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Sprugoleria

Quando Chiodo pensava a un bagno penale là dove più tardi fu costruito lo stadio “Picco”

Il "Picco" by night

La mia prima volta al “Picco” proprio non la rammento. Ricordo solo che papà mi ci portava il mercoledì pomeriggio e ci sedevamo in tribuna. La gradinata di fronte era priva di spettatori ché tutti gli aficionados si accodavano sulle poltroncine che la domenica costavano assai più di quella sfilza di sedile in cemento che ci stava davanti. A quei tempi là la parola curva era sconosciuta perché non esisteva. Lì c’era un campo da tennis solitario ma sufficiente per lo scarso numero di racchettari.

Il mercoledì pomeriggio eravamo tutti portoghesi. Erano i tempi di Bumbaca e di capitan Zennaro che remavano dietro reggendo la difesa. Quel giorno gli aquilotti facevano la partitella di allenamento ma si vedevano anche giocate memorabili come quando Castellazzi se ne andò via sulla fascia destra facendo un sombrero al suo terzino con il tacco destro e poi volò via. Roba da altri palcoscenici e ben presto il buon Mario emigrò verso altri palcoscenici realizzando a Catania una rete così bella che oltre a condannare l’Inter alla sconfitta, generò un’espressione che è diventato un classico per dire di un’impresa inimmaginabile: clamoroso al Cibali.

Tempi lontani in cui l’epica suscitava il ricordo di Carapellese subito emigrato da viale Fieschi al Genoa e alla Nazionale, e di Scarabello che nel ’36 aveva vinto con Pozzo l’Olimpiade prima di fare l’allen-attore: prima fu trainer e poi interprete di film. Al Picco accompagnai Luca adolescente che s’inebriava delle volate di Telegol e delle giocate di Ferretti degne di altri palcoscenici. Fu bello vedere Pregnolato e Oscarino in mezzo al campo con Spalletti che correva agitando una chioma oggi quasi incredibile non fosse che tale destino del crine lo condividono in molti.

Il Picco leggo che lo coprono sì che non ci sarà più il problema di scegliere che cosa fare con le mani, se applaudire o reggere l’ombrello come successe in un match con la Spal risolta sotto la pioggia da un tiraccio beffardo e viscido di Dalla Vedova. Quante le storie del Picco! Ma forse la più bella, quella che tutti dimenticano o semplicemente non conoscono ché nessuno gliel’ha mai detto, è che l’area dell’impianto sportivo Chiodo non l’aveva pensato per tale scopo. Lì il grande progettista aveva pensato di fare il bagno penale. Poi mutò la destinazione d’uso ma, a pensarci
bene, non poi di tanto: dove dovevano stare i forzati con la palla al piede finirono i giocatori che si danno da fare con la palla fra i piedi. Stessa identica cosa si eccettui il materiale dell’attrezzo: di ferro pesante per i galeotti, di cuoio o di plastica per i footballers.

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