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Sprugoleria

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Il portus e la sua presenza nel Dna spezzino

Festa da ballo sulla Cumberland, ammiraglia della flotta Usa nel Mediterraneo

Quando avevo dieci anni (mamma mia, avevo era così tanto tempo fa che è meglio non ci pensi troppo) venni iniziato alla conoscenza del latino che non fu mai particolarmente approfondita anche se lo studio andò avanti a lungo.

Essendomi stato anticipato che i sostantivi che rientravano nel terzo gruppo dei cinque in cui si articola il lessico dei Padri, avrebbero costituito uno studio ostico, non ebbi difficoltà a superare i non pochi ostacoli. Le complicazioni le conobbi invece con il gruppo successivo che a dispetto delle assicurazioni ricevute che me lo facevano semplice, mi incuteva paura per la presenza nelle desinenze di tante U, vocale che notoriamente provoca timore e mette in soggezione.

Fortunatamente in un paio di situazioni il finale era in -ibus (finalmente una vocale serena e rappacificante). Tuttavia, siccome il genere umano è stato dannato alla sofferenza, per alcuni sostantivi (ovviamente da imparare a memoria) la desinenza poteva essere anche -ubus.

E uno di questi nomi è portus, vocabolo di cui non penso necessiti la traduzione.

Tutto questo è tornato alla mente appena saputo che a Sprugola City si sarebbe svolta una manifestazione intitolata De Portibus per parlare cominciando proprio qua della portualità mondiale. Letto e subito pensato che per il nome (vuol dire Sui porti) era stata scelta (meno male) la desinenza senza la vocale paurosa.

La manifestazione, che ha avuto un ottimo successo proiettando all’esterno una bell’immagine del Golfo e della sua ricettività, è stata impreziosita dalla presenza di politici nazionali e locali, autorità regionali e municipali, operatori del settore e una grande marea umana che ha affollato curiosa e interessata gli spazi dove il dibattito economico si mescolava con le manifestazioni artistiche.

Assente, purtroppo, per un brutto raffreddore che data la situazione metereologica è difficile dire se sia fuori stagione oppure no, non saprei dire se in qualche incontro si sia fatta la storia del porto.

Così, mi piace ricordare ora che l’impianto fu fortemente voluto dagli antenati avendo essi ben compreso che avere uno scalo efficiente e produttivo avrebbe consentito un indubbio salto di qualità per lo sviluppo economico del territorio. E la gente della Sprugola si batté a fondo per raggiungere questo obiettivo.

Insomma, il porto, comunque se ne giudichi la presenza, è parte integrante del nostro Dna, trasmessoci al pari dei caratteri genetici più personali, fin da quando a nutrirci era il cordone ombelicale: è la nostra insopprimibile eredità culturale.

Cerchiamo di preservarla al meglio e di non dilapidarla.

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