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Dopo il consiglio comunale straordinario del 31 maggio

Porto Venere, la consigliera Sacconi insiste: due interrogazioni per sapere di più sull’abbattimento del caseggiato a Carlo Alberto e sulla costituzione di parte civile

Consiglio comunale straordinario a Porto Venere

La consigliera di opposizione Francesca Sacconi non ci sta e presenta due interrogazioni per avere maggiori spiegazioni rispetto a due argomenti trattati nelle scorse settimane, durante la seduta del consiglio comunale straordinario di Porto Venere sulle ripercussioni che le vicende giudiziarie dell’ex sindaco Matteo Cozzani potrebbero avere su alcuni atti amministrativi.

In particolare l’esponente della lista La Civica scrive che “l’amministrazione non ha saputo dirci le motivazioni che hanno portato all’abbattimento di un edificio dal valore testimoniale in località Carlo Alberto. Crediamo che ciò sia molto grave in quanto induce a pensare ad una poca considerazione di ciò che avviene nel territorio e soprattutto in un’ area a oggi sotto la lente d’ingrandimento anche della magistratura. Rimaniamo convinti che qualunque sia la motivazione, non sia accettabile che edifici vincolati dal Puc vigente, vengano rasi al suolo e non capiamo perché nel territorio comunale si applichino spesso due pesi e due misure su detti immobili”. Per queste ragioni Sacconi chiede all’amministrazione comunale di “spiegare le motivazioni che hanno portato l’abbattimento dell’edificio”.

L’altro argomento sul quale la consigliera della lista La Civica chiede maggiori delucidazioni da parte del sindaco Francesca Sturlese è la bocciatura della mozione nella quale la stessa Sacconi proponeva all’amministrazione, qualora Cozzani venisse processato al termine delle indagini, di costituirsi parte civile.
“Ci è stato risposto – ricorda – che seppur è un dovere del sindaco, il sindaco stesso non riteneva di dover impegnare l’amministrazione ad assumere tale impegno. Ora, sé quanto avvenuto non fosse tragico, la risposta che ci è stata data suonerebbe come una battuta nella commedia dell’assurdo, poiché, affermare che costituirsi parte civile sia un dovere, sapendo che giuridicamente non lo è, ma è una scelta compiuta in piena libertà e consapevolezza e, nel contempo, affermare di non volersi impegnare, è un atteggiamento alquanto contraddittorio”. Per la consigliera non regge la giustificazione che la questione non riguarderà l’attuale amministrazione, appellandosi al fatto che la giustizia in Italia ha tempi biblici: “Il cittadino non avvezzo alle dinamiche processuali potrà anche crederci, ma noi tutti, facenti parte del consiglio comunale sappiamo che non è così”, conclude Sacconi, chiedendo all’amministrazione di spiegare in maniera più esaustiva le motivazioni della decisione presa un mese fa.

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