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Seduta aperta dal presidente ad interim

Poli opposti in Consiglio regionale: volontà di proseguire e vicinanza a Toti contro richiesta di dimissioni e voto

Consiglio regionale ligure
Consiglio regionale, immagine di repertorio

Da un lato le opposizioni che chiedono (come già ieri chiarito nella lettera al presidente dell’assemblea Gianmarco Medusei) le dimissioni di Toti e nuove elezioni, dall’altro le forze di maggioranza e gli esponenti della giunta che esprimono vicinanza al presidente ora ai domiciliari e sospeso e sostegno al presidente facente funzioni Alessandro Piana e sottolineano la volontà di portare avanti la legislatura, rivendicando con convinzione l’operato di questi anni. Questo in estrema sintesi il dibattito, aperto dalle comunicazioni del presidente ad interim Piana, tenutosi oggi in Consiglio regionale, una seduta interamente collegata all’inchiesta che sta scuotendo la Liguria; dal pubblico, nella sessione della mattinata, l’esposizione di alcuni cartelli con scritto “Toti dimettiti”. Sul dibattito odierno sono poi tornare alcune forze politiche con delle note post seduta, di cui diamo conto qui di seguito.

“Siamo stati i primi a chiedere convintamente le dimissioni di Toti e anche oggi non arretriamo. Il presidente sospeso è ancora agli arresti domiciliari e non può governare la Regione. A lui e a tutta la sua maggioranza chiediamo un sussulto di dignità: l’XI Legislatura deve finire qui. È innegabile: quanto emerso e continua a emergere va oltre l’imbarazzante e porta al centro la questione morale. Se vogliamo che i cittadini ritrovino la fiducia nelle istituzioni, e soprattutto tornino a votare, spetta alla politica dimostrare di meritarsi quella fiducia”, così Fabio Tosi, capogruppo Movimento cinque stelle, riprendendo il suo intervento in aula. Per Tosi “gli inquirenti hanno scoperchiato un sistema di potere malato. Un sistema che denunciamo da anni in tutte le sedi, ricevendo in cambio insulti. Orgogliosamente possiamo ribadire: l’avevamo detto chiamando per nome e cognome tutte le pratiche poco trasparenti andate in porto in questi anni con il benestare di Toti e della sua giunta”. E conclude: “Abbiamo piena fiducia nella magistratura – noi sì –, che deve poter lavorare in totale serenità. Tuttavia, proprio per poter fare il proprio lavoro in questa fase più che delicata, appare sempre più evidente che la Liguria non può aspettare i tempi della giustizia. Toti si dimetta e si torni quanto prima alle urne”. Per il collega di gruppo Paolo Ugolini, “quanto emerso in questi giorni è senza precedenti: l’inchiesta ha certificato la crisi morale e istituzionale del centrodestra al potere in Liguria” e “le dimissioni di Toti sono vitali per riconquistare la fiducia dei cittadini e consentirebbero di avviare il rinnovamento dell’esecutivo”. Il pentastellato spezzino afferma infine che “se Toti davvero ama la Liguria, si dimetta al più presto per evitare che la Regione sia sporcata da ulteriori schizzi di fango, fango peraltro autoprodotto dalla stessa irricevibile condotta di chi ancora la amministra”.

“Ho trovato le ragioni giuridiche dei consiglieri e delle consigliere di maggioranza davvero poco fondate. Tutti i colleghi di maggioranza hanno ragionato sul garantismo, elemento che nessuno ha messo in discussione, nemmeno dall’opposizione – le parole di Gianni Pastorino, capogruppo di Linea Condivisa in Consiglio regionale -. Tutti i consiglieri e le consigliere di centrodestra hanno evitato invece di parlare del fallimento politico di questa giunta ma le dichiarazioni fatte in Consiglio regionale rimangono registrate e tutti si rimangeranno le parole tra qualche giorno quando saranno proprio i partiti nazionali che scaricheranno Toti”. Così poi Roberto Centi, consigliere spezzino della Lista Sansa, presidente della Commissione regionale antimafia, ripercorre in una nota quanto affermato nel dibattito consiliare: “Non è vero che il Paese si ferma se vengono meno coloro che hanno ricevuto un avviso di garanzia. L’Italia va avanti lo stesso, anzi meglio, io mi onoro di far parte dell’Italia maggioritaria che non è colpita da indagini e da avvisi di garanzia. Io sono sgomento da quello che è successo e sono sorpreso, perché tutto quello che potevamo pensare su questo sistema di potere è ben lontano da quello che sta emergendo. C’è un vulnus enorme della democrazia, e non riguarda solo le precedenti elezioni, ma voglio ricordare che le nostre risorse a disposizione rispetto alla corazzata Toti erano infime; Ferruccio Sansa nelle elezioni regionali del 2020 ha speso 50 mila euro di fronte alle centinaia di migliaia di euro di Toti. Non abbiamo certamente combattuto ad armi pari. Questa vicenda fa male a tutti, perché le persone diranno che la politica fa schifo e allora avremo le tifoserie che andranno a votare e la gente normale si rifugerà nell’astensionismo. C’è stato un vero e proprio corto circuito di interessi che ha coinvolto la politica, l’imprenditoria, istituzioni come l’Autorità portuale di Genova; commerci di voti anche contigui alla mafia. Il Consiglio regionale è stato completamente svuotato della sua funzione di controllo, ridotto spesso ad un votificio secondo prescrizioni del presidente Toti”. Prosegue il consigliere Centi: “Sul Comune di Porto Venere in questi anni ho presentato dodici interrogazioni che molto hanno a che fare con l’inchiesta in corso. Uno stralcio di una: chiedevo come mai la scuola elementare di Porto Venere fosse finita ai fratelli Paletti del Grand Hotel; la cosa mi incuriosiva e mi preoccupava, e la Regione rispondeva che non aveva alcuna competenza in materia. Ma il sindaco di Porto Venere era il capo di gabinetto di Toti! Il sindaco Cozzani doveva ben sapere. Possibile che a nessuno sia venuto in mente che quella vicenda poteva diventare una parte di una ben più ampia con l’esito che conosciamo?”. Da Centi poi considerazioni su finanziamento pubblico ai partiti e garantismo: “Sulla parola garantismo – scrive l’esponente dell’opposizione – si sta facendo una grande operazione ipocrita. Il garantismo non è la garanzia di impunità, non si può sentire che bisogna aspettare il terzo grado di giudizio per decidere se una persona è colpevole o no. Ci sono questioni di opportunità politica, non possiamo aspettare dieci anni, il destino politico della Regione Liguria va affrontato ora”. E si dichiara “favorevole al finanziamento pubblico dei partiti, fatto in maniera seria, trasparente e democratica”. Centi si associa infine “alla richiesta di dimissioni del presidente Toti” e afferma che “come presidente della Commissione antimafia mi adopererò per lo studio di leggi e provvedimenti futuri che traccino una linea di condotta per quanto riguarda le questioni di lobbing, conflitto di interessi e trasparenza”.

A margine della seduta ecco anche, fronte maggioranza, un intervento di Alessandro Bozzano, capogruppo della Lista Toti, a nome di tutti i consiglieri del gruppo. “Il consiglio regionale di oggi ha confermato l’importanza che la giunta, guidata dal presidente facente funzione Alessandro Piana, prosegua il lavoro in attesa del ritorno del presidente Giovanni Toti – così Bozzzano, intervenuto anche in aula -. Un messaggio straordinario di compattezza arrivato da tutti i consiglieri e da tutti gli esponenti della giunta stessa, decisi a dare risposte concrete alle esigenze della Liguria. Il dibattito in aula ha dimostrato come anche l’opposizione, dopo una mattinata di confronto e di dialettica civile, abbia solo saputo scatenare una triste polemica su una questione procedurale (peraltro annunciata e condivisa) per infiammare e buttare in caciara il lavoro dell’aula (il riferimento è alla possibilità di intervenire concessa agli assessori, ndr). E’ stata forse questa la più plastica rappresentazione della scarsità delle motivazioni di chi ha chiesto le dimissioni del presidente Toti. Richiesta che suona solo come il tentativo di rivincita dopo la pesante sconfitta subita e ancor più dopo che l’attività di governo del centrodestra in Liguria ha dimostrato, con la forza dei risultati, la buona scelta dei liguri. Maggioranza e giunta oggi hanno proprio ribadito di voler continuare a perseguire quei risultati. Che sono l’unico, vero interesse dei liguri”. E il presidente ad interim Alessandro Piana in una nota osserva che “la maggioranza è compatta, decisa a portare avanti il lavoro e gli impegni presi. Bloccare opere che rappresentano un’occasione storica di sviluppo per la regione e l’Italia sarebbe un autogol clamoroso per qualsiasi parte politica. Consentiranno alla Liguria di superare i limiti strutturali del suo territorio. E’ impensabile in un Paese libero e democratico lasciare tutto in sospeso, senza dimenticare che per la nostra Costituzione vige la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Mi pare che la minoranza con un discussione molto pacata non ci chieda una dimissione, ma di scappare. Noi non scapperemo per rispetto dei liguri tutti, del presidente e degli inquirenti”. Piana aggiunge poi che ” i risultati della giunta sono innegabili, parlano i dati. Dal 2021 il pil pro capite ligure è costantemente cresciuto superando la media nazionale e ponendo la Liguria al secondo posto per incremento. Siamo tra le prime cinque regioni d’Italia per crescita dell’occupazione oltre ai ben noti risultati record per il turismo. La crescita non lascia indietro nessuno, basti citare ad esempio le risorse stanziate per gli asili nido e gli sconti sui trasporti pubblici. Costante l’attenzione all’ambiente, proprio oggi registriamo la riconferma della Liguria ai vertici della classifica sulle bandiere blu”.

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