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Sprugoleria

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Il mistero del futbòl

articolo sul calcio Secolo 1897

A vedere il Campionato europeo di calcio iniziato ieri saranno molti più spettatori dei venticinque lettori di Manzoni. Essendo un appassionato fan del futbòl anche se totalmente privo di scienza calcistica, farò un tifo sfegatato per gli azzurri sperando nel bis del successo del ’21. Nella ridda di tecniche e tattiche resta l’interrogativo del perché l’evento coinvolga così tanti milioni di persone, come scatti l’identificazione del singolo con i colori di una maglia. L’abbiamo visto quando le Aquile nell’agosto di quattro anni fa hanno raggiunto il cielo più alto, manco fosse l’Empireo di Dante. Ugualmente, due mesi or sono è stato boato quando Reca ha insaccato il pallone assicurando la permanenza nel secondo cielo.

Dire come funzioni il meccanismo dell’identificazione è roba da sociologi. Mezzo secolo Gerhard Vinnay scrisse che il football è ideologia, forse l’unica ad essersi mantenuta delle tante dottrine passate. Nonostante che il calcio non abbia dietro a sé una storia consolidata, anzi è fenomeno relativamente recente. Si pensi che solo a fine Ottocento era così sconosciuto che sul Secolo di domenica 30 maggio 1897 esce un articolo che spiega alla massa degli ignari lettori come funzioni il gioco, per maggior chiarezza unendo alle parole il disegno che qua è riprodotto con il testo che lo decifra.

Come si vede, sono parole primitive più che naif. Nell’assenza di una terminologia specifica mostrano come il football muova i primissimi passi: a contrastarsi non sono due formazioni bensì due partiti i cui undici giocatori sono rigidamente divisi in tre squadre i cui componenti pare di capire non abbiano licenza di abbandonare la propria zona di competenza. L’articolo spiega bene come al solo custode che è il giocatore più vicino alla porta, sia concesso il privilegio di servirsi delle mani per ribattere la palla mentre i suoi compagni, siano essi primi, secondi o terzi (nell’ordine attaccanti, centrocampisti e difensori), non possono in alcun modo usare gli arti superiori.

Lo scopo del gioco è presto detto: far passare il pallone che è gonfiato ad aria (perché le palle erano generalmente fatte di stracci) nella porta avversaria che la descrizione disegna come priva di rete: non a caso c’erano addetti a controllare che la palla fosse realmente entrata. Da qui immagino nascessero infinite discussioni che i quattro amici che giocavano risolvevano andando al var. Sorridendoci sopra notiamo che nel disegno la squadra dei neri a destra ha un giocatore in meno, ma è in quei momenti che più o meno 130 anni fa nacque l’industria del pallone con tutto il suo indotto.

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