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Dal 30 giugno

Gli scatti “di strada” di Silvano Labanti all’ex oratorio in Selaa

L’oggetto delle immagini “raccolte per strada” è la gente comune, ritratta nel proprio ambiente di vita o di lavoro o di cui semplicemente viene registrata la presenza in situazioni che pur essendo sotto gli occhi di tutti, non vengono colte nella loro singolarità, se non dall'occhio attento del fotografo.

Foto di Silvano Labanti

Dopo il forzato annullamento di inizio maggio, è stata riprogrammata per il periodo 30 giugno – 7 luglio prossimi la mostra intitolata “Gente comune”, che raccoglie 36 scatti del fotografo Silvano Labanti “raccolti per strada” dal 1984 al 2024. Sarà ospitata presso l’ex oratorio in Selaa di Tellaro.

Silvano Labanti nasce alla Spezia nel 1958, architetto per professione e fotografo per passione. Espone per la prima volta nel 1984 sotto la guida del maestro Sergio Fregoso con la mostra “I percorsi della visione” e negli anni seguenti, dopo il rientro alla Spezia da Milano ove svolgeva la propria attività professionale, partecipando alle manifestazioni estive del Comune di Lerici: nel 2008 in concomitanza dell’iniziativa “Eventi di poesia e di vele latine”,  nel 2010 con “Venti volte Tellaro” e nel 2014 con la ricerca sul paesaggio “ImmaginARTellaro” ove la post produzione ha un ruolo fondamentale nella creazione di immagini oniriche che hanno però la propria origine nella realtà dei luoghi del borgo.

Nel 2015 espone al Centro Multimediale Fregoso del Comune della Spezia i suoi scatti di street-photography, raccolti nell’arco di vent’anni, sotto la supervisione critica del fotografo Cesare Salvadeo.

Foto di Silvano Labanti

 

Nel 2018 partecipa alla rassegna collettiva “Un mercoledì da piccioni” organizzata dal Circolo ARCI Solaro, abbinando alla produzione letteraria dell’autrice Donatella Zanello sotto al titolo “I Colori del mare”, la serie di immagini fotoelaborate scattate a Tellaro. Un’ulteriore analoga raccolta viene esposta presso il locale La Loggia della Spezia l’anno successivo col titolo “ImmagiMare”.

Più recentemente, nel 2021, ha prodotto le fotografie raccolte nella pubblicazione “Teàe en ter chee” (Tellaro nel cuore), fotolibro destinato a contribuire al risanamento della sede della Società di Mutuo Soccorso e, in ultimo, nel 2023, ha esposto le proprie immagini in bianco e nero dedicate al borgo di Tellaro nell’ambito dell’iniziativa di raccolta fondi per il finanziamento del restauro della storica chiesa di San Giorgio.

“La prima fotocamera che ho maneggiato è stata una Kodak Pocket : avevo sì e no 14 anni. Il passo successivo, cinque anni dopo, è stato prendere a prestito una vecchia Zeiss e iniziare a esplorare la città con l’occhio rettangolare, un po’ per ragioni di studio e un po’ per diletto. Dal mestiere di architetto mi deriva infatti il fortissimo interesse per le geometrie degli spazi urbani e naturali, i loro colori, il loro intreccio di linee, la giustapposizione delle superfici. La post-elaborazione delle immagini (o meglio delle “registrazioni” di quanto percepito, come preferisco definirle) è ridotta al minimo, poiché sono tutte già pensate al momento dello scatto e ciò fa sì che ogni fotografia sia un unicum irripetibile, mediato dalla percettività dell’autore. In fondo la differenza tra un qualsiasi osservatore e un fotografo è che la persona comune “guarda”, mentre il fotografo “vede” ed è capace di cogliere e modificare un frammento di realtà con un gesto complesso di cui la parte tecnica è sicuramente la meno importante e in cui la parte emozionale, empatica, prende il sopravvento. Negli anni ’80 la frequentazione del Centro della Comunicazione e gli insegnamenti di Sergio Fregoso, mi hanno consentito di apprendere il linguaggio della Fotografia e farne una parte inscindibile della mia percezione del mondo, anche quando non ho con me una fotocamera. L’attitudine inoltre ad organizzare mentalmente spazi e oggetti propria della professione ha costituito un elemento condizionante del modo in cui mi sono avvicinato a quest’arte, a cui il principio della Gestalt: ‘Il tutto è maggiore della somma delle singole parti si addice perfettamente’.

Foto di Silvano Labanti

 

L’esposizione raccoglie trentasei scatti in bianco e nero che fanno riferimento al linguaggio della cosiddetta “street photography”, ma che l’autore preferisce definire “straight”, poiché diretta e non mediata da stilemi predefiniti o da post produzioni spinte, che quasi sempre falsano l’autenticità e spontaneità delle immagini.

L’oggetto delle immagini “raccolte per strada” è la gente comune, ritratta nel proprio ambiente di vita o di lavoro o di cui semplicemente viene registrata la presenza in situazioni che pur essendo sotto gli occhi di tutti, non vengono colte nella loro singolarità, se non dall’occhio attento del fotografo.

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