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Durante oltre 4 ore di consiglio comunale

Porto Venere, la maggioranza ripudia le malefatte attribuite a Cozzani ma non la sua azione amministrativa

Una presa di distanza da quel Matteo Cozzani accusato di corruzione e “dallo schifo che sta emergendo”, ma non dall’azione politica e amministrativa dell’ex sindaco e dell’amministrazione precedente, di cui facevano parte l’attuale sindaco Francesca Sturlese e il vice Emilio Di Pelino. Un risultato insufficiente, per i consiglieri di minoranza e per le decine di persone presenti durante la seduta del consiglio comunale straordinario di Porto Venere, chiesto dall’apposizione per fare chiarezza sull’operato dell’ex primo cittadino e sul grado di coinvolgimento degli attuali amministratori e per annullare le delibere riguardanti i casi più scottanti della storia recente di Porto Venere, finiti nel mirino degli inquirenti e, stando agli atti della Procura della Spezia, caratterizzati da un modus operandi che i consiglieri di opposizione di allora e di oggi avevano più volte subodorato e denunciato.

Il pubblico si è presentato numeroso e munito di cartelli e aeroplanini di carta con i titoli di giornale delle ultime settimane già prima delle 18, ora di apertura delle porte di Palazzo civico. E i primi buu sono arrivati pochissimi minuti dopo, quando in avvio dei lavori il sindaco Sturlese ha chiesto di non registrare integralmente  e trasmettere la seduta, essendo in programma la discussione di temi oggetto di indagini. E dopo la reazione ha esordito: “Non fatemi sospendere il consiglio comunale chiesto legittimamente dall’opposizione: siamo qua per fare chiarezza. Io sono garantista: ribadisco che l’amministrazione che guido è in continuità politica con quella di Cozzani, ma cosa faceva, che rapporti aveva con gli imprenditori o le società, io non lo sapevo. Invito a non fare polemica, ma a cercare di fare luce, nell’interesse del Comune che non ne sta uscendo bene”.

In quella, tra le risate sarcastiche di molti presenti, è entrato il consigliere regionale di opposizione Ferruccio Sansa, che si è così andato a unire agli esponenti politici già presenti, come il collega di lista e vicino di banco, Roberto Centi, che è anche capogruppo in Piazza Europa di Leali a Spezia, la collega Giorgia Lombardi, che è anche tra gli animatori del movimento “Palmaria sì, masterplan no” e Iacopo Ricciardi, della segreteria regionale di Rifondazione comunista. A completare il quadro, oltre agli ex consiglieri di opposizione Saul Carassale e Fabio Carassale, anche alcuni uomini della Digos, presenti per garantire che nessuno si lasciasse andare a intemperanze. Ma a parte qualche applauso e qualche protesta qua e là, non ci sono stati momenti di tensione da segnalare.

Il filotto delle interpellanze e delle mozioni è iniziato con la richiesta di chiarimenti sugli affidamenti del Comune alla Ant di Filippo Beggi, i cui rapporti con Cozzani e con le amministrazioni pubbliche di cui l’ex sindaco faceva parte (Comune e Regione) sono finiti sotto la lente degli investigatori. Paolo Negro, ha ricordato come Sturlese fosse assessore alla Cultura tra il 2018 e il 2o23 e come la norma preveda il principio di rotazione nella scelta dei fornitori. “Vogliamo sapere se la sindaca sapeva e se ha mai sollevato perplessità”, ha concluso Negro.
“Non conoscevo sino a pochi mesi fa Beggi e ignoravo i suoi rapporti con l’ex sindaco. Non sapevo dell’esistenza di Ant – ha risposto Sturlese – e ho chiesto di fare un controllo all’ufficio finanziario: gli incarichi dati a questa società sono due. Uno nel 2018 e uno nel 2020. Io da assessore valutavo quali eventi fossero significativi, ma la gestione dell’evento in sé era demandata alla Porto Venere sviluppo: non è l’assessore che si occupa di affidamenti, lo fanno i funzionari”.
Negro ha replicato piccato: “Tutti sappiamo che da anni gli eventi estivi sono in mano alla Porto Venere sviluppo, ma non è possibile che l’assessore non sapesse. Sapevamo tutti, e lo sapevi pure tu, chi era Beggi e cos’era la Ant. Tutti voi eravate a conoscenza, tutti sapevano dell’esistenza di un sistema clientelare corruttivo. Girarsi dall’altra parte è un’altra questione, ma al di là di quello che sta emergendo dai tribunali, era evidente il sistema marcio presente nel nostro territorio”.
Parole che hanno acceso il sindaco: “Non ti puoi permettere, non temo smentita su quanto ho affermato. Le tue accuse sono destituite di fondamento. Mi stai diffamando e valuterò la denuncia nelle sedi opportune”.

