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Bocciata la mozione del pd. i comitati hanno raccolto 367 firme

Piano antenne e 5G, Palazzo civico diventa un catino bollente: decine di cittadini protestano contro l’innalzamento dei limiti delle emissioni

Da una parte la richiesta di emettere un’ordinanza per la salvaguardia della salute degli spezzini dall’inquinamento elettromagnetico in base al principio di precauzione, dall’altra la convinzione di non poter andare contro l’innalzamento dei limiti di emissioni concesso dal governo senza le prove scientifiche del rischio corso dai cittadini. Un muro contro muro che ha tenuto banco per ore nel corso della seduta di consiglio comunale di ieri sera, durante la quale la mozione del Partito democratico sul Piano antenne è stata discussa di fronte a decine e decine di persone, una parte di quelle che si erano riunite alla Maggiolina nelle scorse settimane. L’afflusso del pubblico in Piazza Europa è iniziato poco dopo le 20.30, quando i primi cittadini, in attesa dell’inizio dell’assemblea, si sono radunati di fronte a Palazzo civico raccogliendo firme per una petizione che sarà presentata nelle prossime settimane al sindaco della Spezia: saranno 367 alla fine della serata.
“Sulle prime non volevano farci entrare – spiega a CDS uno dei portavoce dei presenti – ma poi a un centinaio e forse più di noi è stato concesso di salire. Non siamo terrapiattisti o no vax, e non siamo nemmeno contro il progresso. Vorremmo solamente che il sindaco stesse dalla nostra parte, quella dei cittadini. Le onde elettromagnetiche di quinta e sesta generazione lavorano su bande diverse rispetto a quelle che abbiamo conosciuto sino a ora e per questo abbiamo paura, tanta, per i nostri figli e i nostri nipoti. Non è come per le sigarette, che se uno non fuma non mette a rischio la sua salute: qua parliamo di radiazioni che toccano tutti. Tra una decina d’anni scopriremo che ci sono persone elettrosensibili e malattie legate a queste onde: già oggi sappiamo che ci sono effetti negativi sulle api, sulle farfalle… Questo non è progresso: questa è morte. Per questo siamo per fermare tutto, per non approvare il Piano antenne e tanto meno per lasciare che la nuova legge che innalza il limite medio da 6 a 15 volt per metro possa essere applicata sul nostro territorio. Il sistema di rilevazione non tiene conto dei picchi di 50, 60, 70 volt ai quali siamo sottoposti per consentire a chi ha enormi interessi di continuare a guadagnare sulla pelle delle persone”.
“Per questi motivi presto presenteremo una petizione con migliaia di firme al sindaco Peracchini – conclude il cittadino – e una diffida che, se emergeranno patologie riconducibili all’aumento dei limiti dell’inquinamento elettromagnetico, lo porterà in Tribunale. Abbiamo già invitato il primo cittadino a partecipare all’evento del 25 maggio alla Maggiolina e a confrontarsi con gli esperti dell’Istituto Ramazzini di Bologna, ma si è rifiutato. E allora continuiamo a domandargli: ci sono studi che dimostrano che le onde elettromagnetiche in questione non rappresentano un rischio certo, probabile o possibile di contrarre malattie?”.

La discussione in Sala consiglio ha visto il pubblico attendere pazientemente la trattazione del question time e delle interpellanze e rumoreggiare per la “tradizionale” richiesta di inversione dei punti all’ordine del giorno voluta dalla maggioranza di centrodestra, che ha anticipato le delibere di bilancio prolungando l’attesa di una ventina di minuti.
La mozione del Pd, in alternativa della quale la maggioranza ha presentato sul momento un ordine del giorno, è stata presentata dalla capogruppo Martina Giannetti. Tra le richieste compariva l’emissione di un’ordinanza per il mantenimento del limite a 6 volt per metro “come fatto da altri Comuni della Liguria”. “Sono state rigettate tutte le osservazioni, nostre o delle associazioni dei cittadini, al Piano delle antenne che è in fase di valutazione: chiedevamo più trasparenza, controlli e partecipazione. Attendiamo la convocazione della commissione competente per proseguire l’iter, ma l’entrata in vigore di questa norma governativa richiede per lo meno un approfondimento. La stessa Anci ha istituito commissioni e proposto linee guida per fare piani solidi rispetto alle pretese dei gestori e per il difensore civico ligure ci sono elementi di impugnativa nella legge. E c’è anche stato un partecipatissimo evento in città: questo argomento richiede alla politica un approccio razionale e trasparente, con risposte in ordine democratico alle perplessità delle persone. Anche perché quello che lascia perplessi sono i tempi della legge: sino allo scorso aprile compagnie telefoniche avrebbero avuto un esborso di 5 miliardi di euro per ottenere lo stesso livello di copertura. La norma era più cautelativa, c’è davvero bisogno di sgretolarla? La nostra richiesta di ordinanza è anche un segnale politico, ma lo è in maniera trasversale, come dimostra l’adesione di altre amministrazioni all’iniziativa”.

