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Ci sono anche i banchetti organizzati dalle associazioni

No base blu, avviata una raccolta firme online. Rete spezzina pace e disarmo: “Per un golfo di pace, lavoro e sostenibilità”

Base navale, qui il progetto Basi Blu

Ha preso avvio la campagna “No base blu, un dibattito pubblico per un golfo di pace, lavoro e sostenibilità”, promossa dalla Rete spezzina pace e disarmo.
“La campagna è nata dall’esigenza collettiva di opporsi ad un progetto sbagliato ed anacronistico, mai discusso e sul quale non c’è mai stato un confronto con la comunità. Il progetto – affermano dal comitato – riguarda l’Arsenale e prevede la realizzazione di tre nuovi moli e l’ampliamento di un molo e di una banchina esistenti, la riattivazione dei serbatoi sotto la collina di Marola e il dragaggio di 600 mila mc di fondali. Un grande impatto territoriale e ambientale, senza nessuna bonifica in un sito già inquinato. Un grande impatto sociale: l’Arsenale sta morendo, ma il progetto non prevede un solo posto di lavoro in più e nemmeno un recupero di aree per la città, che ne ha fortemente bisogno per un nuovo modello di sviluppo economico e per riappropriarsi del suo mare”.

“La campagna – prosegue la Rete spezzina pace e disarmo – si accomuna all’urgenza di fermare la crescente spesa pubblica nel settore militare, mentre ambiti assai più necessari continuano a registrare drastici tagli, e intende mettere a sistema le energie locali e nazionali per proporre un cambiamento. Dall’incontro di persone, associazioni, movimenti accomunati da valori di pace, solidarietà e giustizia sociale, ambientale e di genere, emerge la spinta a far nascere il “dibattito pubblico”: uno strumento di informazione, partecipazione e confronto pubblico, uno sguardo critico e di proposta che vuole aprire un percorso democratico e di cambiamento, coinvolgendo la comunità. Dal basso per rivendicare un‘altra visione del golfo spezzino, di Pace, realmente sostenibile, in cui un diritto come quello del lavoro non muti in privilegio. Rilanciare una battaglia di civiltà, come le bonifiche delle aree inquinate che insistono nelle aree militari, di monitoraggio ambientale, di revisione degli spazi inutilizzati e di restituzione alla città”.

La campagna si basa in primo luogo su una raccolta firme, tramite banchetti organizzati dalla Rete e dalle singole associazioni. E’ inoltre possibile firmare online.

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