Sono passati più di quattro anni dall’operazione “Settimo comandamento” che portò allo smantellamento di un gruppo dedito a furti, rapine e truffe. Da quella maxi indagine vennero confiscati anche una serie di beni: fabbricati, terreni, disponibilità finanziarie, autovetture e camper. Due camper oggi a distanza di anni torneranno di pubblica utilità nelle mani della Croce rossa della Spezia. Il prossimo step poi prevederà l’assegnazione degli immobili ubicati nei comuni di Sarzana e Castelnuovo Magra con finalità istituzionali o sociali e quindi nell’interesse della collettività.
Questa mattina, nel piazzale della Caserma Salvo D’Acquisto l’Arma dei Carabinieri ha consegnato i mezzi all’associazione spezzina al termine di un particolare iter in base a quanto disposto dall'”Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”, al termine dell’attività d’indagine svolta dal Nucleo Investigativo e coordinata dall’Autorità giudiziaria spezzina.
Alla consegna dei camper erano presenti il Comandante provinciale colonnello Matteo Gabelloni il personale della Croce rossa italiana rappresentata dal presidente regionale Maurizio Biancaterra e una delegazione del Comitato della Spezia.
La data individuata ha un significato molto importante, precisa una nota dell’Arma, in quanto definita la giornata della legalità che si celebra il 23 maggio di ogni anno ed è volta a commemorare le vittime di tutte le mafie e in particolare ricorda la Strage di Capaci avvenuta il 23 maggio 1992, in cui morirono il magistrato antimafia Giovanni Falcone, la moglie, anch’essa magistrato, Francesca Morvillo e tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
L’operazione “Settimo comandamento”. Per diversi anni La Spezia fu teatro di delitti di natura predatoria: truffe e furti in abitazione che crearono particolare allarme sociale sia per il numero di eventi denunciati sia per le vittime colpite per lo più anziani, molto spesso soli o comunque incapaci di porre in essere alcuna difesa.
Nel 2019 il Nucleo investigativo cominciò l’indagine “Settimo comandamento” a seguito del quale vennero individuati i componenti di una famiglia sinti di origine piemontese, stabilitasi da diversi anni nella provincia della Spezia, ritenuti i principali responsabili dei reati predatori. L’attività investigativa, oltre al contrasto/repressione dei reati predatori, si concentratò sull’aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati da tali famiglie. L’aassociazione criminale venne disarticolata e furono emessi 19 provvedimenti restrittivi in carcere, il sequestro di refurtiva e materiale impiegato nell’attività delittuosa. In sede processuale gli indagati sono stati tutti quanti condannati con sentenza definitiva. Furono accertate anche le ingenti risorse patrimoniali: fabbricati, terreni, disponibilità finanziarie, autovetture e camper accumulati negli anni attraverso il profitto dell’illecita attività predatoria, con un’accurata attività di riscontro e documentazione – nell’ambito delle indagini di natura patrimoniale – riferita all’Autorità Giudiziaria, è stato possibile procedere alla confisca dei beni confermata anche dalla Corte di Cassazione.