Il leader di Leali a Spezia, Roberto Centi, ha ricordato la presenza del “principio di precauzione” e la necessità di una maggiore e migliore “comunicazione” da parte degli enti locali. “Negli ultimi anni la politica e le normative hanno dovuto troppo spesso inseguire il mercato. Bisogna tenere conto dei picchi delle emissioni, non delle medie: c’è una legge di 25 anni fa che lo prevede. Era molto avanti e suggeriva addirittura la nascita di consorzi tra i Comuni, visto che le onde elettromagnetiche non tengono conto dei confini amministrativi. Ma questa norma è sostanzialmente inapplicata e così oggi siamo in una situazione a macchia di leopardo, dove ogni Comune fa come vuole”. La condanna di Centi al mercato e ai guadagni che vengono garantiti ai privati che accettano l’installazione di antenne ha scatenato il primo applauso del pubblico, rintuzzato dal presidente del consiglio comunale Salvatore Piscopo che ha evocato l’articolo 45 del regolamento e l’intervento dei “vigili”.
Tornato il silenzio, Centi ha concluso citando le parole del difensore civico regionale Francesco Cozzi, noto anche per aver condotto le indagini sul crollo del Ponte Morandi: “Su questo tema è necessario un intervento dei Comuni nel modo più rapido e sicuro possibile”.

Tra i banchi del centrodestra si è alzato per intervenire il consigliere della Democrazia cristiana Domenico Zito. “Sono altrettanto preoccupato. Da medico ho visto tumori invasivi, che lasciano poco spazio a una guarigione e poco tempo di vita. Il 5G ha una potenza maggiore del 4G, ma a quanto pare la frequenza è ridotta dalla presenza delle torri. Bisogna verificare se le potenze di esercizio sono minori con l’aumento delle antenne. Rispetto al 1992, quando acquistai il mio primo telefonino, oggi i cellulari sono in mano anche ai bambini di 4 anni e molti di noi tengono sempre il telefono in tasca. Non sappiamo cosa comportano questi comportamenti. A oggi non c’è dimostrazione di correlazione sicura, se non per la produzione di calore…”. A questo punto Zito è stato interrotto da una voce tra il pubblico e Piscopo ha dovuto agitare nuovamente lo spauracchio della sospensione della seduta. “Bisogna considerare tutto: abbiamo le radio in casa. E teniamo conto di quanto usiamo il cellulare, se è per telefonare o per consultare internet? E’ tutto da dimostrare, sino in fondo”.

La voce fuori dal coro della maggioranza è stata come sempre quella di Fabio Cenerini, del gruppo misto di maggioranza. “Mi hanno contattato molti cittadini preoccupati per questo argomento. Lo hanno fatto da Via Malaspina, dove dall’amministrazione mi era stato detto che la nuova antenna era la sostituzione di una preesistente, ma dalle foto trovate su internet è evidente che non era così. Mi hanno chiamato anche da Fossitermi, Via Napoli. Tutto è in regola, con le delibere di condominio, ma non si tiene conto di quelli che vivono a pochi metri di distanza. Io ho il 5G perché dopo mille rifiuti da parte mia il mio gestore me l’ha imposto tre mesi gratis. E devo dire che funziona malissimo”. Riguardo al documento presentato dal centrodestra Cenerini ha aggiunto: “Nel dispositivo proponete di dare seguito, nel più breve tempo possibile, a una delibera del 2019: ora che, dopo cinque anni e mezzo, nel frattempo sono state piazzate antenne ovunque. Ma scherziamo?”.

Un applauso del pubblico ha accolto le prima parole di Massimo Lombardi, esponente di Spezia bene comune: “Ci vuole coraggio: dobbiamo mettere al primo posto la salute dei cittadini. Quella presentata non è una mozione general-generica, è precisa: fa riferimento alla legge 214 del 2023, con cui scatta un automatismo pericoloso che va fermato. E anche la richiesta è precisa: adottare il principio di precauzione, per cui se non si ha evidenza che l’innalzamento dei limiti non pregiudica la salute il Comune emette un’ordinanza a tutela della salute. Il ragionamento di Zito è l’esatto contrario. E diciamolo: non è vero che più antenne significano una potenza inferiore. Qua abbiamo un sindaco che è garante della salute di tutti noi – ha detto Lombardi, innescando un brusio dei cittadini in aula, subito smorzato da Piscopo – che è il diritto più importante”.