Un inizio col botto, che ha scaldato anche la platea, tutta schierata dalla parte dei consiglieri di minoranza.
Il secondo atto ha visto ancora protagonista Negro, con l’interrogazione rivolta a Sturlese e Di Pelino su come fosse stato possibile non accorgersi della “gestione spregiudicata di Cozzani”, attuata con i voti favorevoli della maggioranza.
“Ignoravo i rapporti che Cozzani potesse avere con imprenditori locali e non. Se avessi saputo che asserviva le istituzioni per scopi personale, avrei presentato un esposto e mi sarei dimessa. Piuttosto tu, in una comunicazione di dicembre, paventavi infiltrazioni mafiose a Porto Venere, se sapevi dovevi denunciare…”. “E infatti l’ho fatto”, ha risposto il consigliere, prima di dare lettura di alcuni passaggi delle intercettazioni dai quali la prima cittadina ha ancora una volta preso le distanze, imitata dal vice Di Pelino: “Nessun atto contrario al dovere di ufficio è mai stato fatto da questa giunta e da quella precedente”.

Per il terzo punto è entrata in scena Francesca Sacconi: “Lo scandalo che vede protagonisti Toti e Cozzani ha riguardato anche la retorica che veniva fatta nel periodo del Covid con i numeri, i vaccini e anche con i diritti delle persone. Abbiamo visto che i dati sono stati alterati da entrambi per ottenere più dosi di vaccino e spingere a vaccinarsi: questo è inaccettabile”.
Il sindaco ha deviato il colpo: “Ponete la domanda a noi, ma noi ricevevamo i dati da Regione e Asl. A noi arrivava il report per inviare la Polizia locale a effettuare controlli o gli assistenti sociali se i malati erano persone sole. Capisco le accuse, ma noi mano ai dati Covid non le potevamo mettere”.

Sempre Sacconi ha chiesto chiarimenti sulla scelta di rinunciare al diritto di prelazione sul terreno della ex cava di Carlo Alberto, sul quale poi sarebbe sorto lo stabilimento balneare dei fratelli Paletti oggi finito sotto sequestro, e sulla decisione di non portare la pratica in consiglio comunale, deliberando invece attraverso la giunta: “Va bene che avevamo un sindaco che si sentiva un dittatore, ma in giunta qualcuno ha posto dei quesiti su questo iter?”.
Sturlese ha difeso l’azione amministrativa in questione: “La legge dice che c’è diritto di prelazione sulle aree di riserva parziale e integrale. Il lotto che era oggetto di compravendita è per la maggior parte in un sito di riqualificazione prioritaria: avremmo potuto far valere la prelazione solo sulla massicciata. E sinceramente non avrei mai investito denaro per una massicciata nell’ambito di una compravendita tra privati. Non c’era disponibilità economica, ma anche avendola avuta avrei pensato di investirli in altro, come in un parcheggio in località Dazio. Tuttavia la valutazione se portare la pratica in consiglio è stata fatta ma la norma lo richiede per acquisti, vendite e permute. Non parla di prelazioni. E anche in precedenza è sempre stato così. In ogni caso non avremmo avuto motivo di non portarla in consiglio comunale: siamo sempre stati molto compatti e sarebbe passata comunque”.
Sacconi, sottolineando il disprezzo dell’ex sindaco Cozzani verso le amministrazioni precedenti, oggi portate a esempio da Sturlese nella scelta degli iter amministrativi, ha sostenuto che “la prelazione è un atto che rientra nell’ambito degli acquisti”, ma la discussione è passata al punto successivo, con Negro che chiedeva lumi su altre dichiarazioni di Cozzani emerse dalle carte processuali.

