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"ma chiudere alisa non è più tabù"

Manovra da 63 milioni per ripianare disavanzo Asl, opposizioni: “Tagli a sanità ma non un euro in meno su comunicazione”

La minoranza occupa il Consiglio regionale
Esponenti dell'opposizione in Consiglio regionale, foto di archivio

Con 18 voti a favore (maggioranza) e 12 contrari il Consiglio regionale ha oggi approvato il Disegno di legge 176: I variazione al Bilancio di previsione della Regione Liguria per gli anni finanziari 2024 – 2026. Il provvedimento interviene in seguito ai risultati del monitoraggio trimestrale, che ha registrato una situazione di squilibrio delle aziende sanitarie. La misura complessiva ammonta a 63,6 milioni di euro. Le opposizioni hanno manifestato in aula la loro contrarietà, poi ribadita in una serie di interventi diffusi a margine della seduta.

“Questa manovra di bilancio straordinaria, che toglie 63 milioni di euro dal bilancio corrente per riequilibrare i conti della sanità ligure – su un bilancio 2024-2026 approvato solo pochi mesi fa – certifica il fallimento del modello di governance sanitaria della Giunta Toti – così in una nota per il Pd il capogruppo Luca Garibaldi, relatore di minoranza per i Dem, ed Enrico Ioculano, vice presidente della Commissione Bilancio -. È la dimostrazione della fine della narrazione del Presidente e del ‘va tutto bene’. Di fronte a un disavanzo di queste dimensioni, il doppio rispetto a quello dell’anno precedente, si impone l’azzeramento del modello di sanità proposto da Toti in questi otto anni. Un modello fatto di privatizzazioni, tagli ai servizi, scelte scellerate che hanno condotto la sanità pubblica al disastro, aumentando fughe, liste d’attesa e numero di persone che rinunciano a curarsi o che possono farlo solo pagando. Lo spezzatino di funzioni messo in atto da questa giunta nella gestione della sanità va ricondotto a un ordine, a partire dalla chiusura di Alisa. Azzerare Alisa vuol dire azzerare il castello di carta e scatole costruite attorno alla sanità. Un carrozzone inutile da 400 milioni di euro che non è stato in grado di gestire il sistema sanitario ligure”. Proseguono i due consiglieri Pd: “Oggi Toti ripiana il buco di bilancio togliendo 35,5 milioni di euro al fondo sanitario per la garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza; oltre un milione alla scuola; quattro milioni all’agricoltura e al commercio. Non un euro in meno per la comunicazione, non un euro in meno per la promozione. 63 milioni di euro ripianati con 35 milioni di euro di tagli in sanità e un taglio di oltre 18 milioni di euro per la prossima programmazione comunitaria e 10 milioni di euro tolti dal Fondo Strategico Regionale, per progetti destinati ai Comuni. Con 35 milioni di euro si sarebbe potuto assumere personale, garantire servizi sanitari e territoriali, acquistare macchinari, rafforzare i consultori, le guardie mediche, l’integrazione socio sanitaria. Invece la Giunta ha deciso di toglierli alla Sanità per sanare un buco conseguenza di sue scelte sbagliate”. E in un successivo intervento Garibaldi afferma che “anche la maggioranza di centrodestra riconosce la debolezza di Alisa e accoglie la richiesta di portare l’ordine del giorno che ne chiede la chiusura in discussione in Commissione Sanità. Il modello di gestione della Sanità di Toti ormai é indifendibile e ci sono dubbi anche in maggioranza. La chiusura di Alisa, di fronte a questo disastro, non è più un tabù neppure per la maggioranza”

Sempre fronte Partito democratico, è per il segretario ligure nonché consigliere regionale Davide Natale e per la responsabile Sanità Pd Liguria Katia Piccardo “la variazione di bilancio discussa oggi in consiglio regionale è la rappresentazione plastica del fallimento delle politiche sanitarie della Regione”; per Natale e Piccardo “i 63 milioni di euro di disavanzo incideranno pesantemente sul futuro della Liguria” e accusano: “La giunta in questa manovra non solo non tiene conto del bisogno di cura dei cittadini, tagliando 36 milioni dai Livelli essenziali di assistenza, ma non tiene conto neanche di quanto hanno chiesto i Comuni sulla necessità che le risorse tagliate vengano nuovamente ripristinate. Con questa manovra oggi la giunta Toti non ha depotenziato solo la sanità ma anche la scuola, l’agricoltura, il commercio e i Comuni. Semplicemente un disastro”.