Il dem Andrea Montefiori ha rivendicato per l’opposizione la paternità del tema Piano antenne, ricordando come siano passati anni dalle prime richieste e che non c’è stato un percorso partecipato. “Abbiamo chiesto noi la commissione in cui ci è stato presentato il Piano e tutte le osservazioni sono state bocciate senza spiegazioni. Abbiamo chiesto di ampliare i siti sensibili, includendo tutte le scuole, come a Bologna, e non solo i sociosanitari, i nidi e le materne. Abbiamo chiesto di ricollocare le antenne presenti in accordo con i gestori. Oggi chiediamo di riportare i limiti a 6 volt metro perché i gestori avrebbero potuto coprire la rete rispettandolo, a fronte di una spesa maggiore. Al sindaco, che è anche presidente della Provincia, che è battistrada per i Comune del territorio, chiediamo di approvare la mozione come hanno fatto altri Comuni di centrodestra”.

La replica dell’assessore all’Ambiente, Kristopher Casati, è stata veemente. “La nostra amministrazione è stata la prima a tutelare la salute degli spezzini prevedendo un Piano che non esisteva: quello attuale non ci tutela in alcun modo. Per la prima volta abbiamo indicato siti sensibili e semisensibili. Oggi abbiamo ben 135 antenne sparse per il territorio comunale. Quando siamo arrivati i gestori facevano accordi coi privati senza alcun paletto: noi abbiamo messo fine a questo mercato delle vacche!”.
Parole, quelle di Casati, che hanno fatto insorgere qualche altro cittadino tra il pubblico, stoppato ancora una volta dalle minacce di sospensione della seduta da parte del presidente Piscopo. “Le osservazioni dell’opposizione e delle associazioni sono state ritenute eccepibili da parte dei tecnici degli uffici: se fossero state inserite sarebbero state impugnate di fronte al Tar e il Comune avrebbe perso. Riguardo all’innalzamento dei limiti previsto dalla legge entrata in vigore nelle scorse settimane, abbiamo aperto un tavolo con Anci e ci è stato spiegato che le ordinanze emesse sino a oggi sono inefficaci. Sono pari a zero. Ne sono state fatte 500: tutte respinte. Un Comune ha dovuto anche pagare le spese legali, causando così un danno erariale. Siamo stati tra i primi Comuni a presentare ad Anci Liguria una bozza di Piano, abbiamo chiesto noi un incontro con Federsanità e con il ministero: siamo in itinere e il 23 prenderemo parte a un tavolo tecnico. Il documento presentato dalla maggioranza non esclude la possibilità di emettere un’ordinanza, ma deve essere efficace, non deve infrangersi di fronte a un ricorso. Se è solo un atto di stampo politico non ha senso. Nell’impegnativa dell’ordine del giorno si parla di tutte le azioni a salvaguardia salute, ordinanza compresa, quindi, ma solo se possibile e se concordata con il tavolo di Anci”.

Diverso il punto di vista di Franco Vaira, consigliere di Avantinsieme. “Le ricerche dicono che i campi elettromagnetici sono “possibilmente” rischiosi. Non vuol dire né sicuramente, né probabilmente, certo, ma consideriamo che gli studi sono finanziati dalle aziende. Non esistono ricerche finanziate da enti no profit. E per farle, oltre alle risorse, serve tempo: basta pensare a com’è andata con l’amianto. Non voglio dire che ci saranno chissà quali disastri sotto il profilo sanitario, ma un po’ di paura questo innalzamento dei limiti lo fa. L’Organizzazione mondiale della sanità segnala un lieve aumento della probabilità di leucemia se i tralicci sono a meno di 50 metri dalle abitazioni. Dipende dalla potenza e dallo stato degli elettrodotti, ovviamente, ma ci sono un sospetto e un indice di rischio da tenere in considerazione. L’amministrazione si sta impegnando, ne prendo atto e lo apprezzo. Ma non capisco quando fa riferimento ai limiti che ci sono in Europa, di 60 volt per metro. Prima di tutto negli altri Paesi, a differenza che in Italia, gli impianti non sono mai stati collocati vicino a scuole, parchi per bambini e altre strutture sensibili. E inoltre, mentre in Italia si fa la media considerando anche le ore notturne, negli altri Paesi si tiene conto dei picchi. In questo Paese, e in questa provincia, siamo sempre a inseguire i problemi, dall’amianto all’Enel, senza considerare il rigassificatore di Panigaglia, che ha un limite di navigabilità di 300 metri, mentre a Livorno è di 6 miglia…”.

