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Il tema affrontato in commissione

Piano antenne, l’iter prosegue spedito. Casati: “Dobbiamo fissare i criteri al più presto: ci sono già nove richieste in corso”

La tavola con i siti disponibili per l'installazione di antenne per la telefonia mobile alla Spezia

Il Comune ha fretta di approvare il Piano e il regolamento antenne per la telefonia mobile, anche perché al momento vige un regime normativo confuso e impalpabile, che consente, di fatto, alle compagnie telefoniche di installare i ripetitori di segnale praticamente ovunque. Lo ha ben spiegato ieri pomeriggio l’assessore comunale all’Ambiente Kritsopher Casati nel corso della commissione consiliare richiesta dal Partito democratico.
Un quadro che è ben più che ipotetico, come dimostrano le nove pratiche presentate negli ultimi mesi e che con ogni probabilità non attenderanno l’entrata in vigore del regolamento e del piano che stanno affrontando l’iter di approvazione e per i quali l’amministrazione si è rivolta a Leganet, azienda leader del settore nel panorama italiano.

L’assessore ha spiegato che la pratica sarebbe approdata comunque in commissione, visto che dopo la fase delle osservazioni, che si concluderà il 19 marzo, ci sarà il momento delle valutazioni e delle eventuali controdeduzioni per le richieste bocciate, cui seguirà una relazione propedeutica all’assoggettabilità a Vas, l’approvazione in giunta, l’approfondimento in commissione e, infine, l’invio della pratica al consiglio comunale.
“Il Piano antenne comunale è del 1999, modificato nel 2005. Anche i gestori sono cambiati, nel frattempo, e ogni volta che ne arriva uno  nuovo non prende nemmeno in visione il piano. Per questo – ha illustrato Casati – abbiamo deciso di dotare la città di un nuovo regolamento, che metta fornisca criteri precisi: abbiamo interpellato i gestori attuali e sulla base delle loro richieste tecniche per la copertura del territorio abbiamo individuato 21 punti di possibile collocazione delle antenne, 17 pubblici e 4 privati. Abbiamo stilato anche una mappa dei siti sensibili, dai quali bisogna stare distanti almeno 75 metri, e siti semisensibili, sui quali non si possono collocare i ripetitori”.
Oggi, come ha spiegato l’assessore, ci sono 135 antenne sul territorio comunale e negli anni si è assistito a diverse battagli tra privati per accaparrarsi i ripetitori, visto che vengono pagati canoni che vanno dai 10mila ai 14mila euro all’anno.
“Sulla base delle indicazioni delle compagnie rispetto alle zone di mancata copertura, abbiamo cercato lastrici solari, per non avere nuove strutture che si innalzano per metri e metri, e abbiamo cercato siti pubblici per limitare le diatribe tra privati, sia da parte di chi vuole le antenne per questioni economiche sia di chi non le vuole, per timori o perché portano alla svalutazione degli immobili. Però non odbbiamo dimenticare che i gestori hanno l’obbligo di rispettare i bandi pubblici per la copertura del territorio con rete telefonica, anche finanziati con fondi Pnrr. Per farlo sino a oggi bastava che buttassero la palla fuori dal campo, con il nuovo piano dovranno fare gol, rispettare determinati paletti. Oggi abbiamo nove richieste che non rientreranno nel piano e per questo a maggior ragione non vogliamo allungare i tempi: dobbiamo correre per mettere un punto e dare noi i criteri da seguire. La distanza minima dai siti sensibili è stata decisa in base al principio di precauzione ma anche dei ricorsi vinti delle compagnie telefoniche negli anni. Le antenne emettono onde per 6 volt/metro, che è un valore molto basso: non c’è un problema di emissioni. Il limite stabilito dall’Ue è di 61 v/m, ben dieci volte tanto. Ci siamo documentato con studio della Fondazione Veronesi e uno condotto da Inail e su un treno le onde emesse dai telefonini che rimangono intrappolate nel convoglio sono di 100 v/m”.

