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“Deserti” di Piero Pelù nella prima Summer Nights: “La musica è un viaggio, non ho mai smesso di essere curioso” fotogallery

“Ora possiamo cominciare”. Dopo una “benedizione” al pubblico Piero Pelù ha cominciato la sua chiacchierata alla prima Summer Nights del Brugnato 5Terre Outlet Village, presentata da Laura Basile speaker di Radio Number One. Il rocker toscano ha elogiato anche il fresco clima brugnatese, “E’ per il fiume” ha detto per poi offrire alle centinaia di persone presenti una lunga chiacchierata e un mini live.

Piero Pelù Summeri Nights

 

Nell’ora di show ha raccontato le difficili fasi dell’acufene che lo ha costretto a fermarsi, ad annullare un tour, ma anche a ricominciare attraverso una ricerca interiore e al viaggio. Da un momento di grande difficoltà come questo però è nato “Deserti”.
Nella mezz’ora di chiacchierata con Basile sono emerse più sfumature del rocker: che nell’ultimo album emergono con forza. Ed è stato lo stesso Pelù a fare una “mini guida” all’ascolto citando, in particolare, la canzone Picasso un brano autobiografico che racconta di un adolescente studente del liceo classico che voleva fare della musica la sua vita.
Quello che a Pelù non manca mai è la carica sul palco e per chi ha voglia di ascoltarlo, aspetto che alla sua intervistatrice non è chiaramente sfuggito: “Ma come fai? Come fate?”.
Pelù ha precisato che ci sono concerti più energici e altri meno ma la differenza la fa l’umanità che si esprime. E qui sono venuti fuori i primi aneddoti “da palco”. Il rocker ha precisato con orgoglio di essere uno dei pochi cantanti: “Degobizzato, per chi non lo sapesse io canto senza gobbo. Se sbaglio, sbaglio ma lo trovo più umano”. Facendo riferimento poi alla condivisione del palco ha raccontato dell’aneddoto “alla James Brown”. “Lui sul palco faceva sempre questo gesto (mostra la mano e tutte le cinque dita, NdR) e non era per incitare i musicisti che suonavano con lui – ha raccontato -. Dovete sapere che il re del funky era spesso dipinto come un gran dittatore e che quei ‘cinque’ in realtà erano il gesto che annunciavano i cinquanta dollari di multa che avrebbero dovuto pagare i musicisti che sbagliavano sul palco. Quindi ora anche noi come James Brown abbiamo il nostro codice, quando uno sbaglia la parte, oppure se la dimentica”.
Una delle tante battute che ha divertito il pubblico, molto compiaciuto di vedere così da vicino una delle figure più importanti del rock italiano che alla Spezia, più di trent’anni fa portò i Ramones al Picco come gruppo spalla.

La prima parte dell’intervista ha sciolto il ghiaccio e nella seconda domanda l’atmosfera si è fatta più intima. Laura Basile ha chiesto del momento difficilissimo che ha segnato la carriera di Pelù con la comparsa dell’acufene.
“Le mie orecchie sono sempre sotto stretta osservazione. Tante persone che sono qui – ha detto il musicista – possono riconoscersi in quello che sto vivendo. E’ una condizione che non si vede e per le orecchie, purtroppo la medicina attuale non offre cure definitive”. Quando ha chiesto quanti del pubblico hanno avuto lo stesso problema non sono mancate le alzate di mano.
Durante l’intervista e a più riprese ha sempre messo in evidenza quanto portare avanti il suo percorso musicale sia stato una scelta di vita non sempre facile e ritrovarsi con un problema di udito “dall’oggi al domani è stato uno shock molto, molto forte”.
“L’anno scorso dovevo fare una tournée – ha detto – che ho dovuto rimandare: equivale per una persona che rinuncia a fare ciò che ama. Ed è stato uno shock importantissimo che ho superato scrivendo musica facendo molti filmati della natura che sto proiettando durante i concerti”.
L’uscita da questa difficoltà è stata l’apripista per l’album “Deserti”. “Ho messo tutta la mia esperienza di questi ultimi due anni nella scrittura di questo album – ha detto – e sono venute fuori delle canzoni che i fan stanno apprezzando molto e per questo sono giù molto felice”.

I deserti di Pelù in questo album si esprimono sì in musica ma anche in forme diverse: a partire da quelli che ognuno è costretto ad affrontare da un punto di vista emotivo. Sono tutte ricerche che il rocker ha fatto attraverso i viaggi, quando parla del Marocco e delle suoi suoni cambia lo sguardo e le sue parole sono piene di trasporto, e sono accompagnate dal concetto stesso di deserto inteso come luogo apparentemente vuoti ma al contempo ricco di vita. “In questo disco ci sono anche molte sonorità etniche tipiche del Marocco – ha sottolineato -, in questo disco mischiato molto il rock. Io ho attraversato un deserto dopo l’incidente”. Pelù dunque ha attraversato più di un deserto, fisico, emotivo quindi profondo, personale e non esclude: “Di esserci ancora nel mezzo della verità, anche se ora sono in tournée (questa sera mi accompagna un giovanissimo e bravissimo chitarrista) e il disco uscito”.
“Però – ha aggiunto – esistono tanti tipi di deserto pensiamo alla desertificazione dovuta al cambiamento climatico. Le nostre Sicilia e Sardegna lo stanno vivendo in prima persona da molti anni con riserve idriche ormai finite che comportano grossi problemi per chi coltiva. Le popolazioni si impoveriscono e poi sono costretti a migrare. Noi viviamo solamente l’ultimo stadio di questo effetto migratorio, cioè quando i profughi arrivano immigrati arrivano sulle nostre cose. Poi qui si possono aprire discorsi infiniti sulle modalità. Dal momento che la desertificazione avanzerà sempre di più”.
Incalzato da Basile, è arrivato un altro momento più raccolto, cadenzato dalla spontaneità di Pelù che ha raccontato di un altro deserto “di carezze”. Ed è qui che è arrivato il primo punto della guida all’ascolto di Deserti.
“Nel brano ‘Picasso’ si parla di un adolescente che comunica alla famiglia, normalissima, di voler fare il musicista, per la precisione il cantante rock, a discapito di un lavoro più ‘tradizionale’ e in casa diventa origine di forti contrasti – ha spiegato -. In questa canzone parlo di deserti affettivi “.
“Questo è un brano autobiografico – ha aggiunto -. Chi è più adulto, magari non capisce le esigenze di chi è molto più giovane in via di formazione che si è fatto un’idea del proprio futuro. Se questa idea non corrisponde a quella della famiglia allora può nascere una chiusura. Si alzano dei muri e che vengono fuori anche delle chiusure che poi se si traducono anche litigi, ma soprattutto in carenza di affetto. Io credo che invece dare affetto alle persone più deboli che siano i nostri figli, gli amici, gli anziani che sono più deboli di noi, sia fondamentale invece perché la nostra società possa essere armoniosa e possa rispettare le esigenze di tutti”.
“I miei genitori che sono persone fantastiche che io lì adoro – ha proseguito – Non hanno avuto delle famiglie affettive alle loro spalle, quindi che hanno trasferito anche un po’ su di me questo questa modalità. Io gli sono riconoscente: mi hanno aiutato, mi hanno fatto studiare, non mi hanno fatto mancare praticamente quasi nulla”.
E qui il rocker ha raccontato anche il suo rapporto con la genitorialità: “Io quando ho avuto le mie tre figlie, sono stato consapevole di questa mia mancanza, per cui io con loro ho cercato di essere diverso da come sono stato abituato e quindi ho reagito in qualche modo alle mie mancanze, cercando di non essere anaffettivo. Poi quando si diventa nonni cambiano I miei genitori ai quali, ripeto, voglio un bene dell’anima, sono stati estremamente affettivi. Mia madre ha ascoltato la canzone Picasso credo le abbia smosso qualche cosa”.
Le ultime domande prima del live si sono concentrate sull’amore e sul tema del viaggio.
” L’amore è fondamentale. Per qualsiasi cosa, per prima di tutto deve esserci per se stessi. Prima di tutto bisogna volere del bene a noi stessi per volerne di più agli altri. Tra l’altro è una frase che ho messo proprio nel all’interno del disco. E’ una frase che sintetizza un po’ tutto lo spirito dell’album. Ringrazio le persone che hanno rinunciato magari anche a qualcosa di immediato, pur di voler bene di più a se stessi per volerne di più agli altri”.
“Io amo me stesso per primo per poter dimostrare e avere la forza di amare i miei figli con consapevolezza. Alle mie figlie non ho imposto nulla le ho lasciate libere di scegliere quello che volevano a patto che studiassero, quello è fondamentale – ha spiegato -. Del resto anch’io quando decisi di fare musica. Anche se chiaramente il progetto è abbastanza nebuloso perché vi potete immaginare 40 anni fa. Anzi, 45 anni fa quando io ho preso questa decisione chiedendomi anche che prospettive ci fossero per uno che non aveva studiato musica. Io da quel giorno non ho mai smesso di studiare e ascoltare nuova musica. Non ho mai smesso di essere curioso. La comfort zone non ha mai fatto parte del mio modo di essere di vivere”.
Tante riflessioni e qualche confessione nelle parole di Pierò Pelù che ha sottolineato anche che la sua non deve essere definita “carriera”. “Mi viene da mettermi le mani nei capelli – ha esclamato – io nella mia vita non ho voluto fare una carriera! In realtà, per me di fare musica è sempre stato un po’ anche un pretesto per poter girare il mondo per poter conoscere tante persone perché quando si viaggia”.
Per Piero Pelù la musica è un viaggio. Come la sua canzone, che ha aperto il live, seguita da “Io ci sarò”, “Maledetto cuore”, “Gigante”. Ed è proprio su questa canzone che ha ricreato la gag di Sanremo quando prese una borsa dalle prime file, creando non poca ilarità tra il pubblico. Borsetta restituita immediatamente alla proprietaria “Non l’ho nemmeno aperta”.

Piero Pelù Summeri Nights

 

Pierò Pelù guarda anche all’attualità e al mondo social. “Spesso mi sono sentito dire che dovevo solo cantare, perché io secondo alcune persone, soprattutto i leoni da tastiera, quello dovrei fare. Bhé l’ho messo in musica”.
Poi, il gran finale con “El Diablo” nel quale Pelù ha invitato il pubblico a partecipare al “rito purificatore”. Tutti i presenti si sono messi in ginocchio per poi rialzarsi seguendo la musica. Chiaro che davanti a una cerimonia del genere nessuno si sarebbe sottratto.
“E’ valida fino al mio prossimo concerto” ha chiuso il musicista per poi salutare calorosamente il pubblico.

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