Tribunale, e quindi la conosciamo. Non la posso né criticare, né commentare, posso dire che l’ho letta con grande attenzione. E che di recente ho riletto con grande attenzione la Fenomenologia dello spirito di Hegel e sono riuscita a capirla. Ho letto questa ordinanza, e non ho capito nulla”.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio

 

La replica del gruppo parlamentare di Noi moderati è stata affidata al leader Maurizio Lupi: “Nel condividere assolutamente tutte le sue premesse, che sono quelle dell’assoluto rispetto dell’autonomia della magistratura e della esigenze legittime doverose da parte della magistratura di svolgere le sue inchieste, mi sembra che siamo soddisfatti dalla sua risposta per la correttezza della posizione e per il giudizio politico, che non appartiene ovviamente alla funzione di ministro, perché, per noi che abbiamo voluto portare qui in quest’aula il caso del presidente Toti, questo in realtà è un caso che riguarda tutti i cittadini, politici o non politici. Sintetizza tre grandi questioni su cui dobbiamo tutti riflettere, per l’autonomia della politica e del parlamento”.
Il primo dei tre punti elencati da Lupi pone il tema di “dove stia il giusto equilibrio tra i legittimi interessi e i diritti della magistratura a portare avanti le inchieste e il diritto legittimo di non vedersi privato della libertà in una fase di inchiesta, non nella fase conclusiva del processo. Perché se uno è colpevole si buttano via le chiavi e sconta la sua pena, ma non siamo a questo livello. Dove sta – ha proseguito Lupi – il giusto equilibrio per chi è stato eletto dai cittadini a rappresentare un organo costituzionale come le Regioni. E sia lei che noi sappiamo bene che le interdittive, sono possibili solo a fronte, non di indagini preliminari, ma di sentenze. Sappiamo bene che una legge, condivisa o non condivisa, dice che la sospensione, neanche le dimissioni, da parte di un incarico elettivo importante amministrativo, piuttosto che regionale, avviene solo dopo una sentenza di primo grado. E per i parlamentari addirittura a sentenza definitiva”.
“La seconda grande questione: ma il tribunale del riesame, che si deve esprimere se c’è ancora la reiterazione del reato o il pericolo di fuga e non può esprimersi nel merito, può in una sentenza dire che se tu ti difendi dicendo che quel fatto non le hai commesso, che i finanziamenti sono leciti perché previsti dalla legge – perché addirittura una legge prevede che le imprese, se finanziano un partito, possano detrarne dalle tasse, cioè stanno svolgendo una funzione pubblica, perché la politica è una funzione pubblica prevista dalla Costituzione -, siccome non ti accusi colpevole allora puoi reiterare il reato. E quindi direttamente, l’unica possibilità in una fase di indagini preliminare, per essere libero, è quello di dimettesi.
Queste sono questioni che riguardino tutti e dico come auspicio che eviterei, da parte di questo Parlamento nella sua espressione di maggioranza e nella sua legittima espressione dell’opposizione, di fare il dibattito politico e il confronto politico sull’azione dei magistrati o sulla limitazione della libertà di un cittadino anche se questo si chiama Giovanni Toti ed è presidente della Regione”, ha concluso Lupi.

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