L’ultimo intervento in discussione è stato quello di un altro esponente Pd, Marco Raffaelli: “Il precedente Piano antenne era del 2005. Nel 2015 venne avviato uno studio preliminare per farne uno nuovo e Casati, nel 2019, disse che c’era effettivamente qualcosa di cominciato quattro anni prima e siamo arrivati ad avere una bozza oggi, dopo altri cinque anni. Ma ora, da un giorno all’altro, a causa di una legge nazionale, tutti quelli che hanno un’antenna vicino a casa, e che pensavano che almeno era il voltaggio basso, si troveranno ad avere emissioni che passeranno da 6 a 15 volt. Non ho visto giurisprudenza che rende inutili le ordinanze, come afferma l’amministrazione. Ho visto invece sentenze contro la proliferazione e per l’applicazione del principio di prudenza”.

Nella replica la consigliera Giannetti è tornata sul senso politico e all’impugnabilità dell’ordinanza citati da Casati. “Assessore, se non era impugnabile l’ordinanza che diceva che un cassiere del supermercato poteva decidere se dare o meno alcolici ai clienti, e se non è stata emessa per parlare alla pancia di un certo elettorato… Per favore… Quello di emettere un’ordinanza per difendere la salute dei cittadini è un rischio che questo consiglio avrebbe il dovere di assumersi, anche in considerazione delle tempistiche lunghe che avrà il Piano, che peraltro non considera le ultime novità normative…

Cenerini ha accusato l’amministrazione di aver “paura di fare un’ordinanza che difende la salute pubblica”, mentre Centi ha scomodato il rapporto tra il mercato e la politica. “A scuola negli ultimi anni abbiamo assistito a una digitalizzazione forzata: abbiamo speso per comprare computer invece che per assumere personale. L’innalzamento dei limiti era stato preannunciato dal ministro Colao, del governo Draghi, che siede nel board di una compagnia che impone il 5G nel mondo, ma questo nessuno lo dice. Questo è il punto”, ha concluso Centi sottolineando i mancati interventi dei consiglieri di maggioranza.

A richiedere la parola è stato però lo stesso sindaco Peracchini: “Non solo non abbiamo paura, ma ricordo che non siamo come quelli che a Bruxelles votano alcune cose e qua fanno diversamente, o come chi 12 anni fa in Regione fece altrettanto… Noi abbiamo chiuso l’Enel…”, ha provato a proseguire il primo cittadino, interrotto dai buu del pubblico. “Abbiamo impedito che diventasse una centrale a turbogas, abbiamo fatto l’accordo Blue flag con le compagnie di crociera…”. E qui Peracchini si è interrotto per il brusio. “Abbiamo fatto le fognature, acquistato nuovi filobus, istituito il divieto alle auto Euro 4 in centro, l’elettrificazione delle banchine portuali, l’incremento della raccolta differenziata. Non abbiamo paura, nemmeno dei maleducati”, ha continuato rivolto al pubblico, dal quale sono partite grida di rabbia.
L’intervento di Piscopo, l’ennesimo, ha riportato un po’ di calma. “Abbiamo chiesto la commissione ad Anci per avere certezze nel caso di ricorso al Tar. Appena ci saranno le condizioni giuridiche, come abbiamo fatto altre volte per la salute e l’ambiente, provvederemo. Avanti col Piano, andiamo avanti in Anci. Vi ringrazio”, ha concluso Peracchini tra il mormorio dei presenti in sala.

La parola sarebbe toccata a Falugiani, per la dichiarazione di voto, ma Piscopo ha deciso per la sospensione della seduta per alcuni minuti. Dopo gli interventi di Falugiani, Lombardi, Basso, Vaira e Peserico, la votazione ha ricalcato il dibattito, con l’approvazione dell’ordine del giorno del centrodestra con i soli voti della maggioranza e la bocciatura della mozione del Pd, sostenuta solo da centrosinistra e Cenerini.
Un risultato che ha fatto ripartire il brusio in sala, portando il presidente Piscopo a invitare gli agenti della Polizia locale a liberare l’aula dal pubblico. Operazione che si è conclusa grida e cori che davano dei “venduti” ai componenti della maggioranza.

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