La parola è passata ai consiglieri, che hanno posto domande e quesiti, in un clima di rara serenità e collaborazione, di cui si è rallegrato anche il presidente di commissione Matteo Basso.
Giorgia Lombardi, di Leali a Spezia, ha sottolineato come Anci avesse dato indicazione di presentare i piani alla popolazione e ha chiesto la possibilità di svolgere ulteriori commissioni per ascoltare le associazioni e di valutare il rischio sanitario connesso con l’inquinamento elettromagnetico presente in città, vista la presenza di ormai numerosissime fonti di onde.
Fabio Cenerini, del gruppo misto di maggioranza, ha chiesto delucidazioni sulla situazione nei pressi dell’antenna collocata nelle pertinenze della chiesa della Madonna della neve, che ha suscitato molti timori e proteste da parte di alcuni cittadini.
“Ho incontrato i cittadini e ho spiegato loro che quell’antenna è presente dal 2000: non è una nuova installazione e non ha niente a che fare col piano che stiamo per varare: è una sostituzione dell’impianto già esistente”.
Il consigliere dem Dino Falugiani ha supportato le richieste della collega di opposizione, chiedendo una proroga dei termini per la presentazione delle osservazioni e ha domandato cosa accada nei casi, non rari, in cui un’antenna sia già collocata nei pressi di un sito sensibile o su uno semisensibile. “Sulle scuole di Gaggiola ce n’è una in facciata. Per il principio di precauzione sarebbe opportuno farla spostare…”, ha sostenuto. “Purtroppo – ha subito spiegato Casati – sino a quando non scade il titolo edilizio vige la legge precedente all’installazione e le compagnie devono poter aver garantita la triangolazione nell’arco di 750 metri”.
Falugiani ha domandato anche perché nel regolamento sia scritto che le compagnie devono scegliere “preferibilmente” uno dei 21 punti indicati dal Comune, tema ripreso dal collega Pd Andrea Montefiori, che ha aggiunto: “Per quel che riguarda gli impianti esistenti in zone sensibili la giunta potrebbe avanzare dopo l’approvazione del piano una serie di proposte di ricollocazione, magari proponendo canoni più bassi alle compagnie che accettano. E inoltre ritengo sia da approfondire la parte delle giustificazione che i gestori devono fornire se scelgono altri siti, così come quella dei monitoraggi a campione”.

Il leghista Lorenzo Viviani si è detto soddisfatto per l’iter del piano che “fornisce le armi necessarie per interfacciarsi con le esigenze dei gestori dando indicazioni decise dal pubblico e limitando il business nelle mani dei privati, con il Comune che si limita a prendere atto di decisioni che sono comunque consentite dalla legge. Concordo sull’urgenza di approvare il piano: bisogna velocizzare perché siamo scoperti. Comunque – ha aggiunto – anche se non si allungano i tempi per le osservazioni il dibattito non si chiude, avremo tempo per un ciclo di audizioni sulla bozza di delibera. Anche io sono molto attento al tema dell’inquinamento elettromagnetico, ma i gestori devono per legge garantire degli comunque dare standard e Spezia non può essere un buco nero: a tutti noi serve che ci sia una copertura sufficiente”.
Concetti ripresi dal presidente Basso, che ha formalmente motivato la sua posizione contraria alla convocazioni di altre sedute prima della chiusura del termine per le osservazioni, che avrebbe richiesto necessariamente una proroga. “Oggi siamo in regime di deregulation, per quello è necessario correre. E siccome non possiamo stravolgere la normativa sull’installazione degli impianti, la cosa migliore da fare è affrettarsi”.
Il tema ha portato anche la consigliera della lista Toti Barbara Pettinati a intervenire, sostenendo la richiesta di proporre spostamenti nei casi in cui gli impianti siano in siti sensibili.

Infine Casati, rispondendo a Falugiani, ha spiegato che il termine “preferibilmente” è stato utilizzato su consiglio dei legali “perché il Comune non può imporre. Comunque le compagnie, che hanno collaborato con noi alla mappatura, dovranno giustificare la loro decisione, rimanere nei dintorni del punto indicato e condividere con noi quello alternativo”.
Rispetto alle nove autorizzazioni già in conferenza di servizi che andranno in deroga al piano è stato chiarito che non ci sono strumenti per fermare o rallentare le pratiche. “Nemmeno Asl o il sindaco possono imporre uno stop: ci sarebbe un ricorso al Tar e sarebbe facilmente vinto dai gestori”, ha spiegato Basso. Mentre Casati ha aggiunto: “Non ci sono evidenze di tipo sanitario sulle quali fare leva. Anzi, a livello nazionale si sta ragionando da tempo di alzare il limite di 6 volt per metro a 15…”.

I lavori si sono conclusi con la promessa di aggiornarsi dopo l’analisi delle osservazioni che saranno presentate, con la possibilità paventata dall’opposizione di proporre eventuali emendamenti al testo del regolamento o alla delibera.

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