“Rispetto al 2022 il disavanzo è cresciuto: la cosa più preoccupante è che la Giunta prende soldi da altri fondi – osserva in una nota il consigliere regionale Pippo Rossetti, esponente di Azione -, ad esempio riduce la capacità di spesa dei fondi europei togliendo la propria quota, e non dà nessuna risposta su quali siano le manovre in sanità per consentire il mantenimento delle prestazioni spendendo di meno. Serve un processo di riorganizzazione che riguarda Alisa – che costa 29 milioni e non mette neanche un cerotto – e tutti gli strumenti di governance che costano 20-30 milioni di euro, soldi che vengono meno alle prestazioni sanitarie. Non ci sono manovre per selezionare meglio le mission degli ospedali, non ci sono manovre per sviluppare la sanità territoriale. Faremo ospedali e case di comunità ma non sappiamo come li gestiremo e soprattutto come si riorganizzano i servizi territoriali. Non è solo il disavanzo che pesa e riduce prestazioni pubbliche e private ma è anche la mancanza di visione, di una progettualità della Giunta Toti che ci preoccupa molto”.

Di una manovra “che toglie 63 milioni di euro dal bilancio corrente per ripianare i buchi nella sanità creati in 9 anni dalle giunte Toti” e “che aumenta ancora di più gli squilibri territoriali tra le diverse Asl, visto che il debito da ripianare è concentrato quasi tutto su Genova e che verrà coperto da tutta Liguria” parla poi il consigliere regionale spezzino Roberto Centi, Lista Sansa. “La giunta Toti promuove a gran voce i modelli del ‘Gaslini diffuso’ e del ‘San Martino diffuso’ – prosegue la nota di Centi -, ma in realtà, oltre ai casi delle indiscutibili eccellenze mediche, di diffusi ci sono soprattutto i loro debiti: più di 38 milioni di euro il San Martino, e oltre 2 milioni il Gaslini. Nella assegnazione dei budget la Regione dovrebbe tener conto degli ambiti territoriali, per evitare di aumentare quelli squilibri che, insieme ai tagli e al ricorso ai privati, stanno già distruggendo la sanità pubblica ligure e in particolare quella di alcune Asl laterali”. Il consigliere è “convinto che la prima azione da fare sia chiudere Alisa, una struttura che pesa per 420 milioni di euro l’anno e che non ha fino a qui rispettato gli obiettivi di reale pianificazione e di gestione della sanità ligure. Ci sono poi altre spese ‘fuori controllo’: 25 milioni di euro spesi dalle Asl e da Alisa per consulenze ‘non sanitarie’, oppure i 10 milioni di euro usati nel 2024 per pagare i medici a gettone”. E conclude: “Le voci extrasanitarie colpite dai tagli del centrodestra dimostrano ancora una volta le priorità che questa la giunta Toti ha nella gestione della Regione: nessun taglio alle spese del suo assessorato, nessun taglio ai milioni di euro spesi in comunicazione, nessun taglio al turismo e ad altri settori considerati ‘strategici’. Viceversa si è proceduto senza troppi problemi a tagliare i fondi per i Livelli essenziali di assistenza, per il diritto allo studio, per la formazione professionale, per l’agricoltura e per le piccole imprese. Noi, e tutte le forze di opposizione, siamo convinti che si debba partire dalla chiusura di Alisa, della struttura di missione, della cabina di regia, dalla riduzione del 50% delle consulenze e degli studi e dal taglio degli acquisti di carattere sanitario da parte di Liguria Digitale. Tutte queste richieste le abbiamo concentrate anche in un ordine del giorno comune”.

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