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Con due tecnologie a confronto

In Liguria individuate cinque aree potenzialmente idonee per impianti di chiusura del ciclo dei rifiuti. Pd: “Regione racconta l’ennesima favola”

La discarica di Scarpino a Genova

Sono cinque le aree ritenute potenzialmente idonee e due le tecnologie messe a confronto – ‘waste to chemical’ attraverso cui produrre ‘green fuels’ come idrogeno e metanolo da impiegare in distretti verdi oppure di valorizzazione energetica – per la realizzazione futura dell’impianto di chiusura del ciclo dei rifiuti in Liguria. Questo il risultato dello studio eseguito dal Rina su incarico dell’Agenzia regionale ligure per i rifiuti – Arlir. Intanto il Comune di Genova, tramite Amiu, ha manifestato la propria disponibilità per iniziare il percorso finalizzato alla realizzazione dell’impianto sul proprio territorio, in località Scarpino.

La ricerca è stata commissionata dall’Agenzia per effettuare sia una comparazione delle tipologie di impianti di chiusura del ciclo previste nel Piano regionale (impianto riciclo chimico o impianto termico) per individuare la soluzione tecnologica più idonea sotto il profilo tecnico, ambientale ed economico, sia un’analisi ‘applicativa’ dei criteri di localizzazione di impianti di chiusura del ciclo come definiti dal nuovo Piano regionale e dal Comitato d’Ambito per individuare macroaree potenzialmente idonee che presentino una maggiore vocazione morfologica/infrastrutturale: Valpolcevera-Scarpino; Valle Scrivia; zona Cairo Montenotte; zona Cengio; zona Vado Ligure.
Per quanto riguarda le tecnologie, impianto a riciclo chimico oppure impianto termico, sono state analizzate in modo comparativo, tenendo conto ad esempio, della ricognizione delle best practice nazionali e internazionali del trattamento e controllo delle emissioni/cattura Co2; dell’ottimizzazione e di possibili sinergie con gli altri impianti di trattamento già presenti sul territorio.

“Con oggi programmiamo in via definitiva, come avevamo detto attraverso il nuovo Piano approvato dal Consiglio regionale e l’Agenzia, la chiusura del ciclo dei rifiuti, consentendo alla Liguria di diventare autosuffficiente – dichiara il presidente della Regione Liguria -. Agli impianti biodigestori di Cairo e di Saliceti, quest’ultimo finalmente in costruzione, si aggiungerà, grazie al lavoro dell’Agenzia e allo studio del Rina, anche l’impianto per la parte residua di indifferenziata ovvero un impianto waste to chemical per la trasformazione del rifiuto in energia o un termovalorizzatore, come quello che verrà costruito a Roma o come quelli già esistenti ad esempio in Lombardia. In questo modo i rifiuti potranno essere trattati sul territorio ligure in modo sicuro, efficace, efficiente e moderno oltre che ambientalmente sostenibile. Il Rina ha fatto uno studio per individuare una serie di luoghi potenzialmente idonei e il Comune di Genova ha già avanzato la propria disponibilità, proponendosi per realizzare l’impianto a Scarpino. Oggi comincia il percorso per avvicinarci al traguardo: la stima sui tempi è molto difficile ma credo servirà qualche anno, immaginando che nel giro di un anno e mezzo si possa arrivare all’individuazione puntuale del luogo, della tipologia di impianto e dell’interlocutore tecnico proponente. Serve una capacità di visione d’insieme – conclude il governatore – che coinvolga tutti gli enti, secondo quello che indicano le normative comunitarie, garantendo anche percorsi virtuosi che portino a diminuire il costo delle procedure e quindi a gravare meno sulle bollette dei cittadini”.

Per il Sindaco di Genova e l’assessore all’Ambiente e ai Rifiuti del Comune, che ha avanzato la propria disponibilità, “oggi per la Liguria è una giornata storica. Iniziamo un percorso che permetterà di mettere la parola ‘fine’ al conferimento della spazzatura in discarica o fuori regione. Genova è pronta a fare la sua parte, ritenendo idoneo il sito di Scarpino come area per sviluppare un progetto per un impianto di chiusura del ciclo dei rifiuti. Una struttura che terrà conto dei principi di sostenibilità ambientale ed economica e che sarà compatibile e complementare con l’impianto di Trattamento Meccanico Biologico in fase di realizzazione sempre a Scarpino. L’intera area sarà al centro di un grande progetto di valorizzazione per diventare un sito dell’energia e dell’economia circolare”.