“Si è detto capace di influenzare anche questa amministrazione, cosa rispondete al riguardo?”, ha chiesto il consigliere. “Siamo una amministrazione in continuità con quella precedente: è normale che ci sia un colloquio. Non nego di aver sentito Cozzani più e più volte nei mesi scorsi: per me è la memoria storica del Comune, è a conoscenza di molte situazioni. Da lì al fatto che millantasse di far fare alla maggioranza quello che voleva c’è una bella differenza. Basti pensare che abbiamo bocciato la richiesta di svincolo per il Royal sporting hotel e il progetto per i campi da padel a Le Grazie”.
“Cozzani – ha aggiunto Negro – si è sempre comportato come se fosse stato i Re sole, i cittadini i suoi sudditi e voi i paggi di corte. Le intercettazioni non hanno scioccato nessuno, da parte sua arroganza e presunzione erano evidenti da sempre”.

L’interpellanza seguente, sulla provenienza dei finanziamenti della campagna elettorale del 2023, depositata da Negro sulla scia dei dubbi sollevati dalle Procure di Genova e della Spezia su diverse tornate elettorali, ha visto il sindaco Sturlese garantire la provenienza delle somme messe da lei e definire “economica” la campagna elettorale, sostenuta insieme agli altri membri della maggioranza attuale.
“Avevate volantini, vele e striscioni. Altro che economica! E sono stati pagati da Cozzani con attività illecite. Ma voi vi siete sempre girati dall’altra parte. Ma si può amministrare in questo modo?”, ha accusato ancora Negro, ricevendo l’approvazione del pubblico.

La palla è quindi tornata alla consigliera Sacconi, per l’interpellanza sull’affidamento del servizio di comunicazione del Comune a Liguria digitale, poi finito in capo ad Ant, la società che da anni ricorre nelle vicende di Porto Venere e già protagonista della prima interpellanza. “Anche questo appalto è finito diritto nelle casse di Ant, per 20mila euro. Dal 2017, nell’ambito dell’inchiesta sull’Autorità portuale, era noto che Ant prendeva appalti dalla Porto Venere sviluppo. Credo sia ben difficile che non la conoscesse nessuno… lo sapevamo tutti, anche noi all’opposizione. Gli affidamenti andavano sempre alle stesse aziende, di cui poi sembra che l’ex sindaco Cozzani fosse socio occulto. Come fate a dire noi siamo la continuità e non ci distacchiamo da questi atti? È vergognoso”, ha dichiarato tra gli applausi la consigliera di minoranza.
“Fate di tutta l’erba un fascio, ma è fondamentale distinguere la responsabilità politica da quella penale, che è personale. Le mie personalissime scelte le difendo. Ignoravo ci potesse essere un interesse privato. Voi state facendo demagogia confondendo me con lo schifo che sta venendo fuori da questa storia. Le mie scelte – ha rivendicato Sturlese – sono state fatte nell’interesse pubblico. Cozzani ha sempre avuto un carattere sopra le righe, anche facendo lo splendido. Ma non era un mio amico. Quando abbiamo affidato l’appalto per la comunicazione ho valuto che ci fosse un ritorno per il Comune perché Liguria digitale è una società partecipata anche da Porto Venere”.

Il discorso è ritornato sullo stabilimento balneare in fase di costruzione a Carlo Alberto, sull’isola Palmaria, con la richiesta di annullamento della delibera contenuta nella mozione presentata dai consiglieri di opposizione Roberto Farnocchia e Jacopo Conti.
“Dobbiamo prendere atto delle irregolarità che sono emerse e annullare in autotutela gli atti che hanno accompagnato quello che sta emergendo, una situazione scioccante e umiliante, mai verificata prima. Siamo sulle pagine dei giornali nazionali ed europei, e voi che eravate già in giunta, non avete pensato alle dimissioni?”.
“Sono amareggiata come voi, consapevole che queste affermazioni non fanno bene al Comune. Rivendico la correttezza dell’operato degli uffici, che hanno sempre fatto accurate istruttorie. Non posso prendere le distanze da questo. Se ci sarà un pronunciamento vedremo se annullare la delibera, che peraltro non è annullabile perché ha più di un anno, altrimenti corriamo solamente il rischio di esporre le casse comunali a una richiesta di risarcimento danni da parte dei privati”, ha spiegato Sturlese.
Conti ha insistito, rivolgendosi ai consiglieri di maggioranza che non facevano parte di quella precedente: “Non vi sembra normale prendere le distanze da queste vicende? Tenere questa posizione rispetto a queste mozioni vi pone sulla stessa linea della vecchia amministrazione”.
Sturlese ha ripreso la parola per dichiarare che “le clausole di flessibilità sono state richieste dai proprietari perché previste dal Puc sulla base degli interventi di riqualificazione dell’area, di realizzazione di fognature, di un bagno pubblico, di un migliore accesso al mare e del sentiero”. Tutti obiettivi che, secondo la consigliera Sacconi, “si potevano raggiungere anche senza realizzare delle piscine” e che non giustificano l’abbattimento di un edificio che aveva un valore testimoniale riconosciuto.
“È stato riqualificato”, ha risposto il sindaco tra le proteste del pubblico. “L’opera era autorizzata: potevano farlo”. La discussione è proseguita su alcuni tecnicismi e all’atto del voto la richiesta di annullamento è stata respinta con il voto compatto della maggioranza. Ma c’è da credere che la minoranza tornerà alla carica nelle prossime settimane con una nuova richiesta di sospensione, non portata avanti l’altra sera per l’assenza del funzionario competente.

Allo scoccare della terza ora di consiglio si è arrivati a parlar della ex scuola materna Ravecca, finita all’asta e aggiudicata ancora una volta a favore dei fratelli Paletti, titolari del Grand hotel di Porto Venere.
“Dopo la Crocetta, il frastaglio di Via Colonna e molti altri beni pubblici l’ex sindaco ha dimostrato il suo disgusto per cosa pubblica privando la popolazione di beni anche di fronte alla sollevazione popolare che ci fu per la ex scuola Ravecca. Ora capiamo il perché di quegli atteggiamenti e di quelle vendite su vendite, che peraltro non hanno mai risolto i problemi delle casse comunali”, ha spiegato ancora Sacconi, chiedendo anche in questo caso l’annullamento in autotutela dell’esito dell’asta.
“Ahimè, sono costretta a replicare come prima. La delibera è datata, ha più di un anno, e non posso annullarla. La convenzione con gli assegnatari non è stata ancora siglata, ma se gli imputati fossero assolti il Comune sarebbe esposto a un ricorso. Attendiamo gli esiti giudiziari: il bando, in sé, ha seguito un iter regolare”.
“Ho un concetto di iter regolare molto diverso – ha ribattuto Sacconi -. Appena la scuola venne inserita nel piano delle alienazioni io dissi al sindaco in questo consiglio comunale: “Ma con tutti questi ‘Paletti’, il bando non sarà troppo restrittivo?”. E quando uscì il testo vedemmo tutti chiaramente la questione della palestra, che doveva essere in centro per forza, non all’Ulivo, dove ne avrebbe potuto beneficiare la Borgata. Allora questi erano indizi, oggi sono prove. Siete stati presi in giro, prendete le distanze da tutto questo con atti concreti”.
Parole che hanno creato un po’ di confusione della maggioranza, che si è trovata a votare a favore di un emendamento alla mozione che riavvolgeva il nastro nel passato, ponendo un’ipotesi che non poteva essere considerata un impegno nei confronti dell’amministrazione.
A quel punto Sturlese e i suoi hanno chiesto una sospensione per confrontarsi al rientro dalla quale è stata tentata una nuova votazione, subito ricacciata indietro dalla minoranza.
“Tuttavia l’emendamento non ha fondamento giuridico”, ha chiarito il sindaco, mettendo in votazione la mozione: bocciata.

Diversa sorte è capitata alla mozione successiva, sul campo sportivo di Le Grazie. “Cozzani si interessò in prima persona per la presentazione del progetto privato su quell’area, facendo anche da tramite con l’Autorità di sistema portuale. E a quella proposta è stata legata la messa in sicurezza del Fosso dei Bacioni. La nostra richiesta – ha illustrato Sacconi – è che si ritiri la delibera e si faccia l’adeguamento idraulico a prescindere. L’iter è corretto, ma la questione è etica e morale, con la messa in sicurezza a valle della realizzazione di un progetto con interesse privato”.
Sulle prime, ancora una volta, il fatto che la delibera avesse più di un anno sembrava portare a un ennesimo naufragio della discussione. “La delibera è di aprile 2023: non si può annullare. La distanza dalla linea impostata dall’ex sindaco l’abbiamo già presa non portando avanti il progetto. Abbiamo scelto di non prendere l’area in concessione dall’Adsp ed è nostra intenzione affidare l’incarico a un tecnico per realizzare la messa in sicurezza del fosso”, ha detto il sindaco.
“Abbiamo ricevuto il tecnico del proponente e abbiamo preso una strada diversa – ha aggiunto Di Pelino -. Le persone del paese sono affezionate al campo, che è anche l’unica area aperta per installare un eventuale accampamento in caso di incidente nell’impianto di rigassificazione della Snam”.
Diversa l’opinione di Negro: “L’adeguamento idraulico serve solo per declassare la zona rossa e permettere ad un vostro sostenitore di fare una foresteria al posto della segheria, quindi per piacere non raccontate la bugia della messa in sicurezza. Perché l’investimento di un privato lo devono pagare le casse pubbliche?”.
Accuse respinte dalla prima cittadina: “E nell’interesse dei cittadini che hanno abitazioni in zona rossa”.
Nonostante tutto le parti non erano troppo distanti e l’accordo è stato trovato stralciando la richiesta di annullamento e limitando la mozione alla richiesta di emanare una nuova delibera che preveda l’adeguamento idraulico senza collegarlo a progetti di riqualificazione del campo sportivo. E così la mozione è stata votata all’unanimità dagli otto consiglieri di maggioranza e dai quattro dell’opposizione.

Voto separato e mozione non approvata, invece, per la richiesta di impegnare il sindaco e la giunta a costituirsi parte civile in caso di processo a carico dell’ex sindaco Cozzani.
“Ci sono come minimo un danno di immagine e un danno erariale, basti pensare che dalla ex scuola Ravecca non arriva il canone previsto perché è sotto sequestro. Costituirsi parte civile è un atto dovuto”, ha sostenuto Sacconi.
“Non c’è ancora un rinvio a giudizio. Se accadrà chi sarà sindaco avrà il dovere di costituirsi parte civile dopo aver valutato attentamente il danno subito. Non posso impegnarmi in qualcosa che oggi non sussiste”, ha risposto Sturlese, dando il “la” al voto contrario della maggioranza.

Stessa sorte, dopo 4 ore e 20 minuti di consiglio comunale, per la richiesta di annullamento della delibera di giunta con cui il Parco-Comune ha rinunciato al diritto di prelazione sul terreno in località Pozzale, alla Palmaria, acquistato poi dall’imprenditore Michele Denegri, titolare della Locanda San Pietro e finito tra gli indagati dell’inchiesta per turbativa d’asta insieme all’ex primo cittadino Cozzani.
“Anche in questo caso il lotto ricade in gran parte in un ambito di riqualificazione prioritaria, sulla quale il Parco non poteva esercitare il diritto di prelazione. Inoltre 2 milioni di euro da investire non li avremmo avuti”.

Dopo lo shock delle scorse settimane Porto Venere cerca di ripartire, con un passato di sospetti che sono finiti stampati nero su bianco in un’ordinanza di esecuzione di misure di custodia cautelare, un presente fatto di sequestri e pratiche bloccate e un futuro che sarà scandito dai tempi processuali. Di peggio, forse, non si poteva immaginare.

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