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Presentata "en garde!" la nuova mostra dell'etnografico

Manifatture artistiche, materiali preziosi e ritualità tradizionali nelle antiche armi del Museo Civico

È stata presentata questa mattina nel corso di una conferenza stampa dal Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini, dalla Dirigente ai Servizi Culturali Rosanna Ghirri e dal conservatore del Museo Civico Etnografico “Giovanni Podenzana” Giacomo Paolicchi la nuova mostra En garde! Manifatture artistiche, materiali preziosi e ritualità tradizionali nelle antiche armi del Museo Civico che inaugurerà domani, venerdì 12 luglio, alle ore 18.30. Sarà fruibile al pubblico dal 12 luglio 2024 al 4 maggio 2025, e vedrà una serie di attività collaterali – visite guidate, laboratori per bambini, conversazioni e conferenze a tema, che saranno promosse nel corso dell’anno. Mette in luce la produzione artistica, l’utilizzo di materiali spesso rari e preziosi, la ritualità e la gestualità legata alle armi bianche e da fuoco che costituiscono un nucleo molto importante e consistente delle civiche collezioni spezzine formatosi grazie ai generosi lasciti di molte famiglie: Capellini, Castrucci, della Torre, Monteverdi, Podenzana, Viale. L’occasione della mostra è offerta dall’ingresso di un nuovo nucleo di armi e accessori provenienti soprattutto da Africa e Asia, già appartenuto alla famiglia del commendatore Giacomo Lardon e donato da Marisa Costa Stellini, erede dei Lardon. “Una mostra unica nel suo genere che ci permette di approfondire usi e costumi di antiche civiltà, ma che contestualmente ci racconta la vita di tanti spezzini che hanno vissuto all’estero, sono entrati in contatto con culture lontane e hanno voluto donare i beni provenienti dalle loro esperienze alla città, affinché divenissero patrimonio comune” – dichiara il Sindaco Pierluigi Peracchini.
L’esposizione permette di ammirare una sezione museale – l’etnografia non europea – di cui raramente il pubblico ha fruito e che rappresenta un unicum nel panorama regionale per cui il Museo Etnografico risulta una delle istituzioni più importanti. In occasione della mostra sono stati restaurati alcuni manufatti di grande importanza. Sono esposti, infatti, simboli di alcune tra le più affascinanti civiltà che si conoscono, come il tomahawk dei nativi americani, il boomerang degli aborigeni australiani, i keris indonesiani: essi sono strumenti usati per la caccia, per la difesa e per riti e cerimonie religiose, permeati di grande spiritualità e fieri portatori dei valori delle comunità che li produssero. Di grande fascino sono gli accessori destinati ai membri più valorosi delle tribù o dei clan come le lunghe filze di iridescenti elitre di coleottero degli indios amazzonici o l’amuleto cinese a forma di spada. La mostra riunisce i manufatti più significativi delle collezioni storiche per luogo di provenienza e il percorso espositivo, inaugurato da un’uniforme da consigliere comunale di cui si dotò il Comune della Spezia negli anni Trenta dell’Ottocento su concessione di Re Carlo Alberto, si snoda in cinque sezioni principali.
en garde mostra etnografico
La sezione iniziale riguarda la nuova donazione con un particolare riferimento alla famiglia Lardon, che arrivò alla Spezia nell’Ottocento dalla Russia e che aveva inizialmente aperto la locanda Odessa di cui molti spezzini hanno sentito parlare. La seconda sezione, dal Nord al Sud America, concerne l’esposizione delle raccolte di Padre Castrucci, missionario in Amazzonia e di Giovanni Capellini, illustre geologo italiano, che incontrò gli Omaha durante un breve soggiorno in Nebraska nel 1863. Padre Emanuele Castrucci, originario di Vernazza, era partito per l’Amazzonia nel 1843 come missionario. Dopo aver trascorso molto tempo in centro America a contatto con alcune popolazioni autoctone come gli Shuar e gli Záparos, era infine tornato alla Spezia. A seguito dell’esperienza tra gli indios egli scrisse Viaggio da Lima ad alcune tribù barbare del Perù e lungo il fiume delle Amazzoni in cui ricostruì il proprio vissuto, fornendo indicazioni delle popolazioni con cui aveva vissuto. Di Castrucci e del suo viaggio rimangono alla Spezia una parte dei manufatti che riportò a casa nonché un suo ritratto fotografico ritrovato pochi anni fa nella canonica della chiesa di Marinasco. In mostra sarà presente anche un raro ritratto fotografico di Castrucci prestato dalla parrocchia di Santo Stefano Protomartire di Marinasco. Il nucleo delle «curiosità indiane» fu raccolto da Giovanni Capellini quando, nel 1863, prese parte a una spedizione scientifica in Nord America dove entrò in contatto con gli Omaha e i Ponca stanziati a Blackbird. I membri delle due tribù appartenenti alla famiglia dei Sioux erano cacciatori di bisonti. La terza sezione riguarda la spiritualità asiatica. «Il 12 luglio 1906 Giulio della Torre spedì, dalla sua residenza all’Aja, due casse destinate al Comune della Spezia e contenenti una splendida raccolta di armi bianche orientali»: queste parole introducono alla collezione del conte Giulio della Torre comprendente trentasei pezzi al tempo catalogati come lance, sciabole, pugnali, daghe e coltelli. La sezione abbraccia armi leggendarie che nei secoli hanno avuto un incomparabile significato nei rituali di guerra e in quelli religiosi, e che sono legati indissolubilmente ai loro possessori, di cui condividevano la sorte.  La quarta sezione riguarda le panoplie oceaniane. I manufatti esposti furono raccolti da Giovanni Podenzana in Australia dove giunse nel 1891. Podenzana era partito alla volta dell’Australia per una sorta di spedizione scientifica che si trasformò in una vera e propria esperienza di vita lunga dieci anni. Si tratta di strumenti che venivano utilizzati per diversi scopi: guerra, caccia e pesca, cerimonie. La quinta e ultima sezione riguarda gli equipaggiamenti per affrontare il deserto. Risalgono al lungo periodo coloniale italiano i manufatti provenienti dal continente africano, precisamente da Eritrea, Somalia, Libia, Etiopia.
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