“Con il nuovo piano regionale, approvato poco meno di due anni fa, e la nascita dell’Agenzia, braccio operativo essenziale per dare concretezza a quel Piano – aggiunge l’assessore all’Ambiente e al Ciclo dei Rifiuti della Regione Liguria – ci siamo posti l’obiettivo della chiusura del ciclo dei rifiuti, impensabile fino al 2015. Da allora abbiamo fatto importanti passi avanti e grazie al grande lavoro svolto, soprattutto per aumentare la raccolta differenziata, passata dal 38,63% di otto anni fa a circa il 60% del 2023, non solo questo obiettivo è realizzabile ma a portata di mano. Voglio ringraziare l’Agenzia per questo studio che sarà la base, il punto di partenza di una futura manifestazione di interesse o ricerca di mercato in modo da garantire che l’impianto sia realizzato nel luogo più idoneo e con le migliori tecnologie, sempre d’intesa con gli enti interessati. L’obiettivo è rendere lo smaltimento in discarica uno strumento sempre più residuale, minimizzando gli impatti ambientali e soprattutto ottimizzando i costi della Tari per i cittadini, che è un nostro obiettivo fondamentale”.

“Quella condotta dal Rina è un’analisi tecnico scientifica con l’obiettivo di dare uno strumento in grado di esplicitare in modo concreto quanto indicato nelle linee di indirizzo del piano regionale dei rifiuti – osserva il commissario dell’Agenzia regionale per i rifiuti Monica Giuliano – un’analisi delle migliori tecnologie applicate alle due tipologie d’impianto di chiusura del ciclo rifiuti e una prima indagine sulle macro aree idonee. È uno dei primi obiettivi raggiunti dall’Agenzia sulla pianificazione futura: si individuano le aree idonee per la chiusura del ciclo, tenendo conto di tutti gli aspetti premianti o meno del Piano regionale. È uno strumento aperto, a disposizione di tutti i player che vorranno presentare proposte valutative per la chiusura del ciclo”.

Annuncio quello della Regione a cui fa seguito l’intervento dei consiglieri del Partito Democratico Natale e Arboscello:“La Regione racconta l’ennesima favola. Di quanto presentato sulla chiusura del ciclo dei rifiuti in Liguria di definitivo non c’è nulla, ma solo un ulteriore progetto sbandierato come realizzato che però non si sa con certezza né dove sorgerà; né che tecnologia userà, se waste chemical o termovalorizzatore; né la capacità, se per 200mila o 250mila tonnellate. Quindi, altro che programmazione definitiva, qui siamo ancora prima della prima pietra. Le dichiarazioni rilasciate dal Presidente Toti, dall’assessore Giampedrone e dal Sindaco Bucci ricordano quelle pronunciate nel 2021 durante la posa della prima pietra del Tmb a Scarpino, che doveva essere finito nel 2022, ma che stiamo ancora aspettando. Perché dopo la prima pietra, la seconda e la terza hanno iniziato a cedere. Abbiamo assistito all’ennesima autocelebrazione per giustificare l’esistenza di un’Agenzia dei rifiuti che serve per pagare solo il suo commissario e in un anno e mezzo di ciò che è chiamata a occuparsi – dalle gare per l’affidamento degli impianti all’analisi del fabbisogno per lo smaltimento, fino al programma degli interventi – non ha realizzato nulla. Ha solo commissionato uno studio, atto che fra l’altro non è tra i suoi compiti.

Degli impianti previsti dal Piano regionale dei rifiuti non c’è traccia, tutti quelli menzionati da Toti o erano già stati progettati prima, come quello di Cairo, o sono ancora oggetto di valutazione da parte delle autorità di controllo, come quello di Saliceti. Nel frattempo il biodigestore di Genova previsto dalla pianificazione regionale è uscito dai radar, non se ne parla più. In altre parole, avevamo ragione noi quando dicevamo che la pianificazione degli impianti dei rifiuti approvata dalla Giunta Toti non è rispettata nemmeno dalla Giunta stessa. Rimane poi il nodo delle aeree indicate dallo studio di Rina: mentre il Comune di Genova e Amiu erano a conoscenza di questo studio, le amministrazioni savonesi sono state coinvolte? Oppure ancora una volta si passa sopra le loro teste? Con quale logica sono state valutate come idonee le zone della Vallescrivia, di Cengio, di Cairo o Vado? Sono siti caratterizzati da diverse problematiche ambientali. Quali sono le basi scientifiche? A Vado oltre al rigassificatore si vuol portare anche un termovalorizzatore?

Consigliamo a Toti e alla sua giunta di chiedere sì una consulenza, ma a una casa editrice, per scrivere meglio le favole, perché i racconti scritti finora sul ciclo dei rifiuti sono storie poco credibili e mai a lieto